Voto di fiducia, è caccia all'ultimo voto

Politica
Il governo alla Camera

Il Pdl è sicuro di confermare la propria maggioranza, ma non si placano i malumori nel partito e nella maggioranza. Flavio Tosi: "Berlusconi si faccia da parte", mentre la deputata Pdl Destro annuncia che si asterrà

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Nel Pdl continuano ad esserci i timori sui numeri in vista del voto di fiducia, ma Silvio Berlusconi dovrebbe riuscire a farcela. Secondo i conti del partito di via dell'Umiltà si dovrebbe arrivare non sotto i 316. Dovrebbero dire sì anche i Responsabili (resta incerto Sardelli). Roberto Antonione è stato invitato dallo stesso Scajola ad essere presente al voto. Molti deputati del Pdl, in realtà, sono in continuo contatto con Pier Ferdinando Casini. Il progetto dei 'frondisti' prevederebbe Gianni Letta premier e Berlusconi regista di un'operazione di ricostruzione del centrodestra allargato all'Udc. Tuttavia il premier nel suo discorso alla Camera giovedì 13 ottobre è stato chiaro: se si cade c'è solo il voto. Un messaggio, riferisce chi gli ha parlato, a chi trama alle sue spalle. O con me o contro di me, è il ragionamento del Cavaliere.

Intanto però non si placano i malumori interni sia alla maggioranza che al Pdl stesso. Dalle pagine del Corriere della Sera, Giustina Mistrello Destro, ex sindaco di Padova e deputata Pdl in area scajolana, fa sapere che non voterà la fiducia al governo. "Non andrò a votare e lo dico con grande dolore - spiega - Non posso permettere che il mio paese venga trattato così, non si può più aspettare". "Io a Berlusconi voglio bene - racconta la deputata veneta - ma qui si tratta di mantenere la fedeltà al Paese." Duri anche gli articoli dei commentatori del quotidiano di Via Solferino. Pier Luigi Battista scrive che il discorso del premier, di fronte a un'aula semivuota, è stato lo specchio di una paura paralizzante. Elusivo sui malumori che attraversano le velleità dei frondisti, scrive il giornalista, il suo unico obiettivo è stato placare gli alleati. E anche secondo Massimo Franco la fiducia resta il risultato più probabile, ma l'ombra della crisi resta.

Sulla stessa lunghezza d'onda Santo Versace, che da La Stampa,  sostiene: "Non voto la fiducia", che sul discorso del premier Berlusconi alla Camera osserva: "a parlare siamo tutti bravi, a fare il libro dei sogni o dei desideri. Il fatto è che mentre nella vita le parole sono pietre, nella politica sono aria fritta". "Dov'è - chiede Versace - lo sfoltimento della burocrazia? Dove la diminuzione della pressione fiscale? La minor spesa pubblica? O questo governo funziona o ce ne vuole un altro".

Ancora più duro Flavio Tosi, sindaco leghista di Verona e notoriamente uno dei colonnelli di Roberto Maroni, che dalle pagine di Repubblica invita il premier a fare un passo indietro.  "Berlusconi si faccia da parte, ci vuole un nuovo governo, con una maggioranza più solida". E incalza: "Più passa il tempo e più mi convinco che Berlusconi non sia in grado di mantenere le scadenze prefissati e gli impegni concordati". Tosi pensa a "una maggioranza non diversa, ma più ampia di quella attuale" con a capo "Alfano o Maroni" così da rendere possibile "il dialogo per allargare la compagine di governo". Perché è Berlusconi "l'ostacolo che impedisce ogni dialogo con i potenziali interlocutori" per pensare ai "problemi veri del Paese". Per Tosi il governo incasserà la fiducia ma "il malumore è crescente" e il premier "dovrebbe fare un passo indietro" perché "è impossibile vivacchiare fino al 2013". A impedirlo, è l'analisi di Tosi, "sono l'Europa, i mercati, la Bce, i cittadini".

Di tutt'altro tono l'apertura de Il Fatto Quotidiano, che riprende la storia, rilanciata recentemente da un'intervista di Gigi Moncalvo, secondo cui nel 2001 Silvio Berlusconi, attraverso il versamento di due miliardi di lire, aiutò la Lega Nord, in crisi finanzaria, ottenendo in cambio il possesso la proprietà dei simboli del Carroccio. Il giornale diretto da Antonio Padella sarebbe in possesso del documento bancario che proverebbe il passaggio di denaro dalla Banca di Roma al partito di Bossi, grazie a una fideussione firmata da Silvio Berlusconi.

A sostegno della maggioranza interviene su Il Giornale Renato Brunetta. In un articolo dal titolo "I silenzi sul Nobel che promuove l'Italia", il ministro ricorda come "il  premio Nobel per l'economia Paul Krugman e il capo economista di Unicredit Erik Nielsen hanno analizzato lo stato di salute dell'economia italiana e del Regno Unito, facendo riferimento ai  debiti aggregati (sovrano più privato), al livello delle rispettive  posizioni nette sull'estero e alle politiche di bilancio. Sorpresa, il giudizio è a favore del nostro Paese." Il ministro della Pubblica amministrazione conclude che "in riferimento a questi  parametri, l'Italia sta infatti meglio della Gran Bretagna. Se gli  italiani non lo sanno, il merito è tutto dell'assordante silenzio dei commentatori e osservatori nazionali".

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