Il Pd alle prese con lo stress da rientro

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Repliche, botta e risposta e commenti al vetriolo: di ritorno dalle vacanze, i dirigenti democratici si dividono su alleanze, legge elettorale e ricambio generazionale, mentre sul web la base chiede posizioni univoche e maggiore incisività

di Filippo Maria Battaglia

Il nuovo Ulivo? "Uno sbadiglio ci seppellirà”. La “lettera agi italiani” di Veltroni? “Ha avuto come effetto quello di dare una mano a Berlusconi”. Massimo D’Alema? “Nega la radice Ulivo e Pd, in ogni caso in parlamento i voti non li avrà”.
Non sono le solite dichiarazioni raccolte, un po’ alla spicciolata, dai diversi gruppi parlamentari. No, il mittente è sempre lo stesso, Partito democratico, e la data pure: oscilla tra le ultime 48 e 72 ore.

Di ritorno da vacanze trascorse per lo più in solitaria, che hanno spinto qualche elettore a chiedersi “ma dov’è finita la sinistra?”, il Pd torna a far parlare di sé, e con più voci.
Il risultato, però, non si avvicina affatto alla polifonia auspicata un po’ da tutti; piuttosto sembra molto simile alle interferenze sonore.
Il primo a intervenire è stato Matteo Renzi. Dopo l’idea di un nuovo Ulivo lanciata da Pier Luigi Bersani, il sindaco di Firenze non ha perso tempo a commentare: quel progetto – ha detto - "fa sbadigliare". E ha rincarato la dose: è giunta l'ora di "rottamare" i leader del Pd, con un richiamo neanche tanto implicito al messaggio di morettina memoria (”Con questi dirigenti non vinceremo mai!”).

Uno scontro generazionale, lo ha liquidato qualcuno, persino fisiologico in un “grande partito popolare”. Sembrava una saetta estiva solitaria. Invece no.
E i dubbi sono aumentati, quando il conflitto ha rinfocolato la vecchia rivalità tra due prime lame del partito, Walter Veltroni e Massimo D’Alema.
Tema, le alleanze e il progetto politico del nuovo centrosinistra. Occasione dello scontro, la “lettera agli italiani” dell’ex sindaco di Roma liquidata da D’Alema come una mossa che “ha avuto come unico effetto quello di dare una mano a Berlusconi”.
Ma non è finita qui. In un retroscena pubblicato su Repubblica, l’ex presidente del Consiglio, infatti, ha avanzato l’ipotesi di una riforma elettorale, sul modello tedesco, “proporzionale e con sbarramento, che rompe la rigidità dello schema blocco contro blocco”.

Passa qualche ora e arriva un altro siluro. Il mittente, stavolta, è il deputato Pd Stefano Ceccanti. L’obiettivo, proprio D’Alema, che “col tedesco propone il centro forte che si allea con la sinistra, ma ciò nega la radice Ulivo e Pd”. Poi, sulla sua pagina Facebook, il politologo aggiunge: “In ogni caso in Parlamento i voti non li avrà” .
“Anche perché – nota più avanti - è un po’ difficile, a prescindere dagli ulteriori consensi, persino proporla al Pd che in Assemblea Nazionale ha recentemente riconfermato l’opzione opposta. Sarebbe come chiedere a chi ha dichiarato di voler aderire alla Nato di far parte invece del Patto di Varsavia”.
Ecco, a proposito di comunismo: non era meglio il vecchio centralismo democratico del Pci? Sul web, sono ancora in molti a chiederselo.

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