Sbarchi a Lampedusa, migranti morti assiderati: fermato presunto scafista

Sicilia

Il 38enne avrebbe guidato l'imbarcazione, soccorsa il 25 gennaio scorso, con a bordo 287 persone, sette delle quali sono morte per ipotermia. L'uomo dovrà rispondere di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e di omicidio colposo plurimo

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La Squadra Mobile di Agrigento ha eseguito il fermo, disposto dai pm Gloria Andreoli e Paola Vetro, di un uomo, egiziano di 38 anni, indiziato di essere lo scafista che ha guidato il 25 gennaio scorso l'imbarcazione con a bordo 287 migranti, provocando la morte per ipotermia di 7 giovani bengalesi. (OCEAN VIKING A POZZALLO)

La morte dei sette giovani

L'indagato, la cui posizione verrà sottoposta al vaglio del gip di Agrigento, dovrà rispondere di favoreggiamento della immigrazione clandestina e di omicidio colposo plurimo. I 7 bengalesi furono costretti a viaggiare in condizioni disumane: 3 vennero trovati morti, sul natante, dai militari della Guardia di finanza nell'esatto momento in cui l'imbarcazione fu agganciata, altri 4 morirono prima di giungere, nonostante i soccorsi, a Lampedusa. L'imbarcazione, secondo quanto ricorda il procuratore capo Luigi Patronaggio, era partito dalle coste libiche.

Le indagini

All'identificazione del presunto scafista i poliziotti della Squadra Mobile sono arrivati grazie alla raccolta delle testimonianze dei migranti superstiti. L'egiziano fermato è risultato anche essere stato condannato, in maniera definitiva, per il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina commesso nel settembre del 2011 a Pozzallo, in provincia di Ragusa. I poliziotti della Squadra Mobile hanno eseguito anche due ordini di carcerazione nei confronti di tunisini, giunti irregolarmente nel territorio dello Stato, il primo condannato per i reati di violenza sessuale, atti persecutori, minacce, l'altro per falso contro la fede pubblica. I tre sono stati portati al carcere di Agrigento.

Salme ancora ad Agrigento

Le salme dei sette giovani morti si trovano ancora nella camera mortuaria del cimitero comunale Piano Gatta di Agrigento. Sono in corso le procedure di rimpatrio, ma non si sa ancora quando le bare lasceranno il capoluogo. All'inizio del mese, l'ambasciatore della Repubblica popolare del Bangladesh, Md Shameem, è stato accolto dal prefetto Maria Rita Cocciufa. L'ambasciatore ha anche ringraziato il Questore di Agrigento, Rosa Maria Iraci, per l'alta professionalità mostrata dal personale di polizia giudiziaria che ha condotto all'individuazione di tutte le vittime e alla relativa attribuzione delle esatte generalità. Il prefetto ha assicurato ai funzionari dell'ambasciata di aver subito intrapreso contatti con gli organi istituzionali coinvolti nella complessa procedura di rimpatrio delle salme, per giungere così ad una rapida soluzione nel rispetto delle specifiche disposizioni in materia. "Oltre a un dovere istituzionale - aveva detto Md Shameem Ahsan - in casi come questo si rileva in primo luogo un dovere morale nei confronti di ragazzi giovanissimi che hanno perso la vita in circostanze tragiche per inseguire il sogno di un futuro migliore".

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