Mercoledì la mozione di sfiducia per il sottosegretario della Giustizia coinvolto nell’inchiesta P3. Il nuovo gruppo di Fini “Futuro e libertà” incontra l’Udc e l'Api di Rutelli per discutere di “possibili convergenze”. L’ipotesi probabile è l’astensione
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Sarà la mozione di sfiducia nei confronti del sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, coinvolto nell’inchiesta sulla P3, il primo banco di prova per la maggioranza dopo la rottura tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La mozione sarà votata alla Camera mercoledì 4 agosto. Il presidente della Camera deve ancora decidere la linea del partito, ma ai suoi ha già anticipato che dovrebbe essere scelta l'opzione dell'astensione. "Dobbiamo mantenere in piedi il governo", ha detto ad alcuni deputati a lui vicini. Proprio per decidere la linea da tenere, Fini vedrà i suoi gruppi e incontrerà l’Udc per “possibili convergenze”. “Il nostro gruppo incontrerà l’Udc per valutare una posizione comune e per capire se si può esprimere un fronte più ampio su questa vicenda” ha detto il finiano Italo Bocchino.
Alla riunione, prevista per le ore 13, parteciperanno anche l'Api di Rutelli e probabilmente l'Mpa. "Non nasce un soggetto politico nuovo - sottolinea il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa - ma si vuole trovare una convergenza in Parlamento che può diventare un dato rilevante e una grande novità".
E mentre il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi minaccia che al primo incidente si andrà alle urne, il giudizio del Pdl sulla mozione di sfiducia a Calilendo resta duro. Per il presidente dei deputati del Pdl Fabrizio Cicchitto è "inaccettabile" che "si proceda al voto sulla mozione di sfiducia quando è in corso ancora il procedimento giudiziario nei confronti di Caliendo”.
Il ministro degli Esteri Franco Frattini auspica un "ravvedimento operoso" da parte di Gianfranco Fini, perché fuori dal centrodestra il presidente della Camera non ha un futuro politico, "rischia di sparire” dice in colloqui con La Stampa e la Repubblica e in interviste al Giornale e al Secolo XIX (GUARDA LA RASSEGNA STAMPA). Il titolare della Farnesina si dice comunque "fiducioso" che da parte dei finiani in Parlamento "non ci saranno strappi, a cominciare dal voto sulla mozione di sfiducia a Caliendo".
Il Pd, dal canto suo, aspetta di vedere cosa accadrà in Aula. Per Bersani "ogni voto in dissonanza è la prima certificazione che la maggioranza ha dei guai". L'Italia dei valori invece chiede coerenza ai finiani: "Chi si astiene vuol dire che ha fatto manfrina per giochi di potere".
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Sarà la mozione di sfiducia nei confronti del sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, coinvolto nell’inchiesta sulla P3, il primo banco di prova per la maggioranza dopo la rottura tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La mozione sarà votata alla Camera mercoledì 4 agosto. Il presidente della Camera deve ancora decidere la linea del partito, ma ai suoi ha già anticipato che dovrebbe essere scelta l'opzione dell'astensione. "Dobbiamo mantenere in piedi il governo", ha detto ad alcuni deputati a lui vicini. Proprio per decidere la linea da tenere, Fini vedrà i suoi gruppi e incontrerà l’Udc per “possibili convergenze”. “Il nostro gruppo incontrerà l’Udc per valutare una posizione comune e per capire se si può esprimere un fronte più ampio su questa vicenda” ha detto il finiano Italo Bocchino.
Alla riunione, prevista per le ore 13, parteciperanno anche l'Api di Rutelli e probabilmente l'Mpa. "Non nasce un soggetto politico nuovo - sottolinea il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa - ma si vuole trovare una convergenza in Parlamento che può diventare un dato rilevante e una grande novità".
E mentre il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi minaccia che al primo incidente si andrà alle urne, il giudizio del Pdl sulla mozione di sfiducia a Calilendo resta duro. Per il presidente dei deputati del Pdl Fabrizio Cicchitto è "inaccettabile" che "si proceda al voto sulla mozione di sfiducia quando è in corso ancora il procedimento giudiziario nei confronti di Caliendo”.
Il ministro degli Esteri Franco Frattini auspica un "ravvedimento operoso" da parte di Gianfranco Fini, perché fuori dal centrodestra il presidente della Camera non ha un futuro politico, "rischia di sparire” dice in colloqui con La Stampa e la Repubblica e in interviste al Giornale e al Secolo XIX (GUARDA LA RASSEGNA STAMPA). Il titolare della Farnesina si dice comunque "fiducioso" che da parte dei finiani in Parlamento "non ci saranno strappi, a cominciare dal voto sulla mozione di sfiducia a Caliendo".
Il Pd, dal canto suo, aspetta di vedere cosa accadrà in Aula. Per Bersani "ogni voto in dissonanza è la prima certificazione che la maggioranza ha dei guai". L'Italia dei valori invece chiede coerenza ai finiani: "Chi si astiene vuol dire che ha fatto manfrina per giochi di potere".