Manovra, tagli a una pensione su quattro. E' bufera

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E' allarme nei sindacati, pronti alla mobilitazione, e nell'opposizione per le norme che intervengono sulle rivalutazioni degli assegni pensionistici. Bonanni: "Vergogna". Vendola: "Una patrimoniale sui poveri". Malumori anche nella base del Pdl

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Tutti contro la stretta sulle pensioni. E' allarme nei sindacati, pronti alla mobilitazione, e tra i partiti dell'opposizione, che attaccano a testa bassa il governo, sulle norme della manovra che intervengono sulle rivalutazioni degli assegni pensionistici del 25% degli anziani italiani. E si lamenta anche la base del Pdl che critica i tagli alle pensioni ma anche i rincari sulle auto di lusso. Ma un coro di no arriva anche sulle altre misure, quelle che gravano comunque sui redditi medio-bassi e che tagliano i trasferimenti agli enti locali, incidendo inevitabilmente sui servizi socio-assistenziali.

Tra le novità della manovra da 47 miliardi, che nella serata del 2 luglio è stata inviata al vaglio del capo dello Stato Giorgio Napolitano, c'è infatti anche lo stop alla rivalutazione delle pensioni, ma non solo dai livelli 'd'oro' (otto volte la minima). La misura, precisa l'Inps, riguarderà 4,4 milioni di pensionati sui 16 milioni complessivi. Cioè un pensionato su quattro.
L'Inps precisache le pensioni più basse, fino a 3 volte il minimo, ovvero fino a un importo di 1.428 euro mensili, sono rivalutate al 100%. Le pensioni tra 3 e 5 volte il minimo - nello scaglione tra 1.428 e 2.380 euro mensili - saranno rivalutate al 100% nella fascia fino a 1.428 e al 45% nella fascia fino a 2.380. Le pensioni oltre 5 volte il minimo - ovvero superiori a 2.380 euro mensili - saranno rivalutare al 100% nella fascia fino a 1.428 euro, al 45% nella fascia da 1.428 a 2.380 e solo nella quota superiore a 2.380 euro mensili non avranno rivalutazione.

E' "un provvedimento ingiusto e socialmente non sostenibile" si indigna il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni che reclama da governo e Parlamento la correzione delle norme che bloccano l'adeguamento all'andamento dell'inflazione. Anche i pensionati della Cgil parlando di una "vergogna" e sottolineano che ad essere colpiti saranno anche gli anziani che percepiscono assegni da 800 euro netti al mese. "Oltre a essere tassati maggiormente - dice la Spi Cgil - avranno una riduzione drastica dell'assistenza socio-sanitaria, un ulteriore balzello per salvaguardare la loro salute".

Ma è dal fronte politico che si prefigura un forte fuoco di fila nei confronti della manovra Tremonti. Non solo ai 47 miliardi annunciati non si arriva "nemmeno lontanamente" ma "almeno 30 miliardi investono direttamente politiche sociali e del territorio, aggredito nei servizi e negli investimenti" denuncia il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. E tutto questo, avverte il leader democratico, avviene "scaricando il problema sui governi che verranno, con l'uso del voto di fiducia da parte di chi non ha più la fiducia degli italiani".

Che la manovra si scarichi sugli anni e sul governo a venire è anche Italia Futura a lamentarsene. "E' un assegno post-datato", sostiene il think-tank che fa capo a Luca Cordero di Montezemolo che parla di un provvedimento che è il "minimo sindacale", con "alcune ridicole prese in giro sui costi della politica". Tuttavia, "considerata la situazione della maggioranza, non era realistico aspettarsi di più" si osserva.
Da Italia dei valori a Sinistra e Libertà, si parla di misure che sono una vera e propria "patrimoniale" sui poveri. Questo governo, sostiene Felice Belisario, Idv, "continua a prendere a schiaffi precari, pensionati e dipendenti pubblici con parole e fatti. Non sono questi - sostiene - gli interventi di cui l'Italia ha bisogno".
E Nichi Vendola, che definisce le misure sulla previdenza una patrimoniale sui ceti medio-bassi, si scandalizza soprattutto per le norme che tagliano agli enti locali: chi dirige le amministrazioni territoriali, dice, si candida a diventare essenzialmente un "curatore fallimentare".

E mentre sul sito del Pdl, la base affida a Spazio Azzurro gli sfoghi contro i mancati tagli al costo della politica, la stretta sulle pensioni, il superbollo e l'aumento delle accise, critiche arrivando anche da Fli e dall'Udc, che lamenta l'assenza di sostegni alle famiglie. Nel Pd l'ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano, stigmatizza le misure "socialmente inique" prese da questo governo sulla previdenza. "Quando ero ministro io, avevo congelato, e per un solo anno, le pensioni otto volto il minimo. Ora si colpiscono quelle che partono da tre volte il minimo e il ministro Sacconi, che diceva di non voler colpire le pensioni, ha allungato di anno la finestra per andare in pensione, ha introdotto, e anticipato di un altro anno, il collegamento alle aspettative di vita, ha aumentato a 65 anni l'età pensionabile alle donne della pubblica amministrazione, senza ridistribuire i risparmi promessi, e ora introduce la stessa norma anche operaie o impiegate".

Anche il responsabile lavoro del Pd, Stefano Fassina bolla negativamente tutto l'impianto dei provvedimenti economici. "Man mano che emergono i dettagli viene fuori il segno sociale di una manovra che ancora una volta è molto negativa per i redditi medi e bassi di lavoratori e pensionati" afferma sottolineando che il dimezzamento della perequazione per le pensioni di circa mille euro netti, unito all'aumento dei ticket, alla riduzione dei servizi per i tagli agli enti locali, avrà" riflessi evidenti anche sui consumi", con un effetto sistemico negativo per tutta l'economia.

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