Unità d'Italia: il 17 marzo non sarà festa nazionale

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Giuliano Amato denuncia il declassamento sul calendario del giorno in cui fu proclamata l'unificazione a semplice "solennità civile". E spiega che è opera del governo. FareFuturo rilancia: "Basta abbassare un attimo l'attenzione..."

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Cancellata dal calendario. Declassata da “festa nazionale” a “solennità civile”. Niente uffici chiusi, niente vacanza a scuola, niente gente in strada per partecipare alle celebrazioni. La data del 17 marzo rischia di passare inosservata. Anche nel 2011, quando ricorrono i 150 anni da quel giorno del 1861 in cui, con la proclamazione del Regno d’Italia, fu suggellata l’unità nazionale.

A lanciare l’allarme è Giuliano Amato, presidente del Comitato dei garanti per le celebrazioni del 150esimo anniversario dell’unità. “Viene gabbato lo santo prima di fare la festa”, dice in un articolo pubblicato da la Repubblica. E il perché è presto detto.

Come auspicato da più parti, a giugno in Parlamento viene infatti approvata una norma che proclama per il 17 marzo del 2011 (ma non per gli anni successivi) la festa nazionale. “Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ribadisce la necessità di attribuire un alto valore politico alle celebrazioni dell’unità”, dice il ministro della Cultura Sandro Bondi nell’annunciare come iniziativa del governo l’istituzione della festività. E in effetti tutto sembra andare liscio. La norma ad hoc viene inserita nel decreto sulle Fondazioni liriche a metà giugno e a fine mese è già in vigore. Neanche la Lega, che a più riprese è tornata a criticare le celebrazioni, oppone grande resistenza e semplicemente si astiene.

Tutto ok? No. Perché gli uffici della Camera, nel mettere a punto le festività del 2011, si accorgono che il 17 marzo è semplice una “solennità civile”, non una “festa nazionale” (niente vacanza per lavoratori e studenti, per intenderci). E allora cosa è successo? Amato a la Repubblica spiega: “L’articolo della legge che istituisce la festa del 17 marzo avrebbe dovuto contenere un esplicito richiamo a una legge del 1949”, per essere efficace. “Questo richiamo ora manca, però c’era quando è stata scritta la legge. Il richiamo è stato tolto in una fase successiva, su richiesta di Giuseppe Vegas, viceministro dell’Economia e finanze”. Insomma, sarebbe stato il governo a eliminare la norma e la festa.

L’episodio promette di sollevare polemiche e di creare forse qualche problema nella stessa maggioranza. L’allarme di Amato è stato infatti subito rilanciato dal magazine della fondazione FareFuturo, vicina a Gianfranco Fini. “Basta abbassare un attimo l’attenzione ed ecco che sul centocinquantesimo anniversario ne esce sempre una nuova. Che, il più delle volte, purtroppo non è una buona nuova”, si legge in un articolo. Nel quale si punta il dito contro la Lega, ma anche contro i segnali di un “fenomeno disgregante” che provengono da alcuni esponenti del Pdl.

E così, mentre Amato annuncia la ricerca di una soluzione per rimettere a posto il calendario e ripristinare la festività, arriva l'avvertimento di FareFuturo: “Se l’Unità d’Italia non è solo una festa, non può essere nemmeno trattata come una barzelletta. Nonostante a qualcuno…”.

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