Il premier alla sorella di un alpino: "Soffro per i soldati"

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Berlusconi funerali Massimo Ranzani
FUNERALI CAPITANO MASSIMO RANZANI

Silvio Berlusconi risponde alla lettera di Giulia Franchi, sorella di Dario, rimasto illeso nell'attentato in Afghanistan in cui ha perso la vita Massimo Ranzani: “Sento la responsabilità di una scelta, ma occorre portare a termine la nostra missione”

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"Cara Giulia, la sua lettera di venerdì mi ha toccato profondamente e sento il dovere di risponderle. È la lettera di una sorella italiana". A scrivere è il presidente del consiglio Silvio Berlusconi, che risponde così alla sorella di un alpino della Brigata Julia che si trovava su uno dei quattro Lince presi di mira a Shindad, in Afghanistan, nell'attentato costato la vita al capitano Massimo Ranzani.

Il premier ha ribadito la sua "gratitudine" all'impegno dei soldati e sottolineato di essere "consapevole dell'importanza della missione, della sua difficoltà, dei suoi rischi, come del fatto che la vita è sacra e che la vita dei nostri soldati è, e deve essere, la prima delle nostre preoccupazioni". Nella lettera pubblicata venerdì scorso sul Corriere della Sera, Giulia Franchi, chiedeva a Berlusconi il motivo per cui suo fratello Dario rischiava la vita a Kabul.

"La consapevolezza dell'importanza e della nobiltà del lavoro fatto - spiega il premier rispondendo alla sua lettera - non mi esime, per la mia responsabilità di presidente del Consiglio, dalla necessità di verificare ogni volta che il rischio e il sacrificio dei nostri soldati non siano vani". “Non ho aspettato la morte di un soldato italiano - aggiunge il premier - per pormi le domande. Io me le pongo ogni giorno, perché sento anche su di me la responsabilità di una scelta che impegna la vita di suo fratello e dei suoi compagni: professionisti che hanno un Ideale, che credono nei valori della Patria e che assolvono con una competenza e con una umanità universalmente riconosciute i compiti loro assegnati".

Non c'è, infatti, "contingente nazionale che sia altrettanto capace nello stringere rapporti con la popolazione e farsi amare e rispettare al di là della forza delle armi". Nonostante "le minacce concrete" presenti nel territorio in cui operano i nostri soldati, il premier chiarisce che "resta ferma l'importanza dei due obiettivi fondamentali della nostra missione, che è una missione di pace". Da un lato "tenere i terroristi lontani dai nostri confini", e dall'altro "sostenere il percorso della democrazia" in Afghanistan e fare in modo che "gli afgani, una volta che ce ne saremo andati, siano in grado di proseguire con le proprie forze". I risultati "fin qui ottenuti", sottolinea il premier, "sono la dimostrazione dell'opportunità di perseverare e portare a compimento la nostra missione".

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