Il Pdl cerca nuovi deputati. Napolitano: stop alle elezioni
PoliticaIl presidente della Repubblica frena su un ritorno anticipato alle urne. Intanto, proseguono i contatti del premier per rendere la maggioranza autosufficiente dai finiani, ma l’Udc siciliano si sfila. Nel Pd, scontro Veltroni-Bersani. LA RASSEGNA STAMPA
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Giorgio Napolitano apprezza l'impegno di Silvio Berlusconi di proseguire nel suo lavoro di governo e avverte che il ricorso alle urne "non è un balsamo per tutte le febbri".
Un doppio messaggio alla maggioranza squassata dalle divisioni: il capo dello Stato fa sapere ai "falchi" del centrodestra di non aver gradito le "polemiche allusive" di quanti lo avrebbero voluto con la penna in mano pronto a firmare il decreto di scioglimento delle Camere, dimenticando completamente il valore della stabilità in un momento di grave crisi economica.
Al premier dice invece di averlo preso in parola nel'intenzione di concludere la legislatura, senza ulteriori incertezze che rischiano di pesare sulla credibilità internazionale dell'Italia perché contenimento della spesa pubblica e crescita economica costituiscono un imperativo categorico.
L'intervento di Napolitano cade un po' a sorpresa nel bel mezzo delle trattative in atto per dare vita a un gruppo di "responsabilità nazionale" che dovrebbe rafforzare la maggioranza e sterilizzare in qualche modo il peso dei finiani: e dimostra che, in caso di crisi, il Colle avrebbe un ruolo non puramente notarile da svolgere.
In altri termini, il ricorso alle urne non sarebbe un fatto automatico perché è la Costituzione a dettare tempi e modi per affrontare una crisi di governo e certo il Quirinale non si farebbe condizionare da nessuno.
Ecco spiegata l'importanza cruciale del discorso che Berlusconi terrà alle Camere a fine mese.
L'Udc siciliano smentisce un ingresso nella maggioranza - Il gruppo cuscinetto, come lo definisce il finiano Fabio Granata, stenta a prendere quota tra smentite e provocazioni: la sortita del repubblicano Francesco Nucara, che ne ha annunciato la nascita, sembra avere innescato un effetto domino.
Gli udc siciliani che fanno capo a Totò Cuffaro smentiscono di volerne essere la spina dorsale perché, spiega per esempio Saverio Romano, la battaglia sarà condotta all'interno del partito in dissenso dalla linea Casini che punta alle dimissioni del governo. I dissidenti siciliani, che possono contare su un nutrito pacchetto di voti nella loro regione, intendono valutare il discorso che il premier terrà in parlamento e Calogero Mannino non esclude che questa verifica possa condurre a una spaccatura con Casini: ecco perché Nucara ha preannunciato che il gruppo di responsabilità nazionale potrebbe anche nascere dopo il dibattito parlamentare.
Contatti a tutto campo per la creazione del gruppo - Il Cavaliere ha in corso contatti a tutto campo (dall'Svp ai valdostani, dagli ex diniani all'Mpa di Lombardo e a NoiSud) ma certo di tratta di una difficile alchimia che l'opposizione assimila a un puro "mercato delle vacche". Gaetano Quagliariello lo contesta e si chiede perché se qualcuno lascia la maggioranza per la sinistra è da considerarsi un eroe e se invece vi entra è un venduto.
Ma, al di là delle polemiche, il problema politico resta intatto: se l'obiettivo, come dice Ignazio La Russa, è quello di registrare una maggioranza politicamente convinta, il Pdl rischia di fallirlo.
Anche se la maggioranza dovesse raggiungere "quota 316" senza l'apporto del gruppo di Futuro e libertà, non per questo sarebbe politicamente autonoma. L'esperienza dei precedenti governi ha infatti dimostrato la pratica impossibilità di essere autosufficienti con una maggioranza sul filo del rasoio. Inoltre la ricerca affannosa di nuovi innesti, rischia di ricordare da vicino all'elettorato le estenuanti trattative del governo Prodi per garantirsi un margine sufficiente di voti: traguardo fallito alla prima seria crisi politica, quella legata alle dimissioni del ministro della Giustizia Clemente Mastella.
Un caso Vetroni nel Pd? - Ma tutto il quadro politico è in movimento. Mentre Casini e Rutelli lavorano al progetto del terzo polo, nel Pd, dopo le ultime polemiche di fine agosto su la legge elettorale, si è ormai aperto il caso Veltroni: l'ex segretario studia insieme ai suoi un documento di recupero dello "spirito del Lingotto"; il fedelissimo Walter Verini spiega che il miglior regalo che i democratici potrebbero fare a Berlusconi e' quello di un partito ridotto al 26 per cento e insabbiato nelle sue contraddizioni tattiche.
