Manovra, Napolitano: "Non ci è stata ancora inviata"

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Il Colle smentisce con una nota le indiscrezioni pubblicate nei giorni scorsi da alcuni giornali. Ma sul testo varato il 30 giugno dal consiglio dei ministri non si placano le polemiche. Il Pd: "Stanno cercando di reinserire la norma ammazza rinnovabili"

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E' giallo sulla manovra economica: approvato giovedì 30 giugno in consiglio dei ministri, il testo del provvedimento non è stato ancora trasmesso al Colle, per la controfirma del Presidente della Repubblica. "Si precisa che a tutt'oggi la Presidenza del Consiglio non ha ancora trasmesso al il testo del decreto legge", si legge in una una nota diffusa dal Quirinale domenica 3 in cui si sottolinea però che la precisazione viene fatta "poiché molti organi di informazione continuano a ripetere che la manovra finanziaria sarebbe al vaglio della Presidenza della Repubblica già da venerdì".

Una sottolineatura che tuttavia non basta a placare i sospetti dell'opposizione che legge nel ritardo del governo la volontà di inserire modifiche all'impianto del provvedimento approvato collegialmente dal cdm. L'ennesima lacerazione tra maggioranza e opposizione che certamente, si rileva in ambienti parlamentari, non può non preoccupare il Capo dello Stato che in diverse occasioni, ed anche nella recente visita ad Oxford, ha richiamato la necessità di giungere a scelte condivise su temi fondamentali per il paese. E tra questi, sicuramente, viene annoverata la manovra varata giovedì 30 giugno.

Scende in campo anche il presidente del Senato Renato Schifani aprendo a possibili modifiche al documento che approderà in prima lettura proprio a Palazzo Madama e dovrebbe giungere lunedì 4 sul tavolo del Capo dello Stato, si ragiona sempre in ambienti della maggioranza.

"La manovra non è un totem intoccabile. Senza che venga stravolta, può essere corretta in via parlamentare anche con il contributo delle opposizione" dice la seconda carica dello Stato in un'intervista al Corriere della sera. Appello che viene raccolto, seppure con diffidenza, dalla presidente del gruppo Pd al Senato, Anna Finocchiaro. "Il Pd in Parlamento non si è mai sottratto al confronto. E non verremo meno al nostro ruolo nemmeno nelle prossime settimane. Aspettiamo di vedere come risponderà il governo all'appello" di Schifani, risponde la senatrice ricordando infatti che il governo ha già annunciato che sulla manovra metterà la fiducia.

Nell'opposizione, intanto, il Pd teme che il governo abbia approfittato di queste ore per inserire nella manovra nuove sorprese, dopo quelle già indigeste su pensioni e enti locali. "La nota del Quirinale conferma il fatto che sulla manovra il Governo è alle prese con un work in progress" denuncia il Pd che indirizza il sospetto su una norma in particolare.

Ai democratici risulterebbe "da fonti qualificate" che nella versione delle ultime ore sia stata reinserita la norma 'ammazza rinnovabili' fortemente voluta dal ministro Calderoli, e che il Consiglio dei Ministri aveva cassato, dopo la decisa opposizione del ministro dello Sviluppo, Paolo Romani. Una notizia che provoca il disappunto del ministro dell'Ambiente: "dopo ampio e approfondito dibattito, il cdm ha approvato la manovra senza quella norma. Non comprendo come si possa ipotizzare una sua reintroduzione" attacca Stefania Prestigiacomo.

Ma a parte le rinnovabili, sono le norme sulle pensioni e il welfare che stanno più a cuore all'opposizione, e non solo. Anche il Presidente del Senato su questo delicato tema si augura che vengano "ascoltate le ragioni dei sindacati" per non interrompere quel "clima di pace sociale garantito in questi tre anni di governo".

E un'apertura ad una revisione delle norme arriva anche dal vicepresidente della Commissione lavoro della Camera, il pidiellino molto vicino al ministro del Lavoro, Giuliano Cazzola. "Sui tagli alla rivalutazione delle pensioni sarà opportuno trovare, magari al Senato, come ha lasciato intendere Schifani, soluzioni più equilibrate" dice Cazzola che propone di spostare sulle fasce di reddito più alte il taglio della perequazione.

Con questa manovra, ammette infatti il deputato esperto di questioni previdenziali, "sia pure per importi modesti, si è partiti forse da uno zoccolo troppo basso". Un'ammissione che sembra non condividere il ministro Gianfranco Rotondi: questa, dice, "è una manovra che non mette le mani nelle tasche degli italiani". Falso, ribatte l'Idv: "è pessima e può scatenare tensione sociale".

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