Il leader dell’Udc ospite di “In ½ ora”: “Sarebbe una scelta di grande responsabilità politica”. E su Fini: “Ha capito ora quello che a me era chiaro due anni fa”. Contro Veltroni: “Ferito dal discorso di Cortona”
“Un governo tecnico, di salute pubblica, prima o poi è inevitabile e sarebbe una scelta di grande responsabilità politica". Lo dice Pier Ferdinando Casini a 'In 1/2ora' di Lucia Annunziata. "E’ una cosa inevitabile e prima o poi si porrà perché l'Italia ha bisogno di riforme, a partire dalla riforma delle pensioni alle liberalizzazioni, che nessuna maggioranza pro tempore farà mai per timore di perdere voti” afferma il leader dell’Udc. Alla domanda se possa essere Tremonti a guidare un governo tecnico, Casini risponde: “Questo non lo so, non sono il Capo dello Stato".
Di certo, aggiunge Casini il titolare di via XX Settembre è "il ministro più potente d'Italia". E comunque, ha continuato, "non mi pare che Berlusconi sia alla soglia delle dimissioni. Ne' credo che abbia intenzione di lasciare lo Stato in mano a Tremonti o ad altri". L'urgenza di un governo di unità nazionale, ha ribadito il leader centrista, è "evidente". "Lo dico a costo di essere domani mattina nel mirino delle vestali del bipolarismo e del corretto funzionamento dell'alternanza, che fanno finta di non vedere quello che accade in Inghilterra e diranno che la mia idea è assurda”. E conclude: "Io sono di quest'idea da almeno tre anni: se non c'è una pacificazione tra le forze politiche e non si risolvono le questioni che sono sul tappeto si sprofonderà nel baratro, indipendentemente da chi vince".
Durante l’intervista il leader dell’Udc ha parlato del decreto aiuti per la Grecia. “Noi dobbiamo fare la nostra parte, non è che l'opposizione si salva l'anima dicendo 'che bello è un problema della maggioranza'. E sono contento che Bersani abbia detto la stessa cosa. Non convergere sul decreto per la Grecia sarebbe da irresponsabili".
E sullo scontro tra Fini e Berlusconi: “Io non so quale sia il futuro di Fini, ma io e Fini ci siamo divisi sulla nascita Pdl: oggi lui capisce quel che a me era chiaro due anni fa e cioè che il Pdl era nato attorno alla personalità carismatica di Berlusconi e non poteva avere altre caratteristiche. Lui è diventato presidente della Camera io ho fatto altro discorso, sono andato all'opposizione". E aggiunge: "Fini sta facendo bene il presidente della Camera ma vuole marcare una sua presenza autonoma nel Pdl. Nel merito della discussione con Berlusconi mi meraviglio che Fini si sia meravigliato, perché a me era chiaro due anni fa".
Poi, il leader dell’Udc è intervenuto sulle parole pronunciate ieri da Walter Veltroni a Cortona. Parole che lo hanno molto ferito. “Che Berlusconi sostenga che l'Udc non può che andare con lui lo capisco, ma che lo sostenga Veltroni per legittimare una polemica con Bersani è segno di un'implosione". E ancora: "Se non vogliono avere nulla a che fare con me, auguro loro una serena militanza all'opposizione per i prossimi 30 anni", sottolinea il leader Udc.
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Berlusconi-Fini: è scontro frontale
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