D'Alema: tocca a Bersani sfidare il premier

Politica
Massimo D'Alema
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"Se vi sono dirigenti del Pd che intendono candidarsi alla guida del governo lo facciano prima alla segreteria del partito”. Poi la stoccata a Vendola: “Fa parte di quella sinistra che ha costituito il problema maggiore per Prodi”

"Abbiamo scelto un leader nemmeno un anno fa: indebolirlo, magari mentre si è in vista di possibili elezioni, non mi pare una mossa geniale".
In un' intervista alla Stampa (sfoglia i giornali in video) il presidente del Copasir Massimo D'Alema non usa mezzi termini e rivolge "un appello a rafforzare la leadership" del segretario del Pd Pierluigi Bersani mentre sul tema delle primarie ricorda che "tutti i grandi partiti europei candidano il loro leader alla guida del governo".
"Se vi sono dirigenti del Pd che intendono candidarsi alla guida del governo", continua D'Alema, lo facciano "prima alla segreteria del partito".

Quanto alla possibilità che Nichi Vendola partecipi alle primarie del centrosinistra, l'ex presidente del Consiglio afferma: "che si candidi", anche se "fa parte di quella sinistra che ha costituito il problema maggiore per Prodi. Ha fatto i conti con questo?", chiede.
Tuttavia con il governatore della Puglia, aggiunge D'Alema, "bisogna vedere se è possibile un'alleanza non scontata".
Intanto, "vedremo se e quando si faranno le elezioni - dice il presidente Copasir -. Ma la cosa peggiore sarebbe davvero un governicchio".
Su un punto poi D'Alema si dice d'accordo con l'ex leader del Pd, Walter Veltroni. "Anch'io temo alchimie elettorali che aggirino i problemi del Pd", afferma mentre invita il suo partito a considerare, sui sistemi elettorali, che "pensare a quelli diversi da un certo maggioritario non significa uccidere il Pd".

E un segnale di tregua, dopo le ultime polemiche, sarebbe arrivato anche da Walter Veltroni che, secondo quanto riferito da un articolo del Corriere della Sera, alla riunione di ieri del coordinamento del Pd, avrebbe detto: "Sono d'accordo con Massimo D'Alema". Una segnale di distensione che in molti all'interno del partito, sempre secondo alcune ricostruzioni, interpretano però solo come una mossa tattica.

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