Cristiano Di Pietro: "Macchina del fango anche nell'Idv"
PoliticaIl figlio del leader dell’Italia dei Valori passa al contrattacco dopo la bufera per la sua candidatura alle Regionali in Molise. E in un’intervista a Sky.it dice: "Un attacco personale, niente di politico. Il Trota? Storie diverse, io ho la mia dignità"
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Di Pietro: "Mio figlio non è il Trota". Sul web è polemica
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di Daniele Troilo
“Una macchina del fango”. Ormai l’espressione va di moda, tanto vale usarla anche in questo caso. Cristiano Di Pietro, figlio del leader dell’Idv Antonio, passa al contrattacco. La polemica scoppiata dopo la presentazione delle liste dei candidati per le Regionali in Molise (si vota il 16 e 17 ottobre) con il seguente “ammutinamento” del circolo di Termoli è “una cosa che fa molto male”.
L'attacco con cui i "dissidenti" si sono scagliati contro il partito e suo padre, Antonio Di Pietro, è micidiale. Lo accusano, in sostanza, di aver candidato il figlio seguendo la stessa "concezione familistica e privatistica" usata da Bossi con il figlio Renzo e da Berlusconi con la Minetti. Parole dure come pietre. Alle quali adesso Cristiano reagisce. “Non mi piego e non mi spezzo”, dice il primogenito dell’ex pm di Mani Pulite in questa intervista a Sky.it.
Che cosa è successo?
Questa situazione è molto strana perché la mia candidatura alle regionali non nasce dalla sera alla mattina. Sono dieci anni che lavoro per il mio partito: mi sono candidato la prima volta al comune di Montenero di Bisaccia nel 2005. Nel 2006 mi sono candidato al consiglio provinciale. Quest’anno avevo voglia di farlo per la Regione e ho presentato regolarmente la mia richiesta di candidatura. Nessuno aveva avuto nulla da obiettare.
Nessuno? E la polemica di Termoli?
La nota diffusa è stata fatta da un circolo che non esiste. Questa è la prima cosa da dire. Il circolo di Termoli è composto da quattro iscritti, ma per statuto un circolo di un comune di quelle dimensioni deve avere minimo venti iscritti.
Ma la cosa triste è che io con gli amici di Termoli ho sempre collaborato, li ho aiutati e c’era un rapporto di amicizia e stima che è stato tradito. Dopo la nota, ho chiamato gli amici di Termoli tre volte, ho mandato messaggi, ma nessuno mi ha risposto.
Be’, non dovevano essere proprio amici-amici. La nota è molto dura, sia nei confronti del suo partito sia nei confronti di suo padre. Si parla di concezione “familistica e privatistica di partito”.
E’ vero, è vero… ma si tratta di un attacco personale. È una cosa che mi fa molto male.
Si è chiesto il motivo?
Lei mi chiede se mi sono posto la domanda… e me la sono posta sì! Penso di aver trovato anche una risposta: credo si siano ribellati perché non è stato candidato Vincenzo Greco, l’ex sindaco di Termoli. Noi avremmo voluto metterlo nel listino, ma gli altri partiti della coalizione non volevano. Cosa dovevamo fare, rompere la coalizione? Abbiamo perciò deciso di non candidare Greco.
Quindi la polemica nasce per motivi politici?
Sì, ma nel documento che hanno diffuso non c’è niente di politico, non criticano il mio modo di fare politica. È una macchina del fango.
Parlare di macchina del fango ormai fa tendenza.
La macchina del fango questa volta non è stata attivata da alcuni giornali deviati ma da quattro uomini che si sono iscritti all’Italia dei Valori di Termoli. È una macchina del fango interna.
In che senso?
L’attacco non è rivolto a Cristiano Di Pietro, io sono il fanalino di coda del partito, l’attacco è rivolto ad Antonio Di Pietro. Nel momento in cui l’Idv cresce, qualcuno ha voluto mettere il bastone fra le ruote, ma parliamo di quattro iscritti su mille, quattro su mille!
Su Internet sono molti di più. E' il segnale che la base dell'Idv è un po' stanca?
Se il figlio di un avvocato vuol fare l’avvocato lo può fare? Se il figlio di un giornalista vuol fare il giornalista lo può fare? O non lo può fare? Io devo rinunciare ai miei diritti perché duecento persone su Internet si lamentano? Non mi piego e non mi spezzo. Ho fatto una carriera politica di 10 anni, ho fatto 19 anni sulla strada con la polizia, sono un padre di famiglia e le assicuro che non saranno queste critiche a fermare la mia campagna elettorale.
Si è sentito offeso dal paragone con il Trota, il figlio del leader della Lega Umberto Bossi?
Renzo Bossi ha una storia completamente diversa dalla mia. Non credo si possano accostare: lui ha 21 anni e fa il consigliere regionale. Io ho 37 anni e ho la mia dignità personale.
Però in passato suo padre definì il suo comportamento “non opportuno e non corretto”. Era il 2008: il suo nome era finito sui giornali per i contatti con l’ex provveditore delle Opere Pubbliche di Campania e Molise (GUARDA IL VIDEO), al quale avrebbe raccomandato alcune persone.
Tutto fu chiarito dopo. Sulle intercettazioni non si parlava di concorsi pubblici. Le dichiarazioni di mio padre furono a caldo.
Si arrabbiò lo stesso.
Vabbe’, sì.
Si immagina un giorno leader dell’Idv?
Un giorno mi piacerebbe guardarmi indietro, arrivare all’età di mio padre, e dire: ho dato onore e rispetto al suo nome. Per adesso penso solamente a fare bene il mio lavoro e tornare a casa e guardare con dignità i miei figli.
Perché sui suoi manifesti elettorali c’è scritto solo Di Pietro, senza Cristiano?
