Fli, appena nato già si spacca. Senatori contro Fini

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Dopo i contrasti sulla scelta del tandem Bocchino-Della Vedova ai vertici del partito, nel pomeriggio le dimissioni del capogruppo Pasquale Viespoli. Dopo 10 minuti, i colleghi lo riconfermano e lanciano un avvertimento al leader. Ma Fini è irremovibile

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Mugugni, malcontento, spaccature. Dimissioni minacciate, presentate, ritirate con riserva. Falchi contro colombe. Senatori e deputati in allarme. Eurodeputati preoccupati. A poco più di 48 ore dalla fine dell’Assemblea costituente, Futuro e libertà dà di sé già l’immagine di un partito spaccato. A guidare le truppe 'dissidenti', Pasquale Viespoli e Adolfo Urso, che esprimono tutto il malcontento delle 'colombe' di fronte alla scelta di Gianfranco Fini di mettere alla guida del partito il falco Italo Bocchino (vicepresidente) e il suo fedelissimo Benedetto Della Vedova, ex radicale (capogruppo alla Camera, al posto dello stesso Bocchino).

Il senatore Pasquale Viespoli sembra pronto a lasciare il partito quando, nel pomeriggio di martedì, rassegna le dimissioni dalla guida del gruppo al Senato che detiene fin dalla nascita della formazione finiana. Ma neanche un quarto d’ora dopo arriva la nota dei 10 senatori di Fli, che annunciano di averlo rieletto “con il mandato unanime di assicurare il posizionamento politico nel centrodestra”. Un chiaro messaggio a Fini: il gruppo si muove in autonomia rispetto al partito e mostra di non gradire la scelta fatta dal presidente per il vertice. Ma Fini li gela: “La linea politica è inequivocabile: Fli vuole rifondare il centrodestra e l'organigramma è in linea con questa volontà – sono le parole che trapelano - Quindi non cambia nulla, perchè giudico infondati i rilievi. Trovino argomenti più consistenti”.

Altro che tregua, dunque. Non accennano a placarsi le ire degli scontenti. Restano i malumori di tanti, iniziati già alla fiera di Rho, dove si è svolta l'Assemblea. Attorno al nome di Bocchino come vicepresidente, le perplessità sono emerse da subito. Ma alla fine un sia pur labile compromesso sembrava trovato con l'affiancamento alla guida del gruppo alla Camera del moderato Adolfo Urso, già coordinatore nella fase costituente. Domenica pomeriggio, però, Fini ha sparigliato le carte e scelto alla testa dei deputati Della Vedova, lasciando ad Urso il ruolo di portavoce. Apriti cielo. Urso e Viespoli hanno espresso subito, non appena scesi dall'aereo a Roma, il loro "sconcerto". Anche l'ex ministro Andrea Ronchi si è mostrato contrariato. Più d'uno ha ventilato le dimissioni. Gli eurodeputati hanno convocato una riunione d'urgenza ed espresso la loro "preoccupazione".

Ma Fini non sembra voler fare concessioni, nonostante basti anche la defezione di un solo senatore per far venire meno il gruppo di Fli a palazzo Madama (al momento i componenti sono 10, il numero minimo). I senatori restano dunque sul piede di guerra. Chiedono a Viespoli di farsi garante per loro, condividendo la sua posizione critica rispetto alle decisioni di Fini. "C'è una chiara ed evidente diversità tra la linea politica emersa dall'Assemblea Costituente di Fli, cioè quella di un chiaro collocamento a centrodestra - spiega il riconfermato capogruppo - e gli organigrammi indicati, che rischiano di veicolare politiche diverse".

Intanto, su Internet la base mugugna. E anche sulla pagina Facebook di Generazione Italia, il movimento nato da un'iniziativa di Italo Bocchino, più d'uno protesta: "Che delusione le polemicuccie sulle poltroncine da vecchio Psdi...io sognavo qualcos'altro sinceramente!", "Fuori dai denti: questi colonnelli, queste loro diatribe per le cariche, per la visibilità, per l'invidia personale, mi, e spero ci hanno, proprio stancato. Che errore, presidente Fini, non essersi dimesso per prendere in mano il FLI e lasciarlo in mano a codesti politicanti...".

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