Grande fermento nel partito e su Facebook per le modifiche dello statuto. Si teme che "la regola delle consultazioni diventi un'eccezione". Bersani rassicura: nessun depotenziamento
Primarie e Pd, il dibattito è ancora aperto, anche se su questo tema all'interno del partito dovrebbe esserci ormai l'accordo tra maggioranza e minoranza. Al centro della querelle, stavolta, ci sono le modifiche statutarie che il 21 e 22 maggio dovranno essere votate dall’Assemblea nazionale del partito.
La bozza pesentata da alcuni esponenti del comitato ristretto del Pd prevederebbe una modifica della selezione di un candidato sindaco o presidente di provincia o regione.
Se passasse la riforma, il partito "d'intesa con le forze politiche alleate", promuoverebbe "il ricorso alle primarie di coalizione" nelle quali "l'assemblea del Pd del livello territoriale corrispondente", approverebbe "a maggioranza la candidatura sostenuta" dal partito, che diverrà quindi quella ufficiale.
"Gli iscritti al Pd – si legge nella bozza - possono avanzare e sostenere una diversa candidatura, qualora essa sia stata sottoscritta da almeno il 35% dei componenti della medesima Assemblea del livello territoriale corrispondente, ovvero, da almeno il 20% degli iscritti nel relativo ambito territoriale".
La soglia d’accesso non è piaciuta affatto alla minoranza del partito, che - con Salvatore Vassallo in testa - ha parlato di “una regola che diventerebbe un’eccezione”.
Per questo, i deputati e i senatori legati all’area vicina a Franceschini e Marino hanno chiesto di riscrivere la bozza rendendo più chiaro che per decidere le candidatura di sindaci e governatori le primarie sono la strada privilegiata, e che solo in subordine si utilizzano altri metodi. La maggioranza si è detta d'accordo.
Nel frattempo, sul web, militanti e simpatizzanti del Pd si sono mobilitati. In poche ore, su Facebook, la pagina "Caro segretario, non cancelli le primarie" ha raccolto più di millecinquecento fan.
La richiesta, indirizzata a Pier Luigi Bersani, è di impedire ogni modifica allo statuto che depotenzi le consultazioni. Sarebbe “un errore enorme e creerebbe una spaccatura insanabile nel nostro partito", si legge in una lettera aperta a Bersani firmata Dario's . Per questi motivi, conclude la lettera, "chiediamo che tali modifiche vengano accantonate e si cerchi di trovare l'accordo su modifiche condivise da una più larga parte del nostro partito".
La protesta, ripresa anche da alcuni osservatori e da diversi dirigenti , pare abbia sortito i suoi effetti.
Pierluigi Bersani ha precisato subito che non è in atto nessun tentativo da parte del Pd di diminuire il ruolo delle primarie per la scelta dei candidati all'interno del partito. "Se uno se ne occupa davvero e guarda all'oggetto – ha detto il segretario del Pd - si accorge che non c'è nessun depotenziamento, anzi, che c'è il problema di non rovinarle".
La preoccupazione – ha concluso – il leader del Pd - è che "le primarie non diventino un meccanismo di autosufficienza e di chiusura del partito".
Ora tocca vedere cosa deciderà il comitato del Pd. E soprattutto come reagiranno gli elettori e i simpatizzanti del partito sulla rete.
Guarda il servizio di SKY TG24:
La bozza pesentata da alcuni esponenti del comitato ristretto del Pd prevederebbe una modifica della selezione di un candidato sindaco o presidente di provincia o regione.
Se passasse la riforma, il partito "d'intesa con le forze politiche alleate", promuoverebbe "il ricorso alle primarie di coalizione" nelle quali "l'assemblea del Pd del livello territoriale corrispondente", approverebbe "a maggioranza la candidatura sostenuta" dal partito, che diverrà quindi quella ufficiale.
"Gli iscritti al Pd – si legge nella bozza - possono avanzare e sostenere una diversa candidatura, qualora essa sia stata sottoscritta da almeno il 35% dei componenti della medesima Assemblea del livello territoriale corrispondente, ovvero, da almeno il 20% degli iscritti nel relativo ambito territoriale".
La soglia d’accesso non è piaciuta affatto alla minoranza del partito, che - con Salvatore Vassallo in testa - ha parlato di “una regola che diventerebbe un’eccezione”.
Per questo, i deputati e i senatori legati all’area vicina a Franceschini e Marino hanno chiesto di riscrivere la bozza rendendo più chiaro che per decidere le candidatura di sindaci e governatori le primarie sono la strada privilegiata, e che solo in subordine si utilizzano altri metodi. La maggioranza si è detta d'accordo.
Nel frattempo, sul web, militanti e simpatizzanti del Pd si sono mobilitati. In poche ore, su Facebook, la pagina "Caro segretario, non cancelli le primarie" ha raccolto più di millecinquecento fan.
La richiesta, indirizzata a Pier Luigi Bersani, è di impedire ogni modifica allo statuto che depotenzi le consultazioni. Sarebbe “un errore enorme e creerebbe una spaccatura insanabile nel nostro partito", si legge in una lettera aperta a Bersani firmata Dario's . Per questi motivi, conclude la lettera, "chiediamo che tali modifiche vengano accantonate e si cerchi di trovare l'accordo su modifiche condivise da una più larga parte del nostro partito".
La protesta, ripresa anche da alcuni osservatori e da diversi dirigenti , pare abbia sortito i suoi effetti.
Pierluigi Bersani ha precisato subito che non è in atto nessun tentativo da parte del Pd di diminuire il ruolo delle primarie per la scelta dei candidati all'interno del partito. "Se uno se ne occupa davvero e guarda all'oggetto – ha detto il segretario del Pd - si accorge che non c'è nessun depotenziamento, anzi, che c'è il problema di non rovinarle".
La preoccupazione – ha concluso – il leader del Pd - è che "le primarie non diventino un meccanismo di autosufficienza e di chiusura del partito".
Ora tocca vedere cosa deciderà il comitato del Pd. E soprattutto come reagiranno gli elettori e i simpatizzanti del partito sulla rete.
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