Futuro e Libertà: "Disponibilità di Berlusconi è positiva"

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In una nota i finiani rispondono all'apertura del premier ma avvertono: "Gli attacchi al presidente della Camera devono finire". E Ghedini smentisce una trattativa con Bocchino sulla guerra dei dossier

Fini, Berlusconi e il Pdl. LE FOTO
Pdl, c’eravamo tanto amati. IL VIDEO


Verso la tregua - Il clima tra Futuro e Libertà e il partito del premier sembra stemperarsi. In una nota i finiani hanno risposto alla mano tesa di Berlusconi e sostengono che "la disponibilità del presidente del Consiglio a ricercare una nuova unità del centrodestra nel rispetto del programma che ci vincola con gli elettori è un segnale positivo. Auspichiamo che questo segnale serva a recuperare un clima di reciproco rispetto tra istituzioni che vanno valorizzate e non dimissionate con richieste peraltro irricevibili". Nella nota si chiede inoltre che "si blocchi l'aggressione quotidiana nei confronti di Fini e si esca da questa fase di esasperato conflitto.

La villa di Arcore
- Nicollò Ghedini smentisce intanto quando affermato da Repubblica su una sorta di trattativa tra lui e Bocchino per raggiungere una sorta di tregua tra finiani e Pdl. "L'articolo apparso quest'oggi su Repubblica dove si prospetta un mio intervento con l'Onorevole Bocchino volto ad evitare che i cosiddetti "finiani", in reazione alla vicenda della casa di Montecarlo, attacchino mediaticamente il Presidente Berlusconi è non solo destituito di ogni fondamento ma palesemente risibile. Se fosse vero quanto sostenuto bisognerebbe ipotizzare che l'On. Bocchino sarebbe stato autore di una sorta di tentata estorsione, ovvero "o smettete con Montecarlo oppure noi parleremo", e che per evitare il peggio il Presidente Berlusconi si sarebbe risolto, mio tramite, a miti consigli".

"Ovviamente - aggiunge - così  non è, e l'articolo è frutto di totale invenzione. L'unico dato di fatto oggettivo in questa vicenda è rappresentato dall'apprezzabile documento di alcuni senatori del centrodestra a cui il Presidente Berlusconi ha ritenuto di dare congrua risposta. E' però ovvio che le successive dichiarazioni di taluni in particolare quelle dell'On. Granata pongono in serie difficoltà ogni dialogo, ancorché dimostrino la profonda divisione fra i cosiddetti "finiani".

La posizione della Gelmini - "Fini sa come sono andate le cose, la scelta sulle dimissioni spetta soltanto a lui". Mariastella Gelmini, ministro dell'Istruzione, in un'intervista al Corriere della sera, trae "una morale" dalla vicenda politica attuale: "Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare". Ovvero, "quando la battaglia si fa difficile, in campo resta solo Berlusconi. Fini si confronta e si scontra con lui, Di Pietro se lo sogna di notte, il Pd non sa che pesci pigliare e di fronte alle elezioni scappa a gambe levate, Casini ci va a cena, e la cosa si trasforma in evento. E gli obiettivi di Bossi sono raggiungibili sono grazie all'alleanza con Berlusconi. Qualsiasi tentativo di azzopparlo, non fa che confermare la centralità del presidente".

Per il ministro, il presidente della Camera "ha sbagliato nel cercare una contrapposizione tra legalità e garantismo, che sono da sempre due capisaldi del Pdl. Ma ancora di più ad agitare questa bandiera nei confronti di esponenti di partito". Impossibile un accordo in extremis? "Lo spazio per ricucire - ammette Gelmini - è poco. Gli italiani ci hanno mandato al governo per cambiare, non certo per tirare a campare. Dobbiamo capire in fretta se ci sono le condizioni per un'azione di governo vigorosa e risoluta. Questo è il senso dei quattro punti da sottoporre al Parlamento dopo l'estate. Il programma, a parole, è il punto di riferimento per tutti. Ora, occorre dimostrarlo nei fatti".

Quanto all documento dei senatori di Futuro e libertà, "è una dichiarazione di grande apertura, che richiama la centralità del programma. Mi pare che in quel testo emerga la preoccupazione doverosa di non tradire il mandato elettorale, e anche un invito a raffreddare il clima. Francamente, non credo che i toni usati da altri esponenti di quel gruppo siano opportuni. E, peraltro, nemmeno utili allo stesso Fini".

Franco Frattini sul ruolo del presidente della Camera
- Su Repubblica invece parla il ministro degli Esteri Franco Frattini che ricorda come "esiste in Italia una Costituzione materiale che affida agli elettori la scelta di quale presidente e quale coalizione debba governare. E il ritorno al voto nel caso in cui quella maggioranza venga meno. Quella Costituzione non contempla governi tecnici o di transizione".

Frattini non crede che "il conflitto sia istituzionale, piuttosto politico. Dal '96 ad oggi il presidente della Camera, pur mantenendo un ruolo super partes, è espressione della maggioranza. Ma nel momento in cui Fini entra in collisione costante con l'azione del governo e della stessa maggioranza, allora quel ruolo di terzietà viene meno". Meglio tornare al voto? "Verifichiamo prima se su quattro o cinque punti individuati dal presidente Berlusconi vi è ancora consenso in Parlamento. Saranno mozioni distinte sulle quali sarà posta la questione di fiducia. E ai quattro punti mi permetterei di aggiungere sicurezza e immigrazione. Se i parlamentari di Futuro e libertà negheranno la fiducia, allora non ci saranno altre scorciatoie rispetto al voto".

Il ministro degli Esteri respinge al mittente anche i dubbi sull'uso distorto dei servizi ("sono dichiarazioni che danneggiano l'Italia. L'immagine del Paese viene disonorata per colpa di questi irresponsabili") e la richiesta di chiarimenti sulla natura dei rapporti con Gheddafi e Putin. "Con cognizione di causa diretta, posso dire che è davvero una colossale sciocchezza. Se il Pil italiano è cresciuto al pari degli altri paesi europei, se l'export ci ha trainato, è stato grazie alla capacità di promuovere il mode in Italy. Da parte del presidente Berlusconi e del sottoscritto. E in politica estera, se non vi è fiducia, non si ottiene niente".

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