Nuovo monito del presidente della Camera in materia di giustizia. Sì alla carriere separate ma no alla dipendenza delle toghe dall'esecutivo. La risposta a distanza del premier: "Il problema pesa come un macigno sulla nostra vita democratica"
Fini, Berlusconi e il Pdl. LE FOTO
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Gianfranco Fini alla festa di Mirabello: TUTTI I VIDEO
Il presidente della Camera Gianfranco Fini lancia un nuovo monito in materia di giustizia e mette in guardia dal ritorno alla "soggezione dei pm" al governo.
"Sarebbe un grave errore ritornare alla soggezione del pubblico ministero all'esecutivo come ai tempi del regime fascista", ha detto la terza carica dello Stato intervenendo a un convegno sulla giustizia a Bari. "L'importante è non rinunciare all'indipendenza della magistratura, anche relativamente ai pubblici ministeri. Dunque, carriere separate sì, ma mai assoggettamento dei pubblici ministeri all'esecutivo!", ha proseguito il presidente della Camera.
Questa settimana Fini, che nei mesi scorsi si è staccato dal Pdl per dare vita a Fli, ha detto che sul tema della giustizia si rischia la crisi di governo.
La lentezza è il male più grave - Nel suo intervento ha sottolineato che il male più grave della giustizia italiana è la lentezza: "Se il processo è lento, anche la certezza della pena è minata alla radice. Non raramente, infatti, la lentezza del processo determina prescrizioni, per non parlare di provvedimenti vari di clemenza sempre in agguato".
Al fine di velocizzare la giustizia, quella penale in particolare, Fini si dice favorevole alla
semplificazione del processo, ma precisa che la strada maestra dev'essere quella di stanziare più risorse finanziarie: "Risparmiare sulla giustizia non è certo un lusso che si può permettere un paese civile".
"Con maggiori risorse finanziarie, perché questa è la priorità, si potrebbe, in primo luogo,
incrementare il numero dei magistrati, perché non è vero che il loro numero attuale è sufficiente. In secondo luogo, si potrebbero migliorare le dotazioni, i mezzi e gli edifici a disposizione dei magistrati per svolgere meglio il loro lavoro".
Fini ha quindi precisato che "poi, ma solo poi" sarebbe opportuno realizzare la separazione delle carriere fra magistrati requirenti e giudicanti, "per migliorare la fiducia da parte dei cittadini nei confronti dei magistrati e per dare effettiva ed ulteriore attuazione al 'giusto processo'".
Intanto a Bruxelles Silvio Berlusconi, oltre che del caso Ruby , parla del "problema della giustizia" che, dice, "pesa come un macigno sulla nostra vita democratica". E annuncia: "Ne parliamo quando affronteremo il problema in Italia, nel mio intervento in Parlamento con il quale chiarirò la nostra posizione su un problema attuale" (guarda il video in basso).
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Il presidente della Camera Gianfranco Fini lancia un nuovo monito in materia di giustizia e mette in guardia dal ritorno alla "soggezione dei pm" al governo.
"Sarebbe un grave errore ritornare alla soggezione del pubblico ministero all'esecutivo come ai tempi del regime fascista", ha detto la terza carica dello Stato intervenendo a un convegno sulla giustizia a Bari. "L'importante è non rinunciare all'indipendenza della magistratura, anche relativamente ai pubblici ministeri. Dunque, carriere separate sì, ma mai assoggettamento dei pubblici ministeri all'esecutivo!", ha proseguito il presidente della Camera.
Questa settimana Fini, che nei mesi scorsi si è staccato dal Pdl per dare vita a Fli, ha detto che sul tema della giustizia si rischia la crisi di governo.
La lentezza è il male più grave - Nel suo intervento ha sottolineato che il male più grave della giustizia italiana è la lentezza: "Se il processo è lento, anche la certezza della pena è minata alla radice. Non raramente, infatti, la lentezza del processo determina prescrizioni, per non parlare di provvedimenti vari di clemenza sempre in agguato".
Al fine di velocizzare la giustizia, quella penale in particolare, Fini si dice favorevole alla
semplificazione del processo, ma precisa che la strada maestra dev'essere quella di stanziare più risorse finanziarie: "Risparmiare sulla giustizia non è certo un lusso che si può permettere un paese civile".
"Con maggiori risorse finanziarie, perché questa è la priorità, si potrebbe, in primo luogo,
incrementare il numero dei magistrati, perché non è vero che il loro numero attuale è sufficiente. In secondo luogo, si potrebbero migliorare le dotazioni, i mezzi e gli edifici a disposizione dei magistrati per svolgere meglio il loro lavoro".
Fini ha quindi precisato che "poi, ma solo poi" sarebbe opportuno realizzare la separazione delle carriere fra magistrati requirenti e giudicanti, "per migliorare la fiducia da parte dei cittadini nei confronti dei magistrati e per dare effettiva ed ulteriore attuazione al 'giusto processo'".
Intanto a Bruxelles Silvio Berlusconi, oltre che del caso Ruby , parla del "problema della giustizia" che, dice, "pesa come un macigno sulla nostra vita democratica". E annuncia: "Ne parliamo quando affronteremo il problema in Italia, nel mio intervento in Parlamento con il quale chiarirò la nostra posizione su un problema attuale" (guarda il video in basso).