Processo breve, Berlusconi studia altre strade

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Il premier avrebbe espresso più volte nutriti dubbi sul ddl. E il capo dello Stato ribadisce ad Alfano che valuterà il testo solo quando sarà definitivo. Intanto Bossi sul voto anticipato dice: "C'è il 50% di possibilità"

Forse perché convinto che alla fine, esattamente come avvenuto sulle intercettazioni , non potrà ottenere il testo desiderato per l'opposizione dei finiani o per i dubbi del Quirinale. O forse perché persuaso che l'unica soluzione definitiva a quelle che considera una 'persecuzione dei pm politicizzati' sia politica, più che tecnica, e risieda nel ' Lodo Alfano ' costituzionale . Fatto sta che ieri, durante gli incontri avuti a Palazzo Grazioli, Silvio Berlusconi ha espresso più volte (ben tre, secondo diverse fonti presenti) nutriti dubbi sul processo breve .

Tanto da dire, e ripetere, che quel testo lui non lo considera più una priorità . Possibile che il suo pessimismo sul fatto che il provvedimento sia approvato così come uscito dal Senato (e cioè con una norma transitoria che lo mette al riparo dai processi milanesi ) sia stato rafforzato dal colloquio che il Guardasigilli Angelino Alfano ha avuto al Colle con il capo dello Stato. Giorgio Napolitano, infatti, lo avrebbe chiamato per fare il punto sulle politiche del governo in materia di riforma della giustizia. Ed ha approfittato dell'incontro per ricostruire le alterne vicende su questi temi. Napolitano ha presumibilmente ribadito che non intende entrare in alcun modo nel merito del provvedimento e che una sua valutazione si avrà solo nel caso in cui vi siano dei testi definitivi.

Anche se Napolitano non avesse aggiunto altro, il premier sa bene che la posizione del Colle in merito difficilmente sarebbe diversa da quella espressa a suo tempo dal Csm che, proprio sulla norma transitoria, aveva espresso diverse perplessità e rilievi sul gran numero di processi destinati a morte certa. In sostanza, il colloquio, così come le parole di ieri del capo dello Stato da Venezia , devono soltanto aver confermato quello che Berlusconi teme da alcuni giorni. E cioè che il processo breve, così com'è uscito dal Senato, non vedrà mai la luce. Tanto che con i presenti (forse proprio per nascondere lo sconforto) ha fatto un po' come la volpe con l'uva: ha sostenuto cioè che questo disegno di legge non è una sua priorità, che non lo vuole e che non è la soluzione per i mali della giustizia.

Sondate in proposito, diverse fonti parlamentari della maggioranza offrono una spiegazione attribuendo al Cavaliere un ragionamento che più o meno suona così: non mi concederanno mai uno scudo giudiziario attraverso il processo breve. Con quel 'mi', evidentemente, Berlusconi identifica Gianfranco Fini e le sue truppe parlamentari. Ma forse anche il Colle. Meglio dunque pensare ad altro, ad un provvedimento 'ponte', per guadagnare tempo e pensare ad una soluzione più definitiva. Appunto quella di un nuovo Lodo costituzionale. Strada, tra l'altro, su cui i finiani, così come l'Udc, dicono che non metterebbero le barricate.

Le soluzioni tecniche sarebbero già allo studio: si parla di una modifica al " legittimo impedimento ", con un allungamento dei termini, che porterebbe automaticamente la Consulta a rinviare il giudizio atteso per il 14 dicembre su questo provvedimento. Ma anche, in alternativa, assai meno probabile per le implicazioni politiche a cui andrebbe incontro, una modifica della riforma del processo penale che introduca un allungamento dei termini processuali. Ma siccome Berlusconi è consapevole che anche questi provvedimenti potrebbero trovare ostacoli e nemici, il suo pessimismo resta.
Ecco perché, confida un dirigente del Pdl, il Cavaliere è tornato a riflettere sull'opportunità di "difendersi politicamente" dai pm. Anche con un discorso sulla giustizia fatto in Aula, magari in diretta tv, in cui ribadire ciò che ripete da anni: e cioè che da quando è sceso in politica è diventato l'uomo più ricercato dalle procure.

Intanto cresce l'attesa per il discorso che Gianfranco Fini pronuncerà a Mirabello in occasione della festa di Futuro e Libertà per l'Italia. "Speriamo che non faccia casini", commenta Umberto Bossi: "Secondo me Fini si pente di avere chiuso il suo partito e cercherà di ritornare sui suoi passi". E sulla possibilità di voto anticipato? "C'è il 50% di possibilità", conclude il ministro delle Riforme per il Federalismo.

Ascolta le parole di Umberto Bossi



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