Intercettazioni, il Pd a Fini: "No a forzature sui tempi"

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In una lettera indirizzata al presidente della Camera Dario Franceschini chiede che il testo arrivi a Montecitorio a settembre. Letta: "Sarà un Vietnam". Alfano: "La sinistra ignora il diritto alla privacy". Montezemolo: "Legge fatta male"

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Sul disegno di legge sulle intercettazioni il Pd non accetterà forzature alla Camera. Un messaggio chiaro lanciato a Gianfranco Fini da Dario Franceschini che ricorda come, per i regolamenti della Camera, il testo non possa arrivare alla Camera prima di settembre. Il capogruppo del Pd ha annunciato che formalizzerà questa richiesta con una lettera al presidente della Camera e a Giulia Buongiorno, presidente della commissione Giustizia. Clima politico reso ancora più incandescente dalle parole di Enrico Letta che ha annunciato che per il Pdl la discussione "sarà un Vietnam".  "Mi sento di dire - ha dichiarato - che nel passaggio del ddl per le intercettazioni alla Camera sarà un Vietnam per la maggioranza". Letta ha assicurato che il Pd "farà di tutto" per cambiare quel testo in Parlamento: "Le cadute che hanno avuto in questa settimana - ha sottolineato il vicesegretario del Pd -  dimostrano che la situazione per loro non sarà indolore. Faremo di tutto per cambiare il provvedimento".

Pronta la replica del Guardasigilli Angelino Alfano. "La sinistra pratica tecniche dilatorie e metodi perditempo che hanno un solo scopo: ignorare il diritto alla riservatezza e alla privacy dei cittadini. Per la sinistra, l'art. 15 della Costituzione, semplicemente, non esiste" afferma in una nota replicando alla richiesta del Pd di rinviare la discussione alla Camera a settembre. E aggiunge: "Noi, invece, vogliamo difendere 'l'inviolabilità della libertà e della riservatezza delle comunicazioni personali', senza impedire le indagini, né la pubblicazione dei fatti. Continuiamo a sperare che la sinistra si ravveda e riscopra l'articolo 15 della Costituzione e che - come fa il Governo - difenda il diritto alla privacy di decine di milioni di cittadini che non sono difesi da alcuna lobby e il cui diritto alla riservatezza sarà tutelato dal Governo e dalla maggioranza".

Da Porto Torres, dove si trova per i ballottaggi di questo fine settimana, il segretario del Pd Pierluigi Bersani ribadisce che "c'è da combattere alla Camera. Questi giorni saranno l'occasione per far comprendere meglio all'opinione pubblica l'enormità di quello che è accaduto". E ha aggiunto: "Nella manifestazione che abbiamo già convocato per il 19 sulla Finanziaria daremo grande spazio a questo tema democratico". E ancora: "La nostra linea è questa: il tema democratico e il quello sociale sono gemelli. Le cose non vanno in questo Paese perché mentre si restringe la democrazia, non si dà spazio alla questione del lavoro e alla questione sociale. Continuiamo a stare intorno ai problemi suoi (del premier, ndr) e questo Paese non può più permetterselo".

Battaglia annunciata anche dall'Idv che, per bocca del suo capogruppo Donati, rimarca come questa rischi di diventare la vittoria dei berlusconiani sui finiani e invita i deputati fedeli al presidente della Camera a mostrare la loro coerenza. Preoccupazione in giornata sono arrivate anche dall'ex presidente del Consiglio Romano Prodi.

Sul disegno di legge sulle intercettazioni è intervenuto intanto anche da Luca Cordero di Montezemolo che, al convegno dei Giovani Imprenditori, ha parlato di "una legge fatta male". Dallo stesso convegno Pier Ferdinando Casini dichiara che "la legge va cambiata di tutto punto.  Il nostro Paese è un Paese che ha mille problemi. E già lacerato e noi lo dividiamo ancora con un intento buono, quello di tutelare la privacy ma che produce un effetto concreto: rendere difficile ai magistrati le indagini contro i delinquenti e i malfattori e impedire che la stampa ne parli".

Dai banchi della maggioranza Fabrizio Cicchitto tenta di gettare acqua sul fuoco: "In terza lettura esistono tutte le condizioni per un dibattito parlamentare normale che si concluda prima dell'estate", dice Fabrizio Cicchitto osservando che "la Camera ha già discusso il disegno di legge sulle intercettazioni in prima lettura dedicando ad esso più di un anno fra commissione e Aula. Fra l'altro in quella occasione il tema non è stato così drammatizzato - rileva il capogruppo Pdl alla Camera - al punto da evocare i vietcong come fa Letta e un'occupazione squadrista dell'Aula della Camera come fa Di Pietro".

Anche il presidente del Senato Renato Schifano è intervenuto per zittire chi chiede l'intervento del Quirinale: "Il presidente della Repubblica non va mai coinvolto quando il Parlamento legifera in richieste di non firma". E ha sottolineato: "Abbiamo fatto di tutto per assicurare l'approfondimento di un tema così delicato come la riforma delle intercettazioni, rimandando due volte in commissione gli emendamenti della maggioranza. Ci sentiamo la coscienza a posto".

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