Il presidente della Camera a Pisa difende la legge che porta il suo nome, ma invita i suoi colleghi di partito a non fermarsi sul tema della sicurezza in merito all'immigrazione
"In Italia la legge sulla cittadinanza necessita, a mio avviso, di essere rivista per favorire pienamente un percorso di integrazione che, al di là di elementi solo formali, come il mero trascorrere di un certo periodo di tempo, testimoni la volontà concreta dell'immigrato di partecipare al destino comune che lega tutti i componenti della società politica di cui entra a fare parte". Lo ha detto il presidente della Camera Gianfranco Fini nella lezione sul tema 'Immigrazione e diritti di libertà nell'era della globalizzazione' che ha tenuto questa mattina nella Facoltà di giurisprudenza all'Università di Pisa. Il presidente dell'assemblea di Montecitorio ha ricordato come la legge numero 91 del 1992 ha il suo cardine nello 'jus sanguinis', integrato da residuali ipotesi di 'jus soli'.
Nella prospettiva di una revisione della legge sulla cittadinanza, pertanto, anche l'applicazione dello 'jus soli' al figlio di stranieri nato sul territorio nazionale e qui residente in modo stabile "non appare eccessiva". E questo, ha sottolineato Fini, "se si considera che la 'patria' oggi non può più essere concepita solo come 'terra dei padri' ma come identità collegata ai valori di fondo che discendono dai precetti costituzionali e che si indirizzano ai non cittadini e ciò perchè la cittadinanza democratica si sforza di partire non da una nozione escludente, ma da un punto di apertura, da uno sforzo di integrazione".
Il presidente della Camera non dimentica di essere stato il cofirmatario della Bossi Fini. "Quella legge la rifarei uguale - dice - ma cambierei una cosa sola: sei mesi di tempo per ritrovare un lavoro oggi mi sembrano pochi; vista la congiuntura economica andrebbe previsto almeno un anno". "Il principio ispiratore di quella legge -ha aggiunto Fini- per cui entra in Italia solo chi ha un lavoro lo ritengo ancora valido". Il presidente dell'Assemblea di Montecitorio ha poi osservato: "nella legge che porta anche il mio nome c'è uno degli elementi più forti per battere l'infamia del lavoro nero; quella per la quale il datore di lavoro non fa il contratto al lavoratore straniero. Anche quello e' lo spirito di quella legge: andiamo a vedere chi sono i lavoratori sfruttati e chi li sfrutta".
Fini ha poi accennato anche alle sue diverse posizioni sul tema dell'immigrazione rispetto ad altri esponenti del Pdl: "Una cosa che contesto ad alcuni amici del centrodestra è che si fermano al tema della sicurezza. Questa a mio parere e' la cosa più miope che si possa fare. Dobbiamo tenere insieme legalità e integrazione, legalità e solidarietà: sono le facce di una stessa medaglia. Solo così si garantisce la sicurezza e al tempo stesso anche l'integrazione".
Sui tempi per la nuova legge sulla cittadinanza Fini ha detto: "dipende dal calendario dei lavori della Camera la possibilità di discutere a giugno la proposta di legge sulla cittadinanza. Lo ha detto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, intervenuto all'università di Pisa ad un incontro con gli studenti sul tema cittadinanza e immigrazione. A chi chiedeva se sarà possibile discutere le proposta di legge sulla cittadinanza nel mese di giugno, Fini ha risposto: "Dipende dai lavori".
Nella prospettiva di una revisione della legge sulla cittadinanza, pertanto, anche l'applicazione dello 'jus soli' al figlio di stranieri nato sul territorio nazionale e qui residente in modo stabile "non appare eccessiva". E questo, ha sottolineato Fini, "se si considera che la 'patria' oggi non può più essere concepita solo come 'terra dei padri' ma come identità collegata ai valori di fondo che discendono dai precetti costituzionali e che si indirizzano ai non cittadini e ciò perchè la cittadinanza democratica si sforza di partire non da una nozione escludente, ma da un punto di apertura, da uno sforzo di integrazione".
Il presidente della Camera non dimentica di essere stato il cofirmatario della Bossi Fini. "Quella legge la rifarei uguale - dice - ma cambierei una cosa sola: sei mesi di tempo per ritrovare un lavoro oggi mi sembrano pochi; vista la congiuntura economica andrebbe previsto almeno un anno". "Il principio ispiratore di quella legge -ha aggiunto Fini- per cui entra in Italia solo chi ha un lavoro lo ritengo ancora valido". Il presidente dell'Assemblea di Montecitorio ha poi osservato: "nella legge che porta anche il mio nome c'è uno degli elementi più forti per battere l'infamia del lavoro nero; quella per la quale il datore di lavoro non fa il contratto al lavoratore straniero. Anche quello e' lo spirito di quella legge: andiamo a vedere chi sono i lavoratori sfruttati e chi li sfrutta".
Fini ha poi accennato anche alle sue diverse posizioni sul tema dell'immigrazione rispetto ad altri esponenti del Pdl: "Una cosa che contesto ad alcuni amici del centrodestra è che si fermano al tema della sicurezza. Questa a mio parere e' la cosa più miope che si possa fare. Dobbiamo tenere insieme legalità e integrazione, legalità e solidarietà: sono le facce di una stessa medaglia. Solo così si garantisce la sicurezza e al tempo stesso anche l'integrazione".
Sui tempi per la nuova legge sulla cittadinanza Fini ha detto: "dipende dal calendario dei lavori della Camera la possibilità di discutere a giugno la proposta di legge sulla cittadinanza. Lo ha detto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, intervenuto all'università di Pisa ad un incontro con gli studenti sul tema cittadinanza e immigrazione. A chi chiedeva se sarà possibile discutere le proposta di legge sulla cittadinanza nel mese di giugno, Fini ha risposto: "Dipende dai lavori".