Radicali: "Fare chiarezza su ventuno appalti"

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Il partito di Pannella lancia l’allarme sulle procedure “segrete” usate per i lavori su alcuni palazzi della politica e non solo. Fa i nomi di Balducci e Zampolini, già coinvolti nell’indagine sulle Grandi opere. E presenta due esposti alla procura

Ventuno appalti. Lavori per 304 milioni di euro. Tutti assegnati senza seguire le normali regole dei contratti pubblici, ma con procedura «segreta», in quanto opere considerate «strategiche» e di preminente interesse nazionale. I Radicali italiani denunciano «segnali di opacità» e lanciano l’allarme. In almeno quattro casi, sarebbero coinvolti personaggi già finiti sotto accusa nell’abito dell’inchiesta sugli appalti per il G8. E allora il partito di Pannella chiede di poterci vedere chiaro: invoca l’immediata costituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta e presenta due esposti sulla base di sospette irregolarità alle procure di Roma e Perugia, «sperando che serva a qualcosa».

«Non possiamo dire – ha subito sottolineato il segretario dei Radicali Mario Staderini, in una conferenza stampa convocata nella sede del partito – che questa situazione abbia in comune fattispecie criminali con gli appalti per il G8. Ma in comune ci sono delle persone e una procedura. Una procedura che prevede una segretezza e una riservatezza tali da consentire quel che pare sia avvenuto in altre sedi». Nessuna accusa precisa, dunque: i Radicali chiedono alla magistratura di fare chiarezza. Ma tra i nomi citano quello dell’architetto Angelo Zampolini, coinvolto nell’inchiesta che ha portato alle dimissioni del ministro Claudio Scajola. E quello di Angelo Balducci, che nei casi denunciati dai Radicali sarebbe stato coinvolto in quanto direttore generale del soggetto aggiudicatore, il Siit (Servizi integrati infrastrutture e trasporti).

Ma su cosa esattamente chiede chiarezza il partito di Pannella? Sui lavori fatti per quattro palazzi della Camera, tre del Senato, tre della presidenza del Consiglio, uno del Quirinale, tre di diversi ministeri, uno della Corte dei Conti, ma anche per il teatro Ateneo dell’università La Sapienza, per la Scuola nazionale di cinema e per alcuni musei. In comune, questi appalti hanno di essere stati inseriti in un programma per “Opere strategiche” (finanziato dal Cipe con delibere del 2004 e del 2006), appaltate con una procedura speciale, senza la usuale gara pubblica e con vincoli di segretezza. “Ma quali sono le ragioni di segretezza per i lavori sul Museo della fisica o per il teatro della Sapienza?”, chiede Staderini. Il quale fa notare che “ha dell’incredibile” uno dei motivi elencati dal Cipe nel 2004 per spiegare l’approvazione del programma: “l’accresciuto ruolo politico dell’Italia sul piano internazionale e le relative conseguenze in tema di sicurezza interna”.

“C’è un altro motivo in realtà – sostiene il deputato radicale Maurizio Turco – per fare il piano Opere strategiche: quello di non fare appalti, o meglio fare solo dei miniappalti riservati alle imprese con nulla osta di sicurezza. Si tratta di norme criminogene”. In particolare, i Radicali portano ad esempio il caso (di cui ha parlato per primo il Corriere della sera) di un palazzo residenziale in largo Toniolo, a Roma, che il Senato ha acquistato (“nonostante il Senato non potrebbe acquistare immobili”) dalla società di un ex senatore, per poi trasformarlo in uffici. “Perché lo hanno fatto, ancor prima che venisse approvata la modifica al piano regolatore necessaria per consentire il cambio di destinazione d’uso?”, chiede Staderini. Il quale sottolinea che i lavori, diretti dall’architetto Zampolini, sono ancora in corso. Ma, altro particolare da chiarire, il contratto, secondo il cartello esposto nel cantiere, risale al dicembre 2007, ossia quattro mesi prima che la destinazione d’uso fosse modificata.

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