Non compare in pubblico, ma dispensa telefonate: in collegamento telefonico con la caserma della guardia di Finanza di Coppito per gli auguri ai terremotati, il premier riconosce un cambiamento del clima politico dopo l'aggressione subita a Milano
Telefonate pubbliche in viva voce, telefonate private i cui contenuti vengono fatti filtrare sugli organi di informazione. Costretto in casa per i postumi dell'aggressione di piazza del Duomo, Silvio Berlusconi sceglie il telefono come mezzo di comunicazione per la fine del 2009.
Oggi il presidente del Consiglio ha formulato i suoi auguri di Natale alle persone colpite dal terremoto in collegamento telefonico con la caserma della guardia di Finanza di Coppito. Ha quindi espresso ottimismo sul futuro del dialogo tra le forze in Parlamento: "Dopo quanto accaduto a piazza Duomo il clima politico sembra cambiato. C'è più amore". Per Berlusconi la maggioranza degli italiani si è iscritta al cosiddetto partito dell'amore. Ha quindi aggiunto che grazie alla "nostra cultura del fare siamo riusciti a superare anche il gossip e le campagne che ci hanno scatenato contro".
Ma quello della telefonata era uno strumento cui per la verità il premier già prima faceva spesso ricorso, soprattutto per intervenire in trasmissioni televisive e ribattere alle critiche che gli venivano mosse: solo negli ultimi mesi, a Porta a Porta, a Ballarò, a Matrix. Ma ora la scelta per Berlusconi è obbligata: impossibilitato a mostrarsi in pubblico, bloccato nella villa di Arcore, solo il cavo telefonico può essere il tramite con i suoi elettori, con il suo partito, o con gli interlocutori istituzionali: il premier chiama Giorgio Napolitano, i ministri riuniti in Consiglio, i vertici del Pdl, i terremotati dell'Aquila, poco prima una trasmissione radiofonica.
Domenica 20, a una settimana esatta dall'aggressione, Berlusconi rompe il silenzio con la telefonata alla manifestazione del Pdl veneto, riunitosi in piazza a Verona per dare solidarietà al premier. In quell'occasione Berlusconi dice che il gesto di Massimo Tartaglia si spiega solo con la campagna "di odio" contro di lui che ha agito da innesco per "una mente labile". Ma "le manifestazioni di solidarietà nei miei confronti mi danno la forza e la spinta ad andare avanti per il bene del Paese".
Ma la telefonata più importante è sicuramente quella di martedì 22 dicembre con Giorgio Napolitano. Nel corso della telefonata, viene fatto sapere ai giornalisti, oltre allo scambio di auguri c'è stato uno scambio di opinioni sul discorso pronunciato il giorno prima dal capo dello Stato alle alte cariche. Discorso che ha toccato tutti i nodi principali dell'agenda politica, dalla necessità di riforme alla giustizia, dal ruolo del Parlamento che non deve essere compresso all'importanza che l'Italia sia unita sui temi di interesse generale. Non solo: nella stessa telefonata Berlusconi avrebbe espresso l'auspicio che il dialogo con l'opposizione sulle riforme possa davvero ripartire: "La bozza Violante mi pare una buona base e ora si tratta soltanto di definire un'agenda. Noi siamo disponibili".
Concetto ribadito in una terza telefonata, sempre il 22 dicembre, per gli auguri natalizi ai dirigenti e ai dipendenti del Pdl riuniti a via dell'Umiltà. Ma in quel caso la notizia è un'altra: "Ho già perdonato Massimo Tartaglia", fa sapere il Cavaliere. L'attivismo telefonico del premier, per quel giorno, non si placa: c'è infatti anche la telefonata al Consiglio dei ministri, per augurare buon lavoro.
Infine, le telefonate del 24 dicembre. A sorpresa, Berlusconi interviene a Radio Anch'io, dov'era ospite Guido Bertolaso. Il premier spande ottimismo, rivendica di "non aver alzato le tasse" nell'ultima finanziaria, nonostante la crisi economica. Crisi dalla quale "usciremo meglio e prima degli altri Paesi": già nel 2010 inizierà la ripresa - assicura - ma è fondamentale che smettano di lavorare le "fabbriche del disfattismo". Berlusconi garantisce che "sconfiggeremo la mafia", rivendica per il suo governo "218 mesi straordinari in cui abbiamo gestito ogni emergenza", e in particolare quella del terremoto.
Proprio ai terremotati dell'Aquila Berlusconi rivolge l'ultima telefonata. Rivendica i risultati conseguiti nella gestione dell'emergenza, "mai al mondo è stato messo in campo e realizzato un progetto simile", assicura che "il prossimo passo sarà la ricostruzione". Ma soprattutto riconosce che "dopo il fatto di piazza del Duomo, il clima politico sembra cambiato in meglio, si è certamente rasserenato rispetto a prima, e sembra che quasi tutti gli uomini politici si siano iscritti a quello che ironicamente qualcuno ha chiamato il 'partito dell'amore". E proprio dall'Aquila arriva il messagio che "l'amore vince sempre sul suo contrario. Un messaggio di ottimismo, di essere sereni, fiduciosi, forti come lo siete stati voi", dice agli aquilani, e "con un governo che ha operato bene e che continuerà a farlo".
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