Una nuova ordinanza per il decoro nel Comune di Scinea (Venezia), multa chi passeggia in costume e chi fa accattonaggio. Ma il sindaco, targato Pd, è solo l'ultimo di una lunga serie di "sceriffi" di sinistra: da Sergio Cofferati a Vincenzo De Luca
Multati lavavetri, venditori di rose, rovistatori tra i rifiuti e parcheggiatori abusivi. Stop all’accattonaggio. Basta all’elemosina fuori dalle chiese. Vietato passeggiare in costume e in abiti succinti o bagnarsi in laghetti e fontane nei mesi caldi dell’anno. A Spinea, Comune di quasi 27 mila anime in provincia di Venezia, la sicurezza e il decoro si declinano così. Con un nuovo regolamento di polizia urbana, approvato all’unanimità la scorsa settimana dal Consiglio comunale. Farina del sacco della destra legalitaria? O della Lega, che con Giancarlo Gentilini vanta a Treviso il padre di tutti i sindaci sceriffi, che già nel ’97 toglieva le panchine, pur di impedire agli immigrati di bivaccare? Niente di tutto ciò: lo “sceriffo” di Spinea, racconta il quotidiano “la Nuova di Venezia”, è un sindaco del Partito democratico, Silvano Checchin. E la sua iniziativa non manca di sollevare polemiche nel centrosinistra.
“Lascio la stella di sceriffo alla Lega”, risponde il primo cittadino di Spinea al quotidiano. E in un comunicato spiega che la “repressione” è solo “un aspetto marginale di un percorso ampio e partecipato di promozione della città nel suo complesso”. Ma è nutrita ormai la rassegna degli illustri predecessori che dalle file del centrosinistra, una volta prese le redini di un Municipio, hanno deciso di usare il pugno duro sui temi della sicurezza. Rifiutando però quasi sempre la stelletta di “sceriffo”.
Ultima in ordine di tempo, il sindaco di Genova Marta Vincenzi: “Sono contraria a sindaci-sceriffi e ordinanze – ha premesso – ma la prostituzione in alcune zone della città ha assunto proporzioni preoccupanti”. E così a fine di agosto Vincenzi ha presentato un’ordinanza che impone una multa di 200 euro su ogni “bocca di rosa” e ogni suo cliente che siano scoperti “in luogo pubblico, aperto o visibile al pubblico” a “prostituirsi”, “contrattare prestazioni sessuali” o anche “effettuare brevi fermate” con la macchina “per chiedere informazioni utili a prestazioni sessuali”.
Prima della Vincenzi, avevano indossato (e puntualmente rinnegato) la divisa da sceriffo altri due primi cittadini simbolo del centrosinistra: Flavio Zanonato (“sono un sindaco e basta”) e l’ex segretario della Cgil Sergio Cofferati (“ma una volta gli sceriffi non erano buoni?”). Zanonato, confermato nel 2009 sindaco di Padova, ha comminato multe da 500 euro ai clienti delle prostitute, ma soprattutto ha innalzato il famigerato muro “antispaccio” di via Anelli. Intanto Cofferati, passato adesso all'Europarlamento, portava avanti la sua battaglia al degrado tra i portici bolognesi, attirando su di se’ sonore proteste.
Molto più a loro agio con l’appellativo di “sceriffo” sono invece apparsi l’ex assessore di Firenze (ed ex ds) Graziano Cioni, artefice nel 2007 di un’ordinanza anti-lavavetri che introduceva l'arresto fino a tre mesi, e il sindaco di Salerno Vincenzo De Luca. Quest'ultimo, in particolare, i modi decisi non li nasconde tuttora, nelle interviste alle televisioni locali in cui non si fa remore a definire “imbecilli” gli imbrattatori e piccoli delinquenti che attentano al decoro della sua città. Ma la fama anche oltre i confini di Salerno l'ha conquistata per aver dotato nel 2006 i vigili urbani di manganello e per i suoi blitz insieme alla municipale contro la prostituzione in strada e i vu cumpra’. Le cronache non mentono: De Luca una volta è finito in ospedale, per colpa di una prostituta romena che, evidentemente arrabbiata, è arrivata a spaccare gli occhiali al suo sindaco sceriffo.
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