Governo a caccia di voti per la fiducia

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Berlusconi è ottimista, ma Fini assicura: non avrà l'ok della Camera. Scilipoti (Idv) e Calearo (Gruppo Misto) verso il sì. La Svp si asterrà. Bocchino: siamo sempre 316 a 311. E aggiunge: "Se il premier si dimette, reincarico possibile entro 72 ore "

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Nelle aule di palazzo si scatena la guerra di numeri in vista del voto di fiducia alla Camera del 14 dicembre. E mentre il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si dice ottimista, il leader di Futuro e Libertà Gianfranco Fini ribadisce la sua posizione: il premier non otterrà l'ok da Montecitorio e dovrebbe dimettersi prima del voto.
Insomma, è sempre muro contro muro fra Pdl e Fli. Anche se il partito del presidente della Camera sarebbe favorevole al Berlusconi-bis.
L'asticella di Gianfranco Fini, infatti, si abbassa sempre più arrivando a proporre una crisi pilotata. Ovvero, prima le dimissioni e poi un successivo "reincarico in 72 ore" a Silvio Berlusconi; proposta che però il Cavaliere, per nulla intenzionato a dimettersi, giudica ancora insufficiente per chiudere un'intesa che scongiuri il rischio di elezioni anticipate.

Per conoscere i destini politici del Paese, la cui attesa è ormai da "giorno del giudizio", non resta dunque che aspettare il 14 vivendosi ciò che resta nella più completa incertezza tra disegni di scenari alternativi di rilancio della compagine di governo o di crisi con lo spettro del voto anticipato.
"Vedremo insieme come andrà a finire", ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e ha aggiunto: "Nessuno può prevedere il futuro".

I numeri di Berlusconi - Sulla carta, al momento Pdl e Lega nonostante il soccorso dei Repubblicani di Nucara, dell'Alleanza di Centro di Pionati e della pattuglia dei Popolari per l'Italia di Domani di Romano e di Noi Sud di Iannaccone (fuoriusciti da Mpa e Udc) si fermano a quota 307, non lontano ma neanche vicino alla vetta dei 316 voti necessari per incassare la fiducia.
Berlusconi quindi deve pescare nella 'zona grigia' del gruppo Misto non ancora schierato che conta una quindicina di deputati, corteggiatissimi da tutti, sperando anche in defezioni all' ultimo di qualche finiano, come nel caso del deputato Giampiero Catone o di qualche deputato dell' opposizione.

Domenico Scilipoti e Massimo Calearo verso il sì alla fiducia - Intanto sembra che il pressing degli uomini del Cavaliere stia dando frutti e la zona degli indecisi, che potrebbero optare per un sostegno al governo sembra allargarsi. C'è grande attesa infatti per la conferenza stampa, prevista per giovedì 9 dicembre a Montecitorio del deputato dell'Idv Domenico Scilipoti, (medico di Patti, in provincia di Messina), insieme ai deputati del gruppo Misto Massimo Calearo, (imprenditore veneto uscito dal Pd), e Bruno Cesario (di Portici, anche lui uscito dal Pd e passato all' Api prima di approdare al Misto), che sono annoverati tra gli indecisi che potrebbero correre in soccorso del governo.
A Montecitorio c'è già chi li considera 'patrimonio' della maggioranza. Se giovedì i tre faranno outing per il premier la maggioranza salirà a 311 voti.

Bocchino: siamo almeno 316 a 311 - Cosa ne pensano i finiani, vedono difficoltà in vista del 14 dicembre? Per Italo Bocchino, se anche Scilipoti e Calerao votassero la fiducia al governo, a favore "si diventa 316 a 311", quindi ancora a favore di quelle forze che vogliono sfiduciare il governo. "Di Calearo - aggiunge poi il capogruppo di Futuro e libertà alla Camera - già sapevamo".

La Svp si asterrà - Intanto, la Svp (Sudtirolen Volkspartei), partito leader in Alto Adige, ha deciso che il 14 dicembre, giorno delle votazioni delle mozioni di sfiducia al governo, "si asterrà" e non cederà alle offerte che, eventualmente, venissero fatte ai due deputati che siedono in Parlamento, Brugger e Zeller.
"Noi non facciamo parte di alcun blocco - afferma Luis Durnwalder, presidente della Provincia autonoma di Bolzano, in un'intervista al Corriere della Sera. - Non siamo sinistra e non siamo destra, abbiamo scelto il centro e vogliamo rimanere un partito di minoranza".

C'è anche il toto-malato - In vista del 14 dicembre il centrodestra spera anche nelle defezioni: potrebbero assentarsi per motivi di salute tre deputate in stato interessante: Giulia Bongiorno e Giulia Cosenza (entrambe del Fli) e Federica Mogherini del Pd. "Se Berlusconi spera nella malattia di qualche deputato siamo alla disperazione" aveva detto martedì Gianfranco Fini. Ma oggi anche il 'toto-malato' non può essere ignorato nel disegnare i difficili equilibri politici.

Berlusconi bis? Sì, no, forse - Dal Fli si rilancia l'ipotesi di un Berlusconi bis, che potrebbe concretizzarsi in tempi brevissmi ("anche in 72 ore", assicura il capogruppo finiano alla Camera, Italo Bocchino) sulla base di nuovi impegni sul fronte economico, di un allargamento all'Udc e dell'impegno per una nuova legge elettorale, con soglia per far scattare il premio di maggioranza. Ma il premier non ha alcuna intenzione di lasciare e conferma: senza fiducia si vota. Una linea che piace alla Lega Nord, che con il capogruppo alla Camera, Marco Reguzzoni, sostiene: "Il 14 il Carroccio confermerà il suo voto di fiducia al governo, rispettando in pieno il mandato degli elettori. Per noi non esiste alternativa a un esecutivo guidato da Berlusconi. Rimaniamo ottimisti e fiduciosi: il 14 la manovra di palazzo è destinata a naufragare".

L'opposizione: è ora di voltare pagina -
Dall'opposizione il Pd dice no a un Berlusconi bis:
"Sarebbe un Berlusconi quater - dice il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani - abbiamo già dato. E' ora di voltare pagina. Nel caso ipotetico avvenisse una cosa del genere raddoppieremmo l'opposizione, evidentemente".
Il presidente dei senatori dell'Italia dei valori, Felice Belisario, rileva: "Affidare l'incarico o il reincarico di formare il governo è prerogativa esclusiva del Capo dello Stato, sarà Napolitano a indicare la strada da seguire dopo il voto del 14, perciò ogni pretesa di dargli 'suggerimenti' è assolutamente fuori luogo. Non può esserci spazio per compromessi, il 14 bisogna mandare a casa Berlusconi".




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