Critiche che secondo Pierluigi Bersani indeboliscono il partito quando invece si tratterebbe di restare uniti e di lavorare alla creazione di uno schieramento alternativo che allarghi i confini del Pd: la maggioranza del partito è con lui.
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Giorgio Napolitano apprezza l'impegno di Silvio Berlusconi di proseguire nel suo lavoro di governo e avverte che il ricorso alle urne "non è un balsamo per tutte le febbri".
Un doppio messaggio alla maggioranza squassata dalle divisioni: il capo dello Stato fa sapere ai "falchi" del centrodestra di non aver gradito le "polemiche allusive" di quanti lo avrebbero voluto con la penna in mano pronto a firmare il decreto di scioglimento delle Camere, dimenticando completamente il valore della stabilità in un momento di grave crisi economica.
Al premier dice invece di averlo preso in parola nel'intenzione di concludere la legislatura, senza ulteriori incertezze che rischiano di pesare sulla credibilità internazionale dell'Italia perché contenimento della spesa pubblica e crescita economica costituiscono un imperativo categorico.
L'intervento di Napolitano cade un po' a sorpresa nel bel mezzo delle trattative in atto per dare vita a un gruppo di "responsabilità nazionale" che dovrebbe rafforzare la maggioranza e sterilizzare in qualche modo il peso dei finiani: e dimostra che, in caso di crisi, il Colle avrebbe un ruolo non puramente notarile da svolgere.
In altri termini, il ricorso alle urne non sarebbe un fatto automatico perché è la Costituzione a dettare tempi e modi per affrontare una crisi di governo e certo il Quirinale non si farebbe condizionare da nessuno.
Ecco spiegata l'importanza cruciale del discorso che Berlusconi terrà alle Camere a fine mese.
L'Udc siciliano smentisce un ingresso nella maggioranza - Il gruppo cuscinetto, come lo definisce il finiano Fabio Granata, stenta a prendere quota tra smentite e provocazioni: la sortita del repubblicano Francesco Nucara, che ne ha annunciato la nascita, sembra avere innescato un effetto domino.
Gli udc siciliani che fanno capo a Totò Cuffaro smentiscono di volerne essere la spina dorsale perché, spiega per esempio Saverio Romano, la battaglia sarà condotta all'interno del partito in dissenso dalla linea Casini che punta alle dimissioni del governo. I dissidenti siciliani, che possono contare su un nutrito pacchetto di voti nella loro regione, intendono valutare il discorso che il premier terrà in parlamento e Calogero Mannino non esclude che questa verifica possa condurre a una spaccatura con Casini: ecco perché Nucara ha preannunciato che il gruppo di responsabilità nazionale potrebbe anche nascere dopo il dibattito parlamentare.
Contatti a tutto campo per la creazione del gruppo - Il Cavaliere ha in corso contatti a tutto campo (dall'Svp ai valdostani, dagli ex diniani all'Mpa di Lombardo e a NoiSud) ma certo di tratta di una difficile alchimia che l'opposizione assimila a un puro "mercato delle vacche". Gaetano Quagliariello lo contesta e si chiede perché se qualcuno lascia la maggioranza per la sinistra è da considerarsi un eroe e se invece vi entra è un venduto.
Ma, al di là delle polemiche, il problema politico resta intatto: se l'obiettivo, come dice Ignazio La Russa, è quello di registrare una maggioranza politicamente convinta, il Pdl rischia di fallirlo.
Anche se la maggioranza dovesse raggiungere "quota 316" senza l'apporto del gruppo di Futuro e libertà, non per questo sarebbe politicamente autonoma. L'esperienza dei precedenti governi ha infatti dimostrato la pratica impossibilità di essere autosufficienti con una maggioranza sul filo del rasoio. Inoltre la ricerca affannosa di nuovi innesti, rischia di ricordare da vicino all'elettorato le estenuanti trattative del governo Prodi per garantirsi un margine sufficiente di voti: traguardo fallito alla prima seria crisi politica, quella legata alle dimissioni del ministro della Giustizia Clemente Mastella.
Un caso Vetroni nel Pd? - Ma tutto il quadro politico è in movimento. Mentre Casini e Rutelli lavorano al progetto del terzo polo, nel Pd, dopo le ultime polemiche di fine agosto su la legge elettorale, si è ormai aperto il caso Veltroni: l'ex segretario studia insieme ai suoi un documento di recupero dello "spirito del Lingotto"; il fedelissimo Walter Verini spiega che il miglior regalo che i democratici potrebbero fare a Berlusconi e' quello di un partito ridotto al 26 per cento e insabbiato nelle sue contraddizioni tattiche.
Critiche che secondo Pierluigi Bersani indeboliscono il partito quando invece si tratterebbe di restare uniti e di lavorare alla creazione di uno schieramento alternativo che allarghi i confini del Pd: la maggioranza del partito è con lui.