Elezioni: il centrodestra ride, il governo meno
PoliticaGrande successo per Luca Zaia in Veneto e Mara Carfagna in Piemonte ma pesante sconfitta per tutti gli altri componenti dell’esecutivo impegnati nelle amministrative: Brunetta a Venezia, Castelli a Lecco, Rotondi in Piemonte e Fitto in Puglia
I DATI SULL'AFFLUENZA - I GRAFICI REGIONE PER REGIONE
LA NOTTE ELETTORALE: LE FOTO - LA CRONACA - I COMMENTI
di Filippo Maria Battaglia
Le elezioni? Per Silvio Berlusconi, non ci sono dubbi: sono il “miglior riconoscimento per l'attività svolta dal Governo”. A guardare le singole performance dei suoi membri, però, qualche dubbio a dire il vero viene.
Eccetto Luca Zaia e Mara Carfagna, infatti, ministri e viceministri non hanno fatto sfracelli. Al contrario, sono andati male o malissimo, mancando l’obiettivo minimo: l’elezione.
È vero, in Veneto Zaia ha portato a casa una vittoria già annunciata, doppiando il suo avversario Bortolussi e facendo schizzare la Lega al 35%; e in Campania il ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna, ha siglato il record di consigliere regionale più votato d'Italia (56mila preferenze) da quanto esiste l’attuale sistema elettorale (guarda la gallery).
Il bilancio dell’esecutivo, però, resta comunque negativo.
Nella lista dei bocciati di queste amministrative ci sono almeno quattro sconfitti eccellenti: tre ministri (Renato Brunetta, Raffaele Fitto e Gianfranco Rotondi) e un viceministro (Roberto Castelli). La debacle più clamorosa è probabilmente quella che riguarda quest’ultimo.
A Lecco, l’ex guardasigilli ha perso la corsa per un migliaio di voti, contro il candidato del centrosinistra Virginio Brivio, che non ha dovuto neppure ricorrere al ballottaggio.
Una sconfitta che suona ancora più clamorosa in un comune finora governato dal centrodestra e in una regione, la Lombardia, che ha visto il successo della Lega, come del resto in tutto il Centro-Nord.
Le cose non sono andate meglio a Renato Brunetta: a Venezia, il “ministro 2.0” è stato sconfitto da Giorgio Orsoni, che l’ha staccato di tredicimila voti. E i due fiaschi nelle comunali hanno provocato una girandola di rimproveri, recriminazioni e accuse incrociate.
Non è andata bene neppure la spedizione in terra piemontese dell’avellinese Gianfranco Rotondi, che nella circoscrizione torinese ha racimolato solo 172 voti. Da buon democristiano, il titolare dei “Rapporti con il parlamento” non ha fatto una grinza.
Il suo collega di governo Raffaele Fitto, che ricopriva anche l’incarico di coordinatore pugliese del Pdl, ha invece rassegnato le dimissioni da ministro. Non si era candidato, ma era stato il principale sponsor di Rocco Palese, sconfitto alla guida della regione da Nichi Vendola.
LA NOTTE ELETTORALE: LE FOTO - LA CRONACA - I COMMENTI
di Filippo Maria Battaglia
Le elezioni? Per Silvio Berlusconi, non ci sono dubbi: sono il “miglior riconoscimento per l'attività svolta dal Governo”. A guardare le singole performance dei suoi membri, però, qualche dubbio a dire il vero viene.
Eccetto Luca Zaia e Mara Carfagna, infatti, ministri e viceministri non hanno fatto sfracelli. Al contrario, sono andati male o malissimo, mancando l’obiettivo minimo: l’elezione.
È vero, in Veneto Zaia ha portato a casa una vittoria già annunciata, doppiando il suo avversario Bortolussi e facendo schizzare la Lega al 35%; e in Campania il ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna, ha siglato il record di consigliere regionale più votato d'Italia (56mila preferenze) da quanto esiste l’attuale sistema elettorale (guarda la gallery).
Il bilancio dell’esecutivo, però, resta comunque negativo.
Nella lista dei bocciati di queste amministrative ci sono almeno quattro sconfitti eccellenti: tre ministri (Renato Brunetta, Raffaele Fitto e Gianfranco Rotondi) e un viceministro (Roberto Castelli). La debacle più clamorosa è probabilmente quella che riguarda quest’ultimo.
A Lecco, l’ex guardasigilli ha perso la corsa per un migliaio di voti, contro il candidato del centrosinistra Virginio Brivio, che non ha dovuto neppure ricorrere al ballottaggio.
Una sconfitta che suona ancora più clamorosa in un comune finora governato dal centrodestra e in una regione, la Lombardia, che ha visto il successo della Lega, come del resto in tutto il Centro-Nord.
Le cose non sono andate meglio a Renato Brunetta: a Venezia, il “ministro 2.0” è stato sconfitto da Giorgio Orsoni, che l’ha staccato di tredicimila voti. E i due fiaschi nelle comunali hanno provocato una girandola di rimproveri, recriminazioni e accuse incrociate.
Non è andata bene neppure la spedizione in terra piemontese dell’avellinese Gianfranco Rotondi, che nella circoscrizione torinese ha racimolato solo 172 voti. Da buon democristiano, il titolare dei “Rapporti con il parlamento” non ha fatto una grinza.
Il suo collega di governo Raffaele Fitto, che ricopriva anche l’incarico di coordinatore pugliese del Pdl, ha invece rassegnato le dimissioni da ministro. Non si era candidato, ma era stato il principale sponsor di Rocco Palese, sconfitto alla guida della regione da Nichi Vendola.