Perché sono l’unico Di Pietro candidato nella lista. L’anno scorso alle comunali eravamo in due e abbiamo scritto anche il nome. Sono stato il primo eletto, il cognome non influisce.
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“Una macchina del fango”. Ormai l’espressione va di moda, tanto vale usarla anche in questo caso. Cristiano Di Pietro, figlio del leader dell’Idv Antonio, passa al contrattacco. La polemica scoppiata dopo la presentazione delle liste dei candidati per le Regionali in Molise (si vota il 16 e 17 ottobre) con il seguente “ammutinamento” del circolo di Termoli è “una cosa che fa molto male”.
L'attacco con cui i "dissidenti" si sono scagliati contro il partito e suo padre, Antonio Di Pietro, è micidiale. Lo accusano, in sostanza, di aver candidato il figlio seguendo la stessa "concezione familistica e privatistica" usata da Bossi con il figlio Renzo e da Berlusconi con la Minetti. Parole dure come pietre. Alle quali adesso Cristiano reagisce. “Non mi piego e non mi spezzo”, dice il primogenito dell’ex pm di Mani Pulite in questa intervista a Sky.it.
Che cosa è successo?
Questa situazione è molto strana perché la mia candidatura alle regionali non nasce dalla sera alla mattina. Sono dieci anni che lavoro per il mio partito: mi sono candidato la prima volta al comune di Montenero di Bisaccia nel 2005. Nel 2006 mi sono candidato al consiglio provinciale. Quest’anno avevo voglia di farlo per la Regione e ho presentato regolarmente la mia richiesta di candidatura. Nessuno aveva avuto nulla da obiettare.
Nessuno? E la polemica di Termoli?
La nota diffusa è stata fatta da un circolo che non esiste. Questa è la prima cosa da dire. Il circolo di Termoli è composto da quattro iscritti, ma per statuto un circolo di un comune di quelle dimensioni deve avere minimo venti iscritti.
Ma la cosa triste è che io con gli amici di Termoli ho sempre collaborato, li ho aiutati e c’era un rapporto di amicizia e stima che è stato tradito. Dopo la nota, ho chiamato gli amici di Termoli tre volte, ho mandato messaggi, ma nessuno mi ha risposto.
Be’, non dovevano essere proprio amici-amici. La nota è molto dura, sia nei confronti del suo partito sia nei confronti di suo padre. Si parla di concezione “familistica e privatistica di partito”.
E’ vero, è vero… ma si tratta di un attacco personale. È una cosa che mi fa molto male.
Si è chiesto il motivo?
Lei mi chiede se mi sono posto la domanda… e me la sono posta sì! Penso di aver trovato anche una risposta: credo si siano ribellati perché non è stato candidato Vincenzo Greco, l’ex sindaco di Termoli. Noi avremmo voluto metterlo nel listino, ma gli altri partiti della coalizione non volevano. Cosa dovevamo fare, rompere la coalizione? Abbiamo perciò deciso di non candidare Greco.
Quindi la polemica nasce per motivi politici?
Sì, ma nel documento che hanno diffuso non c’è niente di politico, non criticano il mio modo di fare politica. È una macchina del fango.
Parlare di macchina del fango ormai fa tendenza.
La macchina del fango questa volta non è stata attivata da alcuni giornali deviati ma da quattro uomini che si sono iscritti all’Italia dei Valori di Termoli. È una macchina del fango interna.
In che senso?
L’attacco non è rivolto a Cristiano Di Pietro, io sono il fanalino di coda del partito, l’attacco è rivolto ad Antonio Di Pietro. Nel momento in cui l’Idv cresce, qualcuno ha voluto mettere il bastone fra le ruote, ma parliamo di quattro iscritti su mille, quattro su mille!
Su Internet sono molti di più. E' il segnale che la base dell'Idv è un po' stanca?
Se il figlio di un avvocato vuol fare l’avvocato lo può fare? Se il figlio di un giornalista vuol fare il giornalista lo può fare? O non lo può fare? Io devo rinunciare ai miei diritti perché duecento persone su Internet si lamentano? Non mi piego e non mi spezzo. Ho fatto una carriera politica di 10 anni, ho fatto 19 anni sulla strada con la polizia, sono un padre di famiglia e le assicuro che non saranno queste critiche a fermare la mia campagna elettorale.
Si è sentito offeso dal paragone con il Trota, il figlio del leader della Lega Umberto Bossi?
Renzo Bossi ha una storia completamente diversa dalla mia. Non credo si possano accostare: lui ha 21 anni e fa il consigliere regionale. Io ho 37 anni e ho la mia dignità personale.
Però in passato suo padre definì il suo comportamento “non opportuno e non corretto”. Era il 2008: il suo nome era finito sui giornali per i contatti con l’ex provveditore delle Opere Pubbliche di Campania e Molise (GUARDA IL VIDEO), al quale avrebbe raccomandato alcune persone.
Tutto fu chiarito dopo. Sulle intercettazioni non si parlava di concorsi pubblici. Le dichiarazioni di mio padre furono a caldo.
Si arrabbiò lo stesso.
Vabbe’, sì.
Si immagina un giorno leader dell’Idv?
Un giorno mi piacerebbe guardarmi indietro, arrivare all’età di mio padre, e dire: ho dato onore e rispetto al suo nome. Per adesso penso solamente a fare bene il mio lavoro e tornare a casa e guardare con dignità i miei figli.
Perché sui suoi manifesti elettorali c’è scritto solo Di Pietro, senza Cristiano?
Perché sono l’unico Di Pietro candidato nella lista. L’anno scorso alle comunali eravamo in due e abbiamo scritto anche il nome. Sono stato il primo eletto, il cognome non influisce.