Moratti 2.0, spende 4 milioni di euro ma perde anche sul web

Politica
Letizia Moratti risponde alle domande degli elettori sul web
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L'importanza dei social newtork, tra morattiquotes e video virali, nelle elezioni di Milano. L'ex sindaco, per Mascheroni dell'Istituto Cattaneo, ha adottato una "retorica della partecipazione che non diventa vera partecipazione". Al contrario di Pisapia

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di Andrea Dambrosio

Internet e i social network non spostano neanche un voto, sostiene tra gli altri anche Gianroberto Casaleggio, il guru del web che gestisce il blog di Beppe Grillo. E forse, in fondo, è quello che si sarà augurata anche Letizia Moratti, nonostante il cambio di strategia di comunicazione offline e online dopo il il risultato negativo del primo round elettorale. Perché l'elenco di inciampi piccoli e grandi, gaffe e polemiche sul web, ultima quella relativa al “dumping” di fan su Facebook, è piuttosto lungo. E certo non ha aiutato. Lo staff di Letizia Moratti non è riuscita ad arginare le migliaia di messaggi ironici (i #morattiquotes) che hanno invaso Facebook e Twitter dopo la falsa accusa lanciata dal sindaco uscente contro Giuliano Pisapia durante il faccia a faccia su SkyTG24. Anzi, le accuse surreali a Pisapia (colpevole del surriscaldamento globale, di aver rubato le merendine o di andare in giro la sera tardi a citofonare alle persone) hanno finito per fare da apripista a decine di video ironici, campagne virali e tweet irriverenti che hanno caratterizzato la campagna elettorale sul web e offline. Se è dunque vero che i social network non spostano neanche un voto, di queste elezioni milanesi sono stati però un’interessante cartina al tornasole. Nella città delle televisioni è anche dal web che bisogna partire per cogliere gli umori che cambiano.

Prima del voto, per esempio, le ricerche evidenziavano il ruolo marginale che i social network (Youtube escluso) avevano nella campagna elettorale della Moratti. Certo, tradizionalmente “i candidati del centrosinistra su Facebook tendono a essere più seguiti di quelli del centrodestra e del terzo polo”, ricorda a Sky.it Lorenzo Mosca, ricercatore dell’Università di Roma Tre e coordinatore del gruppo di studio “Politica on-line e nuovi media” dell'Istituto Cattaneo. E però ai primi di maggio stupiva comunque l'assenza di Letizia Moratti dai 25 candidati sindaco col più alto grado di popolarità su Facebook (in classifica c'erano altri politici del Pdl o della Lega, per esempio Gianni Lettieri), visto anche i 4 milioni e 500 mila euro messi in preventivo dalla sua lista per la campagna elettorale per il primo turno (il centrodestra a Milano ha speso in totale circa 12 milioni di euro, 8 volte quanto speso da Pisapia). Su Youtube invece, sottolinea l'Istituto Cattaneo, in termini di visualizzazioni, “Letizia Moratti è l'unica donna” - sempre al 3 maggio - “a imporsi fra le prime dieci posizioni”, di poco sopra Pisapia. Curiosamente, Youtube è la piattaforma privilegiata anche dal Movimento 5 stelle. D'altra parte, “i candidati usano nella maggior parte dei casi strumenti simili ma con strategie comunicative diverse”, sottolinea a Sky.it Giovanna Mascheroni, ricercatrice dell’Università di Torino che ha seguito per conto dell’Istituto Cattaneo la campagna elettorale online e offline di Milano.

Al 14 maggio, Moratti non arrivava ancora ai 1900 fan su Facebook, il suo rivale Pisapia quasi 29.000. Poi, la svolta. Persa la prima manche elettorale, Letizia Moratti ha cambiato squadra e consulenti ed è partita l’operazione 2.0. Il suo staff ha intensificato l’uso dei profili su Twitter e Facebook, anche se inciampando spesso nella rete. Per esempio su Twitter, a un utente che si rallegrava di "essere seguito" dal sindaco, l’account Letizia Moratti ha risposto: "Vi ho sempre seguiti tutti. Solo non su Twitter". Il profilo La Mamma di Batman, evidente presa in giro del sindaco, conta ancora oggi due followers: uno è quello di Letizia Moratti. E così via. Fino al clamoroso caso della moschea di Sucate, finita anche sulle pagine dei giornali, che dà l'idea forse di scarsa familiarità con il mezzo (Twitter), certo di una pessima conoscenza della città (Sucate, come ovvio, non è un quartiere di Milano) e di un riflesso condizionato dettato dalle parole d’ordine della campagna elettorale della destra. Se si legge “moschea abusiva”, sembra quasi si risponda con un riflesso condizionato, a mo’ di motore di ricerca che abbina a una query una riposta preconfezionata: “nessuna tolleranza”. E’ la prosecuzione online della non felicissima campagna elettorale off line.

Forse è per questo che, al di là del maggiore attivismo sul web degli elettori di centrosinistra certificata da alcune ricerche, l’iniziativa Mirispondi - in cui i cittadini fanno domande via web e il sindaco Moratti risponde – è stata accolta con ironia e sarcasmo? “E’ l’adozione della retorica della partecipazione che però non diventa vera e propria partecipazione”, dice Mascheroni. “Sicuramente Mirispondi è uno strumento più interattivo di quelli usati in precedenza, ma il cittadino che fa delle domande rimane sempre subordinato nel flusso della comunicazione che è centralizzata”. Da questo punto di vista le differenze con Pisapia, prosegue la ricercatrice, sono notevoli: “Per tante ragioni – mancanza di fondi, scelta politica, presenza di tanti giovani - anche off line la campagna elettorale di Pisapia è stata più partecipata dal basso, e in questo più in sintonia con le pratiche dei social network. Al centro non c’è il candidato o il suo mondo, ma i cittadini, che vengono invitati a raccontare e raccontarsi. Lo stile comunicativo coerente tra offline e online è molto importante", conclude Mascheroni: "Internet non è qualcosa di separato dalla vita quotidiana, ne fa parte". Non esiste insomma una ricetta su come fare campagna elettorale sul web. Certo, quella della Moratti non è sembrata quella giusta.

 

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