Dell'Utri, i giovani Pdl: "Via i condannati per mafia"

Politica
Marcello Dell'Utri
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Lo chiedono gli iscritti del partito in Sicilia, che dicono: "occorre seguire l'insegnamento di Paolo Borsellino". Solidarietà, invece, da Mariastella Gelmini e Denis Verdini. Antonio Di Pietro: "E' una condanna politica per Forza Italia"

"Oggi più che mai sentiamo l'esigenza di avviare una profonda riflessione all'interno del partito dopo questa condanna che, seppur ridotta e non definitiva, rimane gravissima soprattutto per un uomo impegnato in politica. Non ci uniremo al solito coro di solidarietà già tristemente visto negli anni scorsi per i politici condannati. Il nostro movimento giovanile non può rimanere in silenzio davanti a fatti che minano la credibilità di un intero partito".
Lo affermano i giovani del Pdl in Sicilia, dopo la condanna a 7 anni in appello per concorso esterno in associazione mafiosa al senatore del Pdl Marcello Dell'Utri, chiedendo "l'espulsione dal partito dei condannati per reati di mafia".
Secondo il presidente regionale Mauro La Mantia "occorre seguire l'insegnamento di Paolo Borsellino sulla lotta ad ogni infiltrazione mafiosa nei partiti e nelle istituzioni. Riteniamo che il Popolo della libertà debba accogliere la proposta del ministro Giorgia Meloni sulla introduzione nello statuto del Pdl di una norma che preveda il no alla ricandidatura vita natural durante e l'espulsione per chi è stato condannato in via definitiva per corruzione e mafia".

Di tutt'altro tenore le dichiarazione degli esponenti nazionali del Pdl: "Sono garantista e quindi aspetto la sentenza della Cassazione che, sono certo, smonterà anche l'ultimo teorema di questa assurda vicenda che ha coinvolto Marcello Dell'Utri, cui va la mia sentita solidarieta'".
"Marcello Dell'Utri è una persona perbene e ha tutta la mia solidarietà e quella dei tanti militanti che, in questi sedici anni, lo hanno conosciuto e apprezzato - dice invece il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelimini - Un uomo che, per sensibilità e cultura personale, è totalmente estraneo alle accuse che gli sono rivolte. Sono certa che nel terzo grado di giudizio riuscirà ad ottenere giustizia. Il reato di concorso esterno in associazione mafiosa è un'anomalia tutta italiana, spesso usato per processi di tipo politico in mancanza di prove".

"La sentenza di Palermo che ha inflitto sette anni a Marcello Dell'Utri va letta sotto una duplice veste" è il commento del coordinatore nazionale del Pdl Denis Verdini. "Da un lato esprimo fraterna solidarietà all'amico Marcello, per un verdetto che ritengo ingiusto e assurdo, poiche' una simile condanna descrive una persona che non esiste, giudicandola tra l'altro colpevole di un reato (concorso esterno in associazione mafiosa) che non è previsto dal codice". L'esponente Pdl, poi, aggiunge: "Sono certo che la Cassazione restituirà a Dell'Utri quell'onorabilità che certi pm, troppo attaccati a fantasiose trame, hanno cercato di macchiare. Dall'altro lato (come ha lealmente riconosciuto lo stesso Pg Nino Gatto, che aveva chiesto la condanna a 11 anni) la sentenza riveste un'importanza straordinaria, poiché smonta, speriamo definitivamente, quell'ignobile teorema politico-giudiziario che considerava la nascita di Forza Italia come frutto di una trattativa con la mafia e non quello straordinario evento politico che ha scritto la storia d'Italia degli ultimi anni. I giudici di Palermo hanno compiuto un primo, decisivo passo per mettere fine a 16 anni di vergognose teorie complottiste, portate avanti da alcuni pm, con il contributo di pseudo-pentiti (oggi dichiarati totalmente inattendibili) e con l'appoggio di un preciso gruppo editoriale. Sotto questa veste, il verdetto di oggi è un colpo mortale per la pubblica accusa e va accolto come un primo squarcio di luce, nella convinzione che presto la Cassazione farà uscire a testa alta anche l'amico Marcello Dell'Utri".

Diametralmente opposta, la posizione di Antonio Di Pietro: "La condanna è personale, ma la condanna politica c'è tutta e riguarda il partito di Silvio Berlusconi, Forza Italia, che è nato, oggi sappiamo proprio in virtù da un rapporto non occasionale tra Dell'Utri e la mafia":



Il commento di Gaetano Quagliarello, viceapogruppo dei senatori Pdl:


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