Nucleare, pausa di riflessione in Italia
PoliticaIl governo mette in standby il suo programma. Il ministro per lo Sviluppo economico, Paolo Romani, da Bruxelles annuncia: "Stress test europei sulla sicurezza entro il 2011 e massima informazione ai cittadini"
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La "catastrofe" di Fukushima, il latte e l'acqua contaminati in Giappone impongono ripensamenti sull'atomo in Europa, stress test sulle 143 centrali nucleari europee e una "pausa di riflessione" al piano italiano di rilancio. Ora sono sicurezza, trasparenza, comunicazione le nuove parole d'ordine del governo. Lo certifica da Bruxelles il ministro per lo sviluppo economico, Paolo Romani, alla vigilia del voto previsto martedì 22 marzo della commissione industria del Senato sui siti che dovrebbero ospitare le nuove centrali atomiche.
Una notizia, questa, che entra nel dibattito sul nucleare in Italia, ancher alla luce del prossimo referendum cui gli italiani sono chiamati a votare il prossimo 12 e 13 giugno. LA SCHEDA
Il presidente del Senato, Renato Schifani, è intervenuto sul tema invitando in ministro a partecipare ai lavori della commissione. "Poiché la Commissione Industria del Senato è chiamata ad esprimere il proprio parere su un decreto legislativo riguardante procedure del nucleare - ha detto Schifani - sono certo che lo stesso Ministro vorrà informare quella qualificata sede parlamentare di quanto da lui già affermato e delle relative motivazioni a sostegno. Ciò al fine di consentire alla Commissione di poter compiutamente trattare l'argomento sul quale è chiamata a pronunciarsi".
Una settimana fa, dopo la prima riunione d'emergenza a livello europeo, Romani aveva definito "inimmaginabile" l'idea di "tornare indietro su un percorso già attivato". Ora, dopo il termine del Consiglio straordinario dei ministri Ue per l'Energia che dà il via libera all'operazione controlli, spiega che "è irreversibile la scelta di capire, dal punto di vista della sicurezza, se siamo nelle condizioni di massima sicurezza". Ed aggiunge che "la scelta nucleare del governo potrà proseguire solo una volta che" si sia raggiunto uno standard di certezze assolute sulla sicurezza.
Che sia tempo di dubbi più che di certezze è evidente. Non solo perché persino nel Giappone dei presunti standard qualitativi assoluti la Tepco ammette omissione di controlli ("forse anche lì le regole non erano così definitive come dovevano essere" osserva il ministro), ma anche perché la Ue stenta a trovare un accordo sulle modalità dei controlli delle sue centrali.
La Germania ad esempio, per bocca del suo ministro Rainer Bruderle, voleva che fossero "obbligatori". Invece saranno "volontari" e si faranno sperabilmente entro la fine del 2011. Oettinger è sicuro che nessuno si sottrarrà ("sono ottimista: partecipare è interesse di tutti") e la presidenza ungherese osserva: "Come lo spiegherebbero?". Altra questione spinosa e definire le conseguenze di un test eventualmente fallito, argomento sul quale si è speso il Belgio.
I controlli si faranno, questa è l'unica certezza emersa dal Consiglio straordinario.
Ma se è vero, come dimostrò Chernobyl e sottolineano oggi tanto Romani quanto il Commissario Oettinger, che gli incidenti nucleari non conoscono confini, è anche vero che l'Europa può solo auspicare controlli estesi al di là dei suoi confini: in Svizzera, Turchia, Ucraina, Russia. Per non parlare della Bielorussia dove, secondo il ministro lituano Azubalis, "stanno costruendo centrali in violazione di tutte le normi internazionali".
Nel frattempo saranno i tecnici dei 27 paesi membri e della Commissione europea, con il coinvolgimento della Ensreg (l'Agenzia europea per la sicurezza nucleare), a stabilire - come ha detto Romani - "criteri, procedure, requisiti tecnici per garantire sicurezza a tutte le centrali, ovviamente a partire da quelle di prima generazione".
Di sicuro, secondo il ministro, i test dovranno prendere in considerazione anche "l'inimmaginabile". Che in Giappone è stato la combinazione di terremoto e tsunami, in Europa, più verosimilmente si dovrà pensare "anche ad attacchi informatici e terroristici".
Nel frattempo l'Italia si mette "in pausa di riflessione". Il ministro resta personalmente un convinto nuclearista ("scelta economicamente ed energeticamente giusta, fatta da tutti i paesi industrializzati"), ma - anche pensando al possibile referendum - promette che "saremo attentissimi sulla comunicazione: è obbligatorio, è necessario e sarà responsabilità del governo fare in modo che i cittadini sappiano esattamente cosa vuol dire avere una centrale sul loro territorio".
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Nel frattempo saranno i tecnici dei 27 paesi membri e della Commissione europea, con il coinvolgimento della Ensreg (l'Agenzia europea per la sicurezza nucleare), a stabilire - come ha detto Romani - "criteri, procedure, requisiti tecnici per garantire sicurezza a tutte le centrali, ovviamente a partire da quelle di prima generazione".
Di sicuro, secondo il ministro, i test dovranno prendere in considerazione anche "l'inimmaginabile". Che in Giappone è stato la combinazione di terremoto e tsunami, in Europa, più verosimilmente si dovrà pensare "anche ad attacchi informatici e terroristici".
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