
Approfittando delle distanze di questi giorni tra Lega e Pdl, il leader del Pd propone al Carroccio una spinta alla realizzazione del 'vero federalismo', a condizione di "staccare la spina" a Berlusconi. E parla di un "patto tra le forze popolari"
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Un insolito feeling tra il Carroccio e il Pd. Questo quanto emerge dalle colonne de il quotidiano la Padania. Il segretario del Pd Bersani ha infatti trovato ospitalità sul quotidiano leghista, che lo ha intervistato su federalismo e immigrazione. E il leader del centrosinistra non ha tradito le attese leghiste: dopo giorni di intenso corteggiamento a distanza, durante i quali ha ammonito il partito di Umberto Bossi che con Berlusconi non avrebbe mai realizzato il vero federalismo (al Cavaliere - è stato il leit motiv di Bersani - servite solo come stampella per tenere in piedi il governo), il segretario del Pd ha teso la mano al Senatur direttamente dalle pagine del quotidiano verde. Bersani ha in sostanza sfidato la Lega a realizzare un 'patto a due' (Lega e Pd) per realizzare il 'vero federalismo'. Con la pregiudiziale per la Lega di staccare la spina del governo Berlusconi ('non si può sacrificare tutto, ossia la riforma chiave, in nome di Ruby', ha osservato Bersani).
"Facciamo un patto per il federalismo" è proprio il titolo con cui la Padania presenta l'intervista. Il segretario del Pd parla di un "patto tra forze popolari" per cambiare l'Italia. E l'invito che Bersani fa a Bossi è quello di "guardare oltre Berlusconi e nel contempo preservare la prospettiva autonomista, perché in queste condizioni rischiamo di fare un cattivo federalismo".
"Pur con posizioni diverse - aggiunge il segretario del partito democratico - e anche alternative, ci sono due vere forze autonomiste nel nostro Paese: il Pd e la Lega". Ed è il Carroccio "a tenere attaccata oggi la spina del governo Berlusconi". "Le forze politiche - dice Bersani - forniscano una larga disponibilità. Va anche bene che il Governo rimanga nell'ambito del centrodestra. Assicureremo un'opposizione propositiva. Ripeto, garantisco personalmente per me e per il mio partito: il processo federalista deve andare avanti e giungere a compimento".
Musica per le orecchie leghiste. Ma non basta, Bersani è stato oltremodo generoso e, affrontando l'emergenza immigrazione ha fatto sapere (rivolto direttamente a Maroni) che il Pd appoggerà il ministro dell'Interno "nella sua richiesta di maggiore condivisione europea di fronte all'emergenza in Nord Africa". "So che la Lega non e' razzista - ha detto un suadente Bersani - e appoggeremo Maroni nella sua richiesta di maggiore condivisione europea di fronte all'emergenza".
La sirena-Bersani, dunque sta solleticando le orecchie leghiste, allarmando il premier e la sua compagine, tanto più che nelle ultime ore si è registrata una certa accelerazione del dibattito sul voto anticipato (in cui si è inserito anche il Colle). E si sa che le opposizioni stanno mettendo a punto la loro strategia per un fronte comune a favore delle urne. Mentre la Lega appare sempre combattuta tra l'incasso elettorale subito e la realizzazione del federalismo.
Di certo però, nella giornata di lunedì 14 febbraio si è registrata una certa freddezza tra Carroccio e Pdl: mentre Berlusconi pronosticava soddisfatto un imminente allargamento della maggioranza a 325 parlamentari alla Camera, la Lega (che peraltro ha taciuto tutto il giorno) si è fatta sentire con Roberto Calderoli solo per raffreddare l'entusiasmo del premier: 325? meglio 330 così blindiamo anche tutte le commissioni e non corriamo rischi, altrimenti - ha sentenziato il ministro - meglio andare al voto.
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