Fli lascia il governo. Patto di ferro tra Berlusconi e Bossi

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Nel vertice ad Arcore il premier e il Senatur decidono di approvare rapidamente la finanziaria. Poi la verifica in Parlamento: fiducia o subito il voto. Urso (Fli) inaugura la stagione del terzo polo. Napolitano convoca Fini e Schifani

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Tre ore uno di fronte all'altro, nella villa di Arcore, ma Silvio Berlusconi non cambia idea. Il pressing di Umberto Bossi per ragionare sull'ipotesi di una crisi pilotata non lo convince. Meglio andare avanti con la Finanziaria e poi portare la crisi in Parlamento. Della serie fiducia o voto, magari solo alla Camera come ipotizzato, piuttosto che rischiare di essere impallinato dai finiani che lo vogliono mettere da parte. Il Carroccio si allinea confermando l'asse con il presidente del Consiglio.

Berlusconi e Bossi, analizzando la situazione politica dopo la decisione di Fli di lasciare gli incarichi nel governo, hanno stabilito dunque deciso di proseguire con questo esecutivo. "L'incontro tra la Lega di Umberto Bossi e il Pdl di Silvio Berlusconi ha, innanzitutto, escluso la possibilità di un governo diverso da quello attuale" ha detto il ministro dei Beni Culturali e uno dei coordinatori del Pdl Sandro Bondi. E ha aggiunto: "Nella riunione ad Arcore è stata ribadita la necessità di approvare celermente la legge di stabilità nell'interesse del Paese, dopodiché la parola passa al Parlamento per la fiducia al governo”.
Se non ci fosse la fiducia, ha spiegato il coordinatore Pdl Ignazio La Russa,  l'ipotesi è quella di ribadire con forza la nostra richiesta di elezioni anticipate perché se il governo non avesse i numeri per andare avanti, la parola deve tornare agli elettori".

All'incontro, durato poco più di un’ora, erano presenti anche i tre coordinatori nazionali del Pdl (Ignazio La Russa, Sandro Bondi e Denis Verdini) oltre che il Guardasigilli Angelino Alfano. Per la parte leghista, Bossi era accompagnato dai ministri Roberto Maroni e Roberto Calderoli, oltre che dal governatore piemontese Roberto Cota, dal presidente dei deputati Marco Reguzzoni, dal segretario lombardo Giancarlo Giorgetti e dal figlio Renzo Bossi.

Il vertice arriva al termine di una giornata iniziata con lo strappo definitivo di Fli. "Le dimissioni irrevocabili degli esponenti di Fli al governo", come annunciato dal coordinatore
di Futuro e libertà, Adolfo Urso.

Per martedì 16 novembre, intanto, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha convocato un incontro al Colle con Renato Schifani e Gianfranco Fini. Il tema della discussione il complicatissimo calendario parlamentare. Innanzitutto, c'e' da portare a termine la discussione sulla manovra economica e poi decidere la calendarizzazione delle mozioni, quella di sfiducia al governo presentata dai capigruppo di Pd e Idv a Montecitorio e la mozione a sostegno dell'esecutivo messa a punto dal Pdl al Senato.
Il Capo dello Stato chiede priorità assoluta per la legge di bilancio e conferma le sue prerogative ( come il decidere sul da farsi) nel caso in cui la crisi di governo venga formalizzata dopo i voti sulle mozioni.

Nel frattempo, a tenere banco nelle file di maggioranza e dell'opposizione sono i possibili scenari che si aprono una volta che il Parlamento darà il via libera alla Finanziaria. Il capogruppo di Fli alla Camera, Italo Bocchino, parla di un esecutivo di "di responsabilità nazionale, allargato all'opposizione", ma Futuro e liberta' spazia guardando ancora oltre. Carmelo Briguglio infatti non esclude la possibilità di "un'alleanza costituzionale, un patto per l'Italia chiamato a fondare la Terza Repubblica" coinvolgendo magari settori del Pdl e della Lega.
Il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini chiede al Cavaliere di "dimettersi" prima del voto di sfiducia visto che "l'esecutivo ha finito la sua corsa". Una richiesta, quella del leader centrista, rispedita al mittente dal diretto interessato.


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