Libia, pescatori liberati: esplode la gioia a Mazara del Vallo

