Berlusconi: "Dopo la finanziaria chiederò la fiducia"

Politica
Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi
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Il presidente del Consiglio scrive a Schifani e Fini e annuncia la volontà di presentarsi prima al Senato e poi alla Camera. Soddisfazione dal Quirinale. Casini: "Niente melina sulla manovra economica". Fli: "Governo a rischio anche a Palazzo Madama"

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Tornato da Seul Silvio Berlusconi ha deciso di rompere gli indugi e ha scritto ai presidenti di Camera e Senato per annunciare che, dopo l'approvazione della finanziaria, andrà in aula per chiedere la fiducia. Sapendo però di poter contare su un risultato più sicuro alla camera alta il premier ha intenzione di andare prima al Senato e poi alla Camera per verificare se disponga ancora di una maggioranza. Nella lettera inviata ai due presidenti il Capo del Governo dichiara la sua intenzione di "rendere comunicazioni presso il Senato della Repubblica sulla situazione politica - anche alla luce del preannunciato ritiro della componente di Futuro e Libertà per l'Italia dal Governo da me presieduto - immediatamente dopo la definitiva approvazione della Legge di stabilità e del bilancio dello Stato. Adempimenti,questi ultimi," - continua Berlusconi ricordando il richiamo di Napolitano - " la cui inderogabile necessità ai fini di una positiva stabilizzazione del nostro quadro economico e finanziario è stata da più parti, anche in modo estremamente autorevole, sottolineata".

"Su tali comunicazioni - prosegue la lettera del Premier - il Governo ha intenzione di verificare il permanere del rapporto di fiducia da parte del Senato e, immediatamente dopo, da parte della Camera dei deputati". "La richiesta che avanzo - aggiunge il Presidente del Consiglio - tiene naturalmente conto del fatto che le mie ultime comunicazioni sulla situazione politica - con relativa richiesta del voto di fiducia - vennero da me rese in data 29 settembre prima presso la Camera dei deputati e quindi, il giorno successivo, presso il Senato della Repubblica".

Soddisfazione dal Presidente della Repubblica - Al Quirinale si osserva con soddisfazione che tutte le forze politiche convengano sulla necessità di approvare la finanziaria.  Il Quirinale ricorda che l'approvazione della Finanziaria fu considerata una priorità anche  "nelle vicende di fine anno 1994". Il riferimento è alla crisi del primo governo Berlusconi, che fu formalizzata dopo il si' alla Finanziaria e  che porto' alla nascita del governo Dini

Casini: "No a melina su finanziaria" - "Apprezzo il proposito di Berlusconi di venire in Parlamento subito dopo l'approvazione della Finanziaria" afferma il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini. "I gruppi dell'opposizione - aggiunge - chiederanno che la manovra venga approvata anche al Senato nel giro di una settimana, perché una melina sul provvedimento sarebbe una follia". "Esprimiamo la nostra disponibilità - ha proseguito Casini - e vedremo se la maggioranza a quel punto terrà ferma la Finanziaria solo per perdere tempo. Sarebbe una follia perché nel Paese c'è la necessità che venga subito approvata".

Sconcerto di Franceschini
- Il capogruppo del Pd alla camera esprime però tutta la sua sopresa nell'apprendere che il premier andrà prima al Senato. "La lettera con cui il presidente Berlusconi immagina di decidere da solo il percorso parlamentare delle prossime settimane - dice Franceschini - è insieme il tentativo disperato e tardivo di evitare la mozione di sfiducia alla Camera e al tempo stesso una grave scorrettezza istituzionale. Non si e' mai visto che di fronte a una mozione di sfiducia formalmente depositata in base all'art. 94 della Costituzione in una Camera, il presidente del Consiglio possa decidere di andare a chiedere la fiducia nell'altra. I regolamenti parlamentari e la Costituzione, anche se lui non lo ha mai capito, valgono anche per lui".

Fli: "Il governo rischia anche al Senato"
-  "Al Senato i giochi sono tutt'altro che chiusi" dice Fabio Granata commentando la decisione del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, di porre la questione di fiducia a Palazzo Madama e successivamente alla Camera. "Quanto alla finanziaria il nostro senso di responsabilità - aggiunge il Deputato siciliano - ci invita a confermare la nostra disponibilità ed apertura al confronto a differenza di chi anche nel Pdl proponeva formule strampalate come quelle dello scioglimento di una delle due Camere. In ogni caso lunedì ritireremo la delegazione di Fli dal governo".

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