Processo breve, governo al lavoro per convincere i finiani

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Vertice a palazzo Grazioli per trovare il modo di superare le perplessità di Fli e Quirinale sul provvedimento. Si apre a possibili distinguo sui termini della prescrizione

Andare avanti con il processo breve, aprendo però alla possibilità di modifiche. E' quanto emerso dal vertice convocato a palazzo Grazioli dal premier con il ministro della Giustizia Angelino Alfano, il suo avvocato e consigliere giuridico Niccolò Ghedini e il sottosegretario Gianni Letta. Un incontro che da colazione di lavoro si è trasformato in un vero e proprio 'vertice-fiume', durato fino a sera inoltrata, con la partecipazione anche del ministro dell'Economia Giulio Tremonti, del capo della diplomazia Franco Frattini e del portavoce Paolo Bonaiuti.

Secondo indiscrezioni, al vertice, non si è discusso solo di giustizia, ma anche dei 5 punti programmatici su cui si cercherà un'intesa coi finiani, ma gran parte dell'incontro è stato dedicato al tema della giustizia. E la linea emersa è chiara: andare avanti con il processo breve, aprendo però alla possibilità di modificare la norma transitoria, modulando i termini della prescrizione per avere un minore impatto sul numero di processi in corso destinati a estinguersi con l'introduzione del ddl. Il tutto senza tuttavia abbassare l'asticella al punto tale da escludere dall'estinzione i processi Mills e Mediaset a carico del premier Silvio Berlusconi. Un modo per venire incontro alle perplessità dei finiani, che da giorni insistono proprio sugli effetti collaterali del ddl, ma anche per rassicurare il Quirinale.

Se la situazione lo richiedesse, Berlusconi potrebbe inoltre inviare una lettera che Frattini  per spiegare le ragioni del processo breve ai ministri degli Esteri dell'Ue per ricordare le tante critiche e condanne subite dall'Italia proprio per la lentezza della sua giustizia.

Intanto,  i finiani rilanciano la palla nel campo del Pdl. "Aspettiamo che il governo ci illustri come sciogliere questi nodi", fa sapere Italo Bocchino a proposito del processo breve; mentre Fabio Granata chiude la porta a "norme retroattive". Sul fronte opposto, quello del Pdl, a far capire che un'apertura c'è è Gaetano Quagliariello che, dando per scontato che gli "amici di Futuro e Liberta"' condividano la necessità di dare uno 'scudo' giudiziario al premier, chiede ai finiani di "dire cosa, se non il processo breve, si può fare".

Un altro duro attacco poi arriva da Famiglia Cristiana
che in un editoriale definisce il processo breve una "falsa priorità" e una "falsa emergenza" per un Paese che dovrebbe pensare a ben altro. Ma Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl a Montecitorio, conferma l'importanza del provvedimento: è l'unico modo, afferma, per "ridimensionare cifre incivili" sulla durata dei processi.

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