"Alcuni partiti e candidati alla Presidenza delle Regioni non hanno vigilato come era richiesto e doveroso", denuncia il deputato finiano e vicepresidente della commissione Antimafia. E aggiunge: "Violato il codice etico". Grasso: non sono sorpreso"
"Nonostante la condivisione teorica al codice etico promosso dalla commissione Antimafia, sia tra e candidature che tra gli eletti ci sono infiltrazioni e zone d'ombra. Nonostante la carente collaborazione delle Prefetture stiamo ricomponendo il quadro e riferiremo alle Camere. La politica rompa ogni ambiguità nella lotta alla mafia". Lo ha affermato Fabio Granata, Vice Presidente della Commissione Nazionale Antimafia e deputato finiano del nuovo gruppo parlamentare Futuro e Libertà per l'Italia.
"Alcuni partiti e alcuni candidati alla Presidenza delle Regioni - denuncia Granata - non hanno vigilato come era richiesto e doveroso".
Piero Grasso: rischio attentati mafiosi - La denuncia di Granata, però, non sorprende il procuratore Nazionale Antimafia Piero
Grasso che sottolinea che questi "sono problemi politici e che quindi giustamente se ne occupa la politica". "Già nel 1991 - ricorda l'alto magistrato - un fatto del genere era stato accertato dall'allora Commissione Antimafia presieduta da Gerardo Chiaromonte. Io - afferma Grasso - all'epoca ero consulente della commissione e il fenomeno delle infiltrazioni mafiose si registrò in varie zone, soprattutto del sud".
Il procuratore Grasso, poi ritorna sul rischio che la mafia, come successe negli anni '92-'93 con gli attentati di Firenze, Capaci e via d'Amelio, possa approfittare delle tensioni politiche per dar vita a una nuova stagione terroristica-mafiosa. "La mia - precisa il procuratore nazionale antimafia - è stata soltanto una valutazione rispetto al passato. Allo stato, però, non ci sono elementi in tal senso. Anzi, secondo le dichiarazioni di alcuni
collaboratori, il super latitante Matteo Messina Denaro sarebbe contrario alla ripresa di questa strategia. E' chiaro, però, che a queste dichiarazioni servono riscontri. Quindi, lo
ripeto, la mia è un'analisi che si basa sulla storia del passato e speriamo che nel futuro non accada".
La questione morale - Nei giorni scorsi Fabio Granata si è reso protagonista di altre forti dichiarazioni sulla correlazione tra Stato e criminalità. L'affermazione "nel governo c’è chi frena i processi contro la mafia" è stata al centro di aspre polemiche all'interno del Pdl, che hanno di poco preceduto la rottura definitiva tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini.
Codice Antimafia - Intanto, con 279 voti a favore, un astenuto e nessun contrario il Senato ha dato il via libera definitivo al Codice antimafia, che era stato approvato a fine maggio alla Camera con 367 voti su 367 presenti. In tema di appalti, il piano introduce nuove misure di tracciabilità dei flussi finanziari per le procedure di assegnazione di lavori pubblici, contro le infiltrazioni criminali. Il testo prevede inoltre l’istituzione di una banca dati nazionale della documentazione antimafia, che si propone di accelerare le procedure di prevenzione dei tentativi di infiltrazione.
Alla fine delle votazioni, il ministro dell'Interno Roberto Maroni ha ribadito la propria convinzione sulla possibilità "di sconfiggere la criminalità organizzata entro i prossimi tre anni” e ha ringraziato tutte le forze politiche per il voto compatto sul provvedimento. “Per la prima volta nel nostro ordinamento, la legislazione di contrasto alla mafia verra' riunita in un unico testo normativo – commenta invece il ministro della Giustizia Alfano - il codice darà finalmente ordine e maggiore efficacia alle leggi e fornirà ai magistrati ed alle Forze dell'ordine, strumenti più incisivi ed armi più affilate".
"Alcuni partiti e alcuni candidati alla Presidenza delle Regioni - denuncia Granata - non hanno vigilato come era richiesto e doveroso".
Piero Grasso: rischio attentati mafiosi - La denuncia di Granata, però, non sorprende il procuratore Nazionale Antimafia Piero
Grasso che sottolinea che questi "sono problemi politici e che quindi giustamente se ne occupa la politica". "Già nel 1991 - ricorda l'alto magistrato - un fatto del genere era stato accertato dall'allora Commissione Antimafia presieduta da Gerardo Chiaromonte. Io - afferma Grasso - all'epoca ero consulente della commissione e il fenomeno delle infiltrazioni mafiose si registrò in varie zone, soprattutto del sud".
Il procuratore Grasso, poi ritorna sul rischio che la mafia, come successe negli anni '92-'93 con gli attentati di Firenze, Capaci e via d'Amelio, possa approfittare delle tensioni politiche per dar vita a una nuova stagione terroristica-mafiosa. "La mia - precisa il procuratore nazionale antimafia - è stata soltanto una valutazione rispetto al passato. Allo stato, però, non ci sono elementi in tal senso. Anzi, secondo le dichiarazioni di alcuni
collaboratori, il super latitante Matteo Messina Denaro sarebbe contrario alla ripresa di questa strategia. E' chiaro, però, che a queste dichiarazioni servono riscontri. Quindi, lo
ripeto, la mia è un'analisi che si basa sulla storia del passato e speriamo che nel futuro non accada".
La questione morale - Nei giorni scorsi Fabio Granata si è reso protagonista di altre forti dichiarazioni sulla correlazione tra Stato e criminalità. L'affermazione "nel governo c’è chi frena i processi contro la mafia" è stata al centro di aspre polemiche all'interno del Pdl, che hanno di poco preceduto la rottura definitiva tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini.
Codice Antimafia - Intanto, con 279 voti a favore, un astenuto e nessun contrario il Senato ha dato il via libera definitivo al Codice antimafia, che era stato approvato a fine maggio alla Camera con 367 voti su 367 presenti. In tema di appalti, il piano introduce nuove misure di tracciabilità dei flussi finanziari per le procedure di assegnazione di lavori pubblici, contro le infiltrazioni criminali. Il testo prevede inoltre l’istituzione di una banca dati nazionale della documentazione antimafia, che si propone di accelerare le procedure di prevenzione dei tentativi di infiltrazione.
Alla fine delle votazioni, il ministro dell'Interno Roberto Maroni ha ribadito la propria convinzione sulla possibilità "di sconfiggere la criminalità organizzata entro i prossimi tre anni” e ha ringraziato tutte le forze politiche per il voto compatto sul provvedimento. “Per la prima volta nel nostro ordinamento, la legislazione di contrasto alla mafia verra' riunita in un unico testo normativo – commenta invece il ministro della Giustizia Alfano - il codice darà finalmente ordine e maggiore efficacia alle leggi e fornirà ai magistrati ed alle Forze dell'ordine, strumenti più incisivi ed armi più affilate".