Ddl Gelmini: mancano i soldi, slitta l'esame alla Camera

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La discussione in aula è stata rinviata in attesa del parere della commissione Bilancio. Alt della Ragioneria dello Stato all'assunzione di 9mila ricercatori. Il ministro dell'Istruzione: "Tocca al Tesoro valutare la copertura"

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Slitta l'inizio della discussione generale sulla riforma dell'Università in Aula alla Camera. Lo ha deciso la conferenza dei Capigruppo di Montecitorio dato che sul testo manca ancora il parere della commissione Bilancio. Dopo una riunione tra i ministri di Istruzione e Economia e la maggioranza si è deciso di rinviare a dopo la sessione di bilancio l'esame della riforma.

Lo stop della Ragioneria dello Stato - In commissione Bilancio i tempi si sono allungati innanzitutto per problemi di copertura: sul parere pesa infatti la stroncatura di alcuni emendamenti fatta dalla Ragioneria dello Stato e, in particolare, l'alt sulla norma che prevede l'assunzione di 9mila ricercatori, per la quale sarebbe necessaria una relazione tecnica che dimostri "la congruità degli oneri indicati".

Sullo stesso emendamento, parere negativo è arrivato dal Tesoro anche alle modifiche approvate dalla commissione Cultura della Camera che "determinano effetti finanziari negativi tali da pregiudicare la stabilità dei conti di finanza pubblica".

Pd: "False promesse" - Le bugie hanno le gambe corte. Dopo aver impegnato per una settimana Parlamento e mondo dell'università a discutere di un emendamento sui ricercatori comunque del tutto insufficiente, oggi abbiamo avuto l'ennesima riprova che delle promesse del governo in fatto di risorse per l'università non ci si può minimamente fidare" è l'attacco al governo di Marco Meloni, responsabile Pd Università e Ricerca.

Fli: "Garanzie per i ricercatori" - Determinati a trovare la copertura per le assunzioni dei ricercatori, i deputati di Fli. "Nell'ambito della riforma universitaria, grazie agli emendamenti presentati dai parlamentari di Futuro e Libertà per l'Italia e accolti dal governo, abbiamo garantito un'opportuna apertura alle legittime istanze dei ricercatori e dei professori assicurando un adeguato piano di assunzioni e il ripristino degli scatti meritocratici" dichiarano in una nota  Italo Bocchino, Fabio Granata e Giuseppe Valditara". "Qualora dovessero mancare le risorse finanziarie - continuano - siamo pronti a ripresentare in Aula tutti gli emendamenti necessari a garantire  alla ricerca universitaria e ai giovani docenti una prospettiva certa, e l'effettivo riconoscimento della meritocrazia nell'università italiana".

Bossi: "Soldi alla ricerca o alle bombe" - Sulla mancanza dei fondi è intervenuto anche il ministro delle Riforme Umberto Bossi. "O diamo i soldi all'Università o li diamo alle bombe. E' una bella scelta" ha commentato Bossi con i giornalisti, annuendo poi quando una parlamentare della Lega si è detta favorevole a che i soldi vadano alla ricerca.

Gelmini: "Ministero Economia valuti copertura" - "Accolgo positivamente il fatto che il centrodestra ritenga l'università una priorità. Arrivati a questo punto, ha ragione la maggioranza quando chiede di legare e contestualizzare le riforme alle risorse". Il commento al rinvio del ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini. "Il Miur ha presentato una riforma, moderna e innovativa, che ha l'ambizione di rilanciare l'università  italiana - ha detto ancora - ora tocca al Parlamento approvarla e al ministero dell'Economia valutarne la copertura".

La telefonata del premier - Secondo fonti parlamentari della maggioranza, poi, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi avrebbe rassicurato personalmente con una telefonata il titolare del ministero dell'Istruzione sul fatto che la riforma degli atenei si farà. La Gelmini, che secondo le stesse fonti sarebbe decisamente contrariata per il rinvio a causa dei problemi di copertura della riforma, non avrebbe però ricevuto garanzie sui tempi.

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