Il leader del Pd si dice contrario all’ipotesi del Pdl di un intervento d’urgenza per risolvere il problema delle liste. E aggiunge: si aspetti la soluzione dei giudici, “non si permettano di fare minacce perché questa se la sono cercata loro”
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Chiusura totale. Se nella giornata sembrava essersi aperto qualche spiraglio di possibile futura trattativa su una leggina che sanasse il pasticcio delle liste nel Lazio e in Lombardia, dopo la decisione del governo di tentare la via del decreto dal Pd chiudono la porta. "Siamo contro tutti i tentativi di fare i furbi, di scavalcare anche i ricorsi al Tar e al consiglio di Stato", è la linea ufficiale del Partito democratico.
"Qualsiasi operazione in corso d'opera sarebbe inaccettabile. Abbiamo cinque gradi di giudizio, vogliamo lasciarli lavorare? Non si permettano di fare minacce, perché questa se la sono cercata loro" ha detto il segretario Pd, Pier Luigi Bersani, a Napoli a proposito di possibili interventi legislativi del governo per sanare la questione delle liste regionali.
Dunque, "chiusura totale a qualsiasi tipo di accordo o di leggina" su cui "non c'è stato nessun contatto". Eppure nella giornata il clima sembrava un po' più sereno. Persino l'Idv aveva aperto a un'eventuale via d'uscita politica se il Pdl avesse ammesso i suoi errori.
Ufficialmente la linea di largo del Nazareno era aspettare la sentenza del Tar e valutare attentamente ogni mossa. E non solo le decisioni della giustizia amministrativa avrebbe potuto determinare la posizione del Pd: si sarebbe studiato anche l'atteggiamento del Popolo della libertà. "Attendiamo il Tar e non c'è nessuna subordinata perché non si può prefigurare quel che accade dopo", avevano sottolineato fonti del partito. Di certo, hanno assicurato, "non ci sono contatti" con il centrodestra e il Pd non li sta cercando. Nessun abboccamento c'è stato né con il segretario Pier Luigi Bersani né con i capigruppo di Camera e Senato. E i contatti a questo livello vengono negati fino a sera.
Al Pd si guarda alle iniziative di protesta messe in campo. "Chiaramente se loro fanno una manifestazione in cui ci attaccano, il discorso non può procedere", hanno ammonito da largo del Nazareno. "Noi non vogliamo vincere a tavolino", ha assicurato oggi anche Michele Ventura, vicecapogruppo a Montecitorio. Ma si chiede il rispetto delle regole. E anche che il Pdl ammetta l'errore, come ha ribadito Bersani. "Intanto devono riconoscere qual e' il problema", ha detto, ossia che "si è creato un turbamento in questo percorso elettorale per una piena responsabilità loro".
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"Qualsiasi operazione in corso d'opera sarebbe inaccettabile. Abbiamo cinque gradi di giudizio, vogliamo lasciarli lavorare? Non si permettano di fare minacce, perché questa se la sono cercata loro" ha detto il segretario Pd, Pier Luigi Bersani, a Napoli a proposito di possibili interventi legislativi del governo per sanare la questione delle liste regionali.
Dunque, "chiusura totale a qualsiasi tipo di accordo o di leggina" su cui "non c'è stato nessun contatto". Eppure nella giornata il clima sembrava un po' più sereno. Persino l'Idv aveva aperto a un'eventuale via d'uscita politica se il Pdl avesse ammesso i suoi errori.
Ufficialmente la linea di largo del Nazareno era aspettare la sentenza del Tar e valutare attentamente ogni mossa. E non solo le decisioni della giustizia amministrativa avrebbe potuto determinare la posizione del Pd: si sarebbe studiato anche l'atteggiamento del Popolo della libertà. "Attendiamo il Tar e non c'è nessuna subordinata perché non si può prefigurare quel che accade dopo", avevano sottolineato fonti del partito. Di certo, hanno assicurato, "non ci sono contatti" con il centrodestra e il Pd non li sta cercando. Nessun abboccamento c'è stato né con il segretario Pier Luigi Bersani né con i capigruppo di Camera e Senato. E i contatti a questo livello vengono negati fino a sera.
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