Secondo il Corriere della Sera per il presidente del Consiglio l'inchiesta, che vede indagati anche Dell'Utri e Cosentino, sarebbe "una cosa assurda". Bersani: "A noi il Watergate ci fa un baffo"
Il senatore del Pdl Marcello Dell'Utri, il coordinatore nazionale del partito Denis Verdini e il deputato Nicola Cosentino, sottosegretario all'Economia ed ex coordinatore Pdl in Campania, sono indagati a Roma nell'ambito dell'inchiesta su un'associazione segreta per cui la scorsa settimana sono finite in carcere tre persone, tra cui l'imprenditore Flavio Carboni.
Le indagini della procura di Roma sull'inchiesta eolico si allargano. E nei palazzi della politica si alza il vento della bufera.
Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, bolla il tutto come "una montatura, sulla quale come al solito i giornali fanno disinformazione".
Silvio Berlusconi avrebbe inoltre telefonato al coordinatore del Pdl Denis Verdini, anche lui indagato nella tranche P3, esortandolo ad andare avanti nel lavoro.
Posizione, questa, che non trova concorde l'area finiana del Pdl, a partire da Italo Bocchino che ha subito parlato di dimissioni.
Frena invece sulle dimissioni d Denis Verdini da coordinatore del Pdl il ministro Gelmini. "Mi domando perché Verdini dovrebbe dimettersi. Noi siamo sempre stati garantisti e lo saremo anche adesso", ha detto il ministro dell'Istruzione in un'intervista al Giornale. Tuttavia, per Gelmini sarebbe opportuna una correzione nella struttura del vertice del Pdl. "Chiedere a chi ha introdotto il maestro unico a scuola se sia meglio un coordinatore unico nel Pdl, è fin troppo facile", ha detto, "io credo che le responsabilità siano sempre individuali, e quindi il coordinatore unico sarebbe un passaggio ulteriore di maturazione del Pdl, perché vorrebbe dire che non ci sono più componenti ma c'è l'unità".
Interviene nel dibattito anche il ministro Carfagna che intervistata da la Repubblica dichiara: "Essendo Verdini uno dei coordinatori scelti da Berlusconi la decisione sul suo futuro spetta solo a lui". A proposito invece dell'iscrizione nel registro degli indagati del sottosegretario all'Economia Nicola Cosentino spiega che per ragioni di "opportunita'" dovrebbe dimettersi intanto da coordinatore in Campania e poi da sottosegretario. "Le indagini sono in corso e per noi garantisti vale sempre
la presunzione di innocenza: lasciamo che i magistrati accertino le eventuali responsabilità penali di Cosentino", ha spiegato il ministro per le Pari opportunità, "ma quando emergono questi casi ci sono anche questioni di opportunità: sul territorio ci sono militanti e dirigenti che si affannano per realizzare gli ideali in cui credono. Questi episodi tradiscono i loro idea".
Dura la reazione del Pd. "A noi il Watergate ci fa un baffo... Strutturalmente, malcostume e corruzione sono mali endemici. Qui, però, all'ombra del potere politico-mediatico di Berlusconi si sono creati meccanismi laterali alle amministrazioni. La legislazione speciale, le eccezioni alle regole per una nobile causa, sono diventate l'autostrada per la corruzione". Lo afferma il segretario del Pd Pierluigi Bersani in una intervista a La Repubblica.
E Verdini? "Un responsabile politico di partito -risponde Bersani- deve trarre le conseguenze da una situazione così. Poi, se il partito vuole farsi raffigurare con il volto di Verdini, affari loro. Sinceramente mi preoccupo di più quando apprendo delle manfrine esercitate su organi istituzionali e delle pressioni messe in atto sul programma per gli interventi pubblici. Anche qui bisogna affidarsi ai giudici".
Guarda la rassegna stampa di SkyTG24
Le indagini della procura di Roma sull'inchiesta eolico si allargano. E nei palazzi della politica si alza il vento della bufera.
Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, bolla il tutto come "una montatura, sulla quale come al solito i giornali fanno disinformazione".
Silvio Berlusconi avrebbe inoltre telefonato al coordinatore del Pdl Denis Verdini, anche lui indagato nella tranche P3, esortandolo ad andare avanti nel lavoro.
Posizione, questa, che non trova concorde l'area finiana del Pdl, a partire da Italo Bocchino che ha subito parlato di dimissioni.
Frena invece sulle dimissioni d Denis Verdini da coordinatore del Pdl il ministro Gelmini. "Mi domando perché Verdini dovrebbe dimettersi. Noi siamo sempre stati garantisti e lo saremo anche adesso", ha detto il ministro dell'Istruzione in un'intervista al Giornale. Tuttavia, per Gelmini sarebbe opportuna una correzione nella struttura del vertice del Pdl. "Chiedere a chi ha introdotto il maestro unico a scuola se sia meglio un coordinatore unico nel Pdl, è fin troppo facile", ha detto, "io credo che le responsabilità siano sempre individuali, e quindi il coordinatore unico sarebbe un passaggio ulteriore di maturazione del Pdl, perché vorrebbe dire che non ci sono più componenti ma c'è l'unità".
Interviene nel dibattito anche il ministro Carfagna che intervistata da la Repubblica dichiara: "Essendo Verdini uno dei coordinatori scelti da Berlusconi la decisione sul suo futuro spetta solo a lui". A proposito invece dell'iscrizione nel registro degli indagati del sottosegretario all'Economia Nicola Cosentino spiega che per ragioni di "opportunita'" dovrebbe dimettersi intanto da coordinatore in Campania e poi da sottosegretario. "Le indagini sono in corso e per noi garantisti vale sempre
la presunzione di innocenza: lasciamo che i magistrati accertino le eventuali responsabilità penali di Cosentino", ha spiegato il ministro per le Pari opportunità, "ma quando emergono questi casi ci sono anche questioni di opportunità: sul territorio ci sono militanti e dirigenti che si affannano per realizzare gli ideali in cui credono. Questi episodi tradiscono i loro idea".
Dura la reazione del Pd. "A noi il Watergate ci fa un baffo... Strutturalmente, malcostume e corruzione sono mali endemici. Qui, però, all'ombra del potere politico-mediatico di Berlusconi si sono creati meccanismi laterali alle amministrazioni. La legislazione speciale, le eccezioni alle regole per una nobile causa, sono diventate l'autostrada per la corruzione". Lo afferma il segretario del Pd Pierluigi Bersani in una intervista a La Repubblica.
E Verdini? "Un responsabile politico di partito -risponde Bersani- deve trarre le conseguenze da una situazione così. Poi, se il partito vuole farsi raffigurare con il volto di Verdini, affari loro. Sinceramente mi preoccupo di più quando apprendo delle manfrine esercitate su organi istituzionali e delle pressioni messe in atto sul programma per gli interventi pubblici. Anche qui bisogna affidarsi ai giudici".
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