Al referendum che si è svolto sull'isola in concomitanza con le elezioni amministrative ha votato quasi il 60 per cento della popolazione e più di 9 sardi su 10 si sono detti contrari ai siti atomici. Il governatore Cappellacci, Pdl: grande prova di unità
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La Sardegna sul nucleare è diventata la "bussola" per l'intera Italia. Questo il risultato più importante del referendum consultivo regionale che ha visto i sardi compatti alle urne (col 59,49% degli aventi diritto) per manifestare in maniera plebiscitaria (97,14%) la propria contrarietà all'installazione di centrali e al deposito di scorie nucleari nell'isola. Un risultato che premia il lavoro del comitato promotore della consultazione referendaria e che ha riempito d'orgoglio il presidente della Regione autonoma della Sardegna, Ugo Cappellacci.
Durante una conferenza stampa, convocata quando ormai si profilava un risultato ben aldilà delle più rosee aspettative, Cappellacci si è detto felice e orgoglioso per una "grande prova dei sardi. Lo dico con un filo di commozione per la prova di unità data dai sardi su un tema, come il nucleare, dal quale dipende il nostro futuro, il futuro dei nostri figli", ha esordito il presidente. Cappellacci ha sottolineato anche che la scelta espressa in maniera così compatta dalla Sardegna non è stata presa sull'onda dell'isteria per il disastro nucleare di Fukushima. "Quella antinucleare è una convinzione radicata. Certo anche il disastro giapponese - ha continuato Cappellacci - ha aiutato nel far maturare le coscienze. Il rifiuto sancito oggi con il referendum è un segno di democrazia. In Sardegna dobbiamo puntare sulle energie rinnovabili, come il fotovoltaico che sta facendo registrare progressi tecnici incredibili. E a noi in Sardegna il sole certo non manca".
Esulta anche il leader indipendentista Bustianu Cumpostu, uno dei promotori del referendum. "Il popolo sardo ha deciso di decidere il proprio futuro, ha detto no all'ultima servitù-schiavitù che lo Stato italiano, mediante il suo governo, voleva imporre ai sardi. Il Comitato promotore-Sardigna Natzione, come a suo tempo ha interpretato le aspettative di riscatto antinucleare raccogliendo le firme ed ha promosso il referendum, con la stessa umiltà e referenza verso il suo popolo oggi - ha spiegato Cumpostu - ne coglie, con piacere, la grande maturità e il senso di condivisione collettiva che ha dimostrato nella partecipazione al voto referendario". Cumpostu ha voluto anche sottolineare il comitato promotore ha lavorato a prescindere dalle appartenenze politiche.
Il risultato del referendum sardo pone ora però in rilievo una contraddizione che esiste all'interno al Pdl. Cappellacci ha rivendicato di aver sempre rappresentato nel suo partito la corrente antinucleare. "È normale che in un partito su un tema così importante vi siano posizioni diverse. Il rifiuto del nucleare sancito oggi dai Sardi è un segno di democrazia - ha continuato il presidente - e ora in Sardegna dobbiamo puntare sulle energie rinnovabili". I prossimi obbiettivi per la Giunta, ha spiegato il presidente, saranno la riduzione delle emissioni clima alteranti, per arrivare nel 2030 ad un 40% di utilizzo di rinnovabili, 52% di olio combustibile e 42% di carbone pulito. Il "caso Sardegna", così compatta nel dire no al nucleare, rappresenta, secondo il "Comitato vota sì per fermare il nucleare", di cui fanno parte oltre 80 associazioni, un segnale chiaro "a chi pensa che gli italiani si faranno prendere per il naso. Ogni italiano voterebbe allo stesso modo - sostiene il Comitato - anche dopo mesi di disinformazione e boicotaggio. E il Parlamento nazionale, che si appresta a decidere sul finto stop al nucleare proposto dal governo, ne prenda atto e apra le porte a un futuro libero da radiazioni".
La Sardegna era l'unica regione in Italia chiamata ad esprimersi sul nucleare con un referendum in concomitanza con il voto per le amministrative (GUARDA LA SCHEDA ELETTORALE DI CAGLIARI). Un milione e 400 mila gli elettori coinvolti: sulla base dell'impostazione del quesito, potevano rispondere Sì per dire No al nucleare nell'Isola. Promotore del referendum, un comitato eterogeneo, denominato No Nuke, in cui sono confluiti gli indipendentisti di Sardigna Natzione e diverse associazioni ambientaliste che hanno raccolto le firme necessarie.
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Durante una conferenza stampa, convocata quando ormai si profilava un risultato ben aldilà delle più rosee aspettative, Cappellacci si è detto felice e orgoglioso per una "grande prova dei sardi. Lo dico con un filo di commozione per la prova di unità data dai sardi su un tema, come il nucleare, dal quale dipende il nostro futuro, il futuro dei nostri figli", ha esordito il presidente. Cappellacci ha sottolineato anche che la scelta espressa in maniera così compatta dalla Sardegna non è stata presa sull'onda dell'isteria per il disastro nucleare di Fukushima. "Quella antinucleare è una convinzione radicata. Certo anche il disastro giapponese - ha continuato Cappellacci - ha aiutato nel far maturare le coscienze. Il rifiuto sancito oggi con il referendum è un segno di democrazia. In Sardegna dobbiamo puntare sulle energie rinnovabili, come il fotovoltaico che sta facendo registrare progressi tecnici incredibili. E a noi in Sardegna il sole certo non manca".
Esulta anche il leader indipendentista Bustianu Cumpostu, uno dei promotori del referendum. "Il popolo sardo ha deciso di decidere il proprio futuro, ha detto no all'ultima servitù-schiavitù che lo Stato italiano, mediante il suo governo, voleva imporre ai sardi. Il Comitato promotore-Sardigna Natzione, come a suo tempo ha interpretato le aspettative di riscatto antinucleare raccogliendo le firme ed ha promosso il referendum, con la stessa umiltà e referenza verso il suo popolo oggi - ha spiegato Cumpostu - ne coglie, con piacere, la grande maturità e il senso di condivisione collettiva che ha dimostrato nella partecipazione al voto referendario". Cumpostu ha voluto anche sottolineare il comitato promotore ha lavorato a prescindere dalle appartenenze politiche.
Il risultato del referendum sardo pone ora però in rilievo una contraddizione che esiste all'interno al Pdl. Cappellacci ha rivendicato di aver sempre rappresentato nel suo partito la corrente antinucleare. "È normale che in un partito su un tema così importante vi siano posizioni diverse. Il rifiuto del nucleare sancito oggi dai Sardi è un segno di democrazia - ha continuato il presidente - e ora in Sardegna dobbiamo puntare sulle energie rinnovabili". I prossimi obbiettivi per la Giunta, ha spiegato il presidente, saranno la riduzione delle emissioni clima alteranti, per arrivare nel 2030 ad un 40% di utilizzo di rinnovabili, 52% di olio combustibile e 42% di carbone pulito. Il "caso Sardegna", così compatta nel dire no al nucleare, rappresenta, secondo il "Comitato vota sì per fermare il nucleare", di cui fanno parte oltre 80 associazioni, un segnale chiaro "a chi pensa che gli italiani si faranno prendere per il naso. Ogni italiano voterebbe allo stesso modo - sostiene il Comitato - anche dopo mesi di disinformazione e boicotaggio. E il Parlamento nazionale, che si appresta a decidere sul finto stop al nucleare proposto dal governo, ne prenda atto e apra le porte a un futuro libero da radiazioni".
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