Crisi, mercoledì intervento di Berlusconi in Aula
PoliticaIl premier parlerà nel pomeriggio del 3 agosto, prima alla Camera e poi al Senato. Per giovedì intanto l'esecutivo ha invitato sindacati e associazioni a un incontro per trovare soluzioni condivise. Chiusura negativa per tutte le borse europee
Guarda anche:
Crisi, l'opposizione convoca le parti sociali
Cicchitto attacca Fini e Casini: "Da loro solo demagogia"
Casini: "Contro la crisi serve governo di unità nazionale"
Le parti sociali al Governo: serve un patto per la crescita
Silvio Berlusconi, come da diversi giorni chiedono le opposizioni, sarà in aula mercoledì 3 agosto per riferire sulla crisi economica. Da quanto si apprende il presidente del Consiglio dovrebbe intervenire nel pomeriggio, prima alla Camera e poi al Senato.
Il Parlamento ha approvato in gran fretta nelle scorse settimane la manovra da circa 48 miliardi di correzione dei conti pubblici che dovrebbe consentire all'Italia di centrare il pareggio di bilancio nel 2014. Non mancano rumour però sulla possibilità che già questo autunno si possa decidere di anticipare alcune misure, fra quelle attualmente previste per il 2013-2014. In questo quadro si inserisce dunque la scelta del capo del Governo di andare a riferire in Aula. Un intervento fortemente sollecitato dalla minoranza parlamentare. "Berlusconi deve venire subito in aula per almeno due motivi: certamente, per riferire sulla drammatica condizione economico-finanziaria-sociale e poi per congedarsi definitivamente, così da lasciare il Paese in mani più sagge e capaci", afferma il capogruppo dell'Italia dei Valori al Senato, Felice Belisario. Il momento è delicato e il premier deve soppesare bene le sue mosse, mentre i giornali pullulano di dibattiti sul 'dopo Berlusconi'. Dal governo di unità nazionale, a quello tecnico, si discutono tutte le ipotesi, tranne quella che il Cavaliere resti in sella sino a fine mandato.
Il governo intanto non vuole farsi superare a destra dalle opposizioni sui temi della crisi e, nel momento in cui Pd e Udc chiamano a raccolta sindacati e associazioni datoriali per trovare soluzioni condivise, batte un colpo e apre le porte di Palazzo Chigi. La regia dell'operazione viene affidata al ministro del Welfare, Maurizio Sacconi: "Dopo l'approvazione della manovra, il governo avvia il confronto con le parti sociali con lo scopo di condividere in particolare le responsabilità degli attori istituzionali, economici e sociali per la crescita dell'economia e dell'occupazione", si legge in una nota del ministro.
I temi dell'incontro con le associazioni di categoria, fissato per giovedì, vanno "dal monitoraggio degli investimenti infrastrutturali, alla riforma fiscale, al credito alle attività produttive, agli accordi sindacali aziendali ed altro ancora. Molti sono i temi sui quali governo e parti sociali possono e devono verificare i modi con cui convergere verso l'interesse nazionale". "L'economia e la società italiana hanno buoni fondamentali sui quali e possibile costruire una maggiore crescita", dice ancora Sacconi nella nota. La grande novità che il governo si troverà ad affrontare è una convergenza di vedute sulla urgenza della crisi fra le principali associazioni - in primis Confindustria e Cgil capitanate dalle leader Emma Marcegaglia e Susanna Camusso, con l'appoggio di Cisl e Abi -, suggellata la scorsa settimana da un documento congiunto. Unico a fare il controcanto il leader della Uil, Luigi Angeletti.
La parti dicono di guardare con preoccupazione al recente andamento dei mercati finanziari e chiedono al governo "un immediato recupero di credibilità nei confronti degli investitori". Obiettivo: siglare un patto per la crescita e segnare una discontinuità. Due notazioni a indicare che i tempi stanno mutando: il neo segretario del Pdl, Angelino Alfano, ha chiesto un incontro con la 'nemica' Camusso; Abi e Confindustria sono fra i più critici con l'esecutivo. Marcegaglia ha chiesto che il confronto coinvolga anche l'opposizione. E, secondo un retroscena dell’ultim’ora, i vertici dell'Abi potrebbero disertare la chiamata di Sacconi.
Intanto però le borse europee, e quella italiana in particolare, non sembrano reagire bene all'accordo raggiunto a Washington per l'innalzamento del tetto del debito. Piazza Affari ha chiuso lunedì 1 agosto in forte calo, con il Ftse Mib che cede il 3,87% a 17.720 punti, mentre l'All Share perde il 3,63%.
Crisi, l'opposizione convoca le parti sociali
Cicchitto attacca Fini e Casini: "Da loro solo demagogia"
Casini: "Contro la crisi serve governo di unità nazionale"
Le parti sociali al Governo: serve un patto per la crescita
Silvio Berlusconi, come da diversi giorni chiedono le opposizioni, sarà in aula mercoledì 3 agosto per riferire sulla crisi economica. Da quanto si apprende il presidente del Consiglio dovrebbe intervenire nel pomeriggio, prima alla Camera e poi al Senato.
Il Parlamento ha approvato in gran fretta nelle scorse settimane la manovra da circa 48 miliardi di correzione dei conti pubblici che dovrebbe consentire all'Italia di centrare il pareggio di bilancio nel 2014. Non mancano rumour però sulla possibilità che già questo autunno si possa decidere di anticipare alcune misure, fra quelle attualmente previste per il 2013-2014. In questo quadro si inserisce dunque la scelta del capo del Governo di andare a riferire in Aula. Un intervento fortemente sollecitato dalla minoranza parlamentare. "Berlusconi deve venire subito in aula per almeno due motivi: certamente, per riferire sulla drammatica condizione economico-finanziaria-sociale e poi per congedarsi definitivamente, così da lasciare il Paese in mani più sagge e capaci", afferma il capogruppo dell'Italia dei Valori al Senato, Felice Belisario. Il momento è delicato e il premier deve soppesare bene le sue mosse, mentre i giornali pullulano di dibattiti sul 'dopo Berlusconi'. Dal governo di unità nazionale, a quello tecnico, si discutono tutte le ipotesi, tranne quella che il Cavaliere resti in sella sino a fine mandato.
Il governo intanto non vuole farsi superare a destra dalle opposizioni sui temi della crisi e, nel momento in cui Pd e Udc chiamano a raccolta sindacati e associazioni datoriali per trovare soluzioni condivise, batte un colpo e apre le porte di Palazzo Chigi. La regia dell'operazione viene affidata al ministro del Welfare, Maurizio Sacconi: "Dopo l'approvazione della manovra, il governo avvia il confronto con le parti sociali con lo scopo di condividere in particolare le responsabilità degli attori istituzionali, economici e sociali per la crescita dell'economia e dell'occupazione", si legge in una nota del ministro.
I temi dell'incontro con le associazioni di categoria, fissato per giovedì, vanno "dal monitoraggio degli investimenti infrastrutturali, alla riforma fiscale, al credito alle attività produttive, agli accordi sindacali aziendali ed altro ancora. Molti sono i temi sui quali governo e parti sociali possono e devono verificare i modi con cui convergere verso l'interesse nazionale". "L'economia e la società italiana hanno buoni fondamentali sui quali e possibile costruire una maggiore crescita", dice ancora Sacconi nella nota. La grande novità che il governo si troverà ad affrontare è una convergenza di vedute sulla urgenza della crisi fra le principali associazioni - in primis Confindustria e Cgil capitanate dalle leader Emma Marcegaglia e Susanna Camusso, con l'appoggio di Cisl e Abi -, suggellata la scorsa settimana da un documento congiunto. Unico a fare il controcanto il leader della Uil, Luigi Angeletti.
La parti dicono di guardare con preoccupazione al recente andamento dei mercati finanziari e chiedono al governo "un immediato recupero di credibilità nei confronti degli investitori". Obiettivo: siglare un patto per la crescita e segnare una discontinuità. Due notazioni a indicare che i tempi stanno mutando: il neo segretario del Pdl, Angelino Alfano, ha chiesto un incontro con la 'nemica' Camusso; Abi e Confindustria sono fra i più critici con l'esecutivo. Marcegaglia ha chiesto che il confronto coinvolga anche l'opposizione. E, secondo un retroscena dell’ultim’ora, i vertici dell'Abi potrebbero disertare la chiamata di Sacconi.
Intanto però le borse europee, e quella italiana in particolare, non sembrano reagire bene all'accordo raggiunto a Washington per l'innalzamento del tetto del debito. Piazza Affari ha chiuso lunedì 1 agosto in forte calo, con il Ftse Mib che cede il 3,87% a 17.720 punti, mentre l'All Share perde il 3,63%.