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Strage via D'Amelio, nessuna condanna per i poliziotti accusati di depistaggio

Sicilia

Per Mario Bo e Fabrizio Mattei reati prescritti in scia al decadimento dell'aggravante di favoreggiamento mafioso. Assolto il terzo imputato, Michele Ribaudo, perchè "il fatto non sussiste". Gli ex agenti erano indagati per aver costruito una falsa verità sull'attentato costato la vita al giudice Paolo Borsellino e alla sua scorta

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Il tribunale di Caltanissetta ha dichiarato prescritte le accuse contestate a Mario Bo e Fabrizio Mattei, due dei tre poliziotti indagati per avere depistato le indagini sulla strage di via D'Amelio costata la vita al giudice Paolo Borsellino e agli agenti della sua scorta nel 1992. Erano a processo per calunnia aggravata dall'avere favorito la mafia ma proprio il decadimento di questa circostanza ha permesso di prescrivere il reato. Assolto invece il terzo imputato, Michele Ribaudo: nel suo caso, per i giudici "il fatto non sussiste".  

 

I depistaggi

I poliziotti avrebbero costretto, anche con la violenza, personaggi come Vincenzo Scarantino, piccolo spacciatore senza legami con la mafia, ad autoaccusarsi della strage e a incolpare persone estranee all'attentato in cui morirono il magistrato Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Il processo, iniziato nel novembre 2018, si è protratto per circa 100 udienze. L'accusa, rappresentata dai pm Stefano Luciani e Maurizio Bonaccorso ha chiesto la condanna a 11 anni e 10 mesi di carcere per Mario Bo e a 9 anni e 6 mesi ciascuno per Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo. 

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Le reazioni

In aula a Caltanissetta, ad assistere alla lettura del dispositivo, erano presenti anche i figli Lucia e Manfredi Borsellino. Il loro avvocato, Fabio Trizzino, che nel procedimento rappresenta anche la sorella Fiammetta, ha commentato così la sentenza: "Aspetteremo di leggere le motivazioni per capire eventualmente quali sono gli aspetti che potranno costituire motivi d'appello". "Il Tribunale non ha accolto la nostra ricostruzione specie all'aggravante. Il dato che vorrei evidenziare è che il dottore Bo e l'ispettore Mattei hanno commesso la calunnia. La prescrizione li salva perchè i fatti sono risalenti a quasi trent'anni fa, ma l'elemento della calunnia rimane", ha aggiunto. Una sentenza "che non ci soddisfa", ha concluso.