"Sono semplicemente considerazioni di elementare buon senso, non c'è nessun asse" precisa il presidente della Camera a Palermo. E aggiunge: sento e leggo che Fini è di sinistra. Basta con le etichette
"Le riforme vanno fatte" e il confronto tra le forze politiche "deve avvenire in Parlamento" senza "etichette", partendo "non da ciò che è utile oggi ma dal punto di vista generale".
Queste le parole di Gianfranco Fini che a Palermo, in occasione della presentazione del suo ultimo libro dal titolo Il futuro della libertà, chiarisce la sua posizione sulle riforme e si toglie qualche sassolino dalla scarpa.
"Resto convinto che le riforme costituzionali si possano fare in questa legislatura. Qualcuno ha parlato di un asse tra me e il presidente della Repubblica. Ma sono semplicemente considerazioni di elementare buon senso, non c'è nessun asse" precisa il presidente della Camera.
Per la terza carica dello Stato l'obiettivo delle riforme deve essere quello di "realizzare una democrazia rappresentata e governante" in cui il Parlamento rimanga un luogo di controllo e di dibattito". E ancora: "Di riforme si parla da tempo immemorabile ma finora l'unica riforma fatta davvero è stata dell'assetto federale dello Stato". Proprio su questo punto, secondo Fini, la convergenza in materia di riforme tra i diversi schieramenti è ormai un dato di fatto: "Che si chiami Camera delle Regioni o Senato delle autonomie, non impicchiamoci ai termini, sulla bozza Violante erano tutti d'accordo, sulla fine del bicameralismo perfetto sono tutti d'accordo. Possibile che si debba discutere del calendario, se partire con la discussione alla Camera o al Senato, se farla in Parlamento o attraverso una Convenzione? L'opinione pubblica - ammonisce Fini - non ci capirà mai se non usciamo da questi bizantinismi".
"Sento e leggo: 'Fini dice cose di sinistra'. Basta con le etichette. Parlare di immigrazione o di ambiente non è né di destra né di sinistra. Ci sono degli argomenti che riguardano tutti quanti".
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"Resto convinto che le riforme costituzionali si possano fare in questa legislatura. Qualcuno ha parlato di un asse tra me e il presidente della Repubblica. Ma sono semplicemente considerazioni di elementare buon senso, non c'è nessun asse" precisa il presidente della Camera.
Per la terza carica dello Stato l'obiettivo delle riforme deve essere quello di "realizzare una democrazia rappresentata e governante" in cui il Parlamento rimanga un luogo di controllo e di dibattito". E ancora: "Di riforme si parla da tempo immemorabile ma finora l'unica riforma fatta davvero è stata dell'assetto federale dello Stato". Proprio su questo punto, secondo Fini, la convergenza in materia di riforme tra i diversi schieramenti è ormai un dato di fatto: "Che si chiami Camera delle Regioni o Senato delle autonomie, non impicchiamoci ai termini, sulla bozza Violante erano tutti d'accordo, sulla fine del bicameralismo perfetto sono tutti d'accordo. Possibile che si debba discutere del calendario, se partire con la discussione alla Camera o al Senato, se farla in Parlamento o attraverso una Convenzione? L'opinione pubblica - ammonisce Fini - non ci capirà mai se non usciamo da questi bizantinismi".
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