Lo ha detto il ministro dell'Interno che domani riferirà alla Camera sull'aggressione subita dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. E sui gruppi pro-Tartaglia nati su Facebook: valuteremo le misure più efficaci per contrastare questo fenomeno
Maroni ha poi annunciato che saranno valutate delle nuove misure sulla sicurezza personale del premier. Ma ha sottolineato che "le persone vicine al presidente del Consiglio sono dei professionisti. La sicurezza del premier dipende dai Servizi e non direttamente dal Viminale anche se è evidente che c'è un'integrazione e una collaborazione. Parlerò di questo con lo stesso Berlusconi e con Gianni Letta che ha la delega ai servizi segreti", ha spiegato Maroni.
Secondo il titolare del Viminale "non c'è stata una defaillance sulla sicurezza del premier, lui invece di salire in macchina ha fatto, come è giusto, un passo verso la gente. E' giusto che chi fa politica abbia contatto con la gente, bisogna comunque riuscire a garantire la libertà di manifestare con la sicurezza personale del premier".
"Dobbiamo poi affrontare la questione dell'eco gigantesco che il fatto di ieri ha portato sul web. C'è stato un vero e proprio inneggiamento alla violenza. In pochi minuti su Facebook sono nati oltre 300 gruppi che inneggiavano a Tartaglia. Su YouTube veniva caricato il video dell'aggressione con frasi del tipo 'A Natale si puo' fare di più. E' un problema serio". Dell'eco sul web dell'aggressione a Silvio Berlusconi ha parlato il ministro dell'Interno Roberto Maroni che ha anche reso noto di aver chiesto alla Polizia Postale di monitorare quanto è successo.
"Inneggiare alla violenza è un reato, siamo preoccupati perché proprio il web può influenzare molto le persone e anche i minori. Su Indymedia si è inneggiato ufficialmente all'aggressione e sono state pubblicate anche le foto dei dirigenti della Digos che erano in piazza Fontana sabato. E' una vera schedatura, un atteggiamento squadrista e fascista. Noi faremo di tutto - ha aggiunto il ministro- per proteggere la sicurezza di chi fa il proprio dovere".
E ancora: "Valuteremo se e come intervenire per affrontare questo problema. In questo momento possiamo solo chiedere ai gestori dei siti, che spesso hanno sede negli Stati Uniti, di oscurare le pagine incriminate. Vedremo se introdurre dei cambiamenti, una riflessione va fata", ha concluso Maroni.
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