Bersani a Prodi, no a dibattito su riforma del partito

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Serve "un'agenda che chiarisca il nostro sistema di idee", dice il segretario. Gelo e polemiche dopo la proposta del Professore

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Pier Luigi Bersani prova a rimettere in marcia il Pd dopo il risultato deludente di regionali e amministrative. Oggi in un doppio incontro, con i segretari regionali prima e i senatori dopo, il leader del Pd ha delineato una sua road map, un canovaccio su cui lavorare e che approfondirà nella Direzione di sabato.
Uno schema in cui l'organizzazione del partito va di pari passo con lo sforzo per dare un'identità più forte al Pd: serve "un'agenda che chiarisca il nostro sistema di idee", dice il segretario. Un'agenda "in pochi punti" e che parta, innanzitutto, dai temi sociali ed economici perché "c'è disaffezione" da parte dei cittadini verso la politica e "noi dobbiamo parlare dei problemi delle persone".

Sull'organizzazione l'idea è quella di dare un'impronta federale al partito anche attraverso modifiche dello Statuto. "Il Paese ha davanti a sé dei problemi seri da affrontare. Serve un progetto per l'Italia. Ora partiamo con una road map per cambiare il Pd, rafforzandolo anche in chiave federale", ha detto Bersani ai segretari regionali che condividono l'impostazione mentre prendono le distanze dalla proposta di Romano Prodi.

L'idea del Professore di abrogare le primarie e affidare la scelta del leader al "sinedrio" dei segretari regionali è caduta sostanzialmente nel vuoto. Marini e Fioroni attaccano anzi frontalmente Prodi.

"Una follia". Cosi' Franco  Marini giudica la proposta avanzata da Romano Prodi per una  impostazione in chiave federale del Pd in cui siano i 20 segretari  regionali ad eleggere il segretario nazionale.

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