Il 18 giugno Napolitano firma il decreto con cui viene nominato titolare del dicastero del Federalismo, che diventa della Sussidiarietà e del Decentramento. Pochi giorni dopo la richiesta del legittimo impedimento. Poi la retromarcia fino alle dimissioni
Brancher, le foto: la carriera - le dimissioni in Aula
17 giorni da ministro tra le polemiche: la cronaca
Le reazioni del mondo politico
In fondo all'articolo tutti i video e gli interventi sul caso Brancher.
Diciassette giorni vissuti pericolosamente. Sono quelli della carriera ministeriale di Aldo Brancher, il cui decreto di nomina da parte del presidente della Repubblica è stato firmato il 18 giugno scorso. Oggi, nell'aula del tribunale di Milano, l'annuncio delle dimissioni. Lo stesso giorno della nomina, il ministro finisce nel mirino delle opposizioni, che paventano una soluzione studiata a fini processuali. Il 24 giugno, i legali di Brancher chiedono il rinvio dell'udienza nell'ambito del caso Antonveneta, adducendo il legittimo impedimento del neo titolare del Federalismo, che poi diventerà della Sussidiarietà e del Decentramento.
Immediate le polemiche, la più acuta delle quali a seguito di una nota del Quirinale, il 25 giugno, in cui si ricordava che Brancher era stato nominato ministro senza portafoglio. Il giorno dopo, Brancher rinuncia ad avvalersi della norma. Il 29 giugno, però, il Pd, con il capogruppo alla Camera, annuncia la presentazione di una mozione di sfiducia, che si sarebbe dovuta discutere giovedì prossimo.
Brancher, nato a Trichiana (Belluno) il 30 maggio 1943, è alla sua terza legislatura consecutiva. Da sempre considerato il trait d'union tra Silvio Berlusconi e la Lega, Brancher, dopo due esperienze da sottosegretario alle riforme nei precedenti esecutivi a guida berlusconiana, in questa legislatura ha seguito passo dopo passo l'iter della riforma da sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega al Federalismo.
Diplomato al liceo classico, con un baccellierato in teologia, Brancher, che è dirigente d'azienda, è stato uno degli uomini più vicini al presidente del Consiglio, a partire dalla collaborazione negli anni ‘80 con il gruppo Fininvest. E' stato eletto nella circoscrizione Veneto 1 per il Popolo della libertà.
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Diciassette giorni vissuti pericolosamente. Sono quelli della carriera ministeriale di Aldo Brancher, il cui decreto di nomina da parte del presidente della Repubblica è stato firmato il 18 giugno scorso. Oggi, nell'aula del tribunale di Milano, l'annuncio delle dimissioni. Lo stesso giorno della nomina, il ministro finisce nel mirino delle opposizioni, che paventano una soluzione studiata a fini processuali. Il 24 giugno, i legali di Brancher chiedono il rinvio dell'udienza nell'ambito del caso Antonveneta, adducendo il legittimo impedimento del neo titolare del Federalismo, che poi diventerà della Sussidiarietà e del Decentramento.
Immediate le polemiche, la più acuta delle quali a seguito di una nota del Quirinale, il 25 giugno, in cui si ricordava che Brancher era stato nominato ministro senza portafoglio. Il giorno dopo, Brancher rinuncia ad avvalersi della norma. Il 29 giugno, però, il Pd, con il capogruppo alla Camera, annuncia la presentazione di una mozione di sfiducia, che si sarebbe dovuta discutere giovedì prossimo.
Brancher, nato a Trichiana (Belluno) il 30 maggio 1943, è alla sua terza legislatura consecutiva. Da sempre considerato il trait d'union tra Silvio Berlusconi e la Lega, Brancher, dopo due esperienze da sottosegretario alle riforme nei precedenti esecutivi a guida berlusconiana, in questa legislatura ha seguito passo dopo passo l'iter della riforma da sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega al Federalismo.
Diplomato al liceo classico, con un baccellierato in teologia, Brancher, che è dirigente d'azienda, è stato uno degli uomini più vicini al presidente del Consiglio, a partire dalla collaborazione negli anni ‘80 con il gruppo Fininvest. E' stato eletto nella circoscrizione Veneto 1 per il Popolo della libertà.
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