Dai finiani sì al Lodo Alfano "solo se non è reiterabile"

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Futuro e libertà avverte gli alleati, dettando le sue condizioni sul disegno di legge costituzionale. Di Pietro: "Un obbrobrio giuridico". Finocchiaro (Pd): "Non lo voteremo mai"

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Pdl, c’eravamo tanto amati

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La riforma della giustizia non è all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri di venerdì 29 ottobre. Annunciato la scorsa settimana dallo stesso Silvio Berlusconi, il progetto non figura almeno nel "menù" della convocazione ufficiale e, del resto, lo stesso presidente del Consiglio quel giorno sarà a Bruxelles alle prese con un delicato Consiglio europeo.
Resta invece in campo il confronto sul Lodo Alfano, con Futuro e libertà che subordina il suo sì alla non reiterabilità della misura, cioé alla possibilità di ricorrere una sola volta allo "scudo" sui procedimenti in corso, ma con segnali che puntellano, pur nelle difficoltà, la strada del dialogo.
Fuoco di sbarramento da Fabio Granata, che ricorre a un gioco di parole sul nome della formazione finiana per avvertire che "un voto sbagliato su temi divaricanti potrebbe gravemente danneggiare, se non compromettere il nostro percorso di avvicinamento al nuovo soggetto politico, lasciandoci senza futuro".
E' proprio alla riforma della giustizia che l'esponente finiano torna invece per rilevare che "bisogna che ci sia senso di responsabilità da parte di tutti, perché c'è il serio e concreto rischio della crisi di governo".
Toni che provocano la reazione del Pdl, ma anche da parte di Fli. "Leggo ed ascolto opinioni di voto sul Lodo Alfano da parte di alcuni deputati Fli. Si tratta di contributi personali quanto utili. Tuttavia la reiterazione delle dichiarazioni rischia di apparire da una parte espressione di incontinenza mediatica e dall'altra un'interpretazione creativa-evolutiva del bicameralismo, per cui su un provvedimento all'esame dell'altro lato del Parlamento si vota in prima lettura a mezzo stampa e poi nell'aula di appartenenza".
E' la bacchettata del capogruppo al Senato di Futuro e Liberta' per l'Italia, Pasquale Viespoli, che rivendica come "con i colleghi del Senato, nella responsabilita' del silenzio, con discrezione ma con determinazione, siamo invece impegnati a tutelare le regole del bicameralismo e il valore dell'autonomia nel rispetto dei ruoli". Ed e' poi il capogruppo Pdl alla Camera ad annunciare che "la maggioranza in Senato ha trovato l'accordo su un testo che credo verrà confermato alla Camera, e da questo punto di vista c'e' stato un consolidamento della maggioranza". T
anto importante, questa intesa, da "superare le dichiarazioni" di Fini su una possibile crisi sulla giustizia. Di tutt'altro tono il ragionamento di Antonio Di Pietro: "Il lodo Alfano è un obbrobrio giuridico, politico e morale, che non puo' trovare spazio in uno Stato di diritto. Non ci sono emendamenti che lo possano rattoppare: va buttato al cesso".

L'opposizione: "Un obbrobrio giuridico" - Dall'opposizione invece permane la chiusura più netta. "Questo Lodo Alfano, anche se costituzionale, reiterabile o non reiterabile che sia, è  non solo l'ennesimo salvacondotto che il presidente Berlusconi chiede per se  stesso ma davvero, come peraltro la stessa lettera del Presidente  della Repubblica in un certo senso dimostra, è anche uno  sconquasso ulteriore al nostro sistema costituzionale" ha detto  presidente dei senatori Pd, Anna Finocchiaro "Il nostro - ha spiegato - è un 'no mai e in nessun caso' perché è sbagliata l'idea in sè".
Di "un obbrobrio giuridico, politico e morale, che non può trovare spazio in uno Stato di diritto", parla il leader dell'Italia dei valori Antonio Di Pietro, che con un linguaggio colorito dice: "Non ci sono emendamenti che lo possano rattoppare: va buttato al cesso".

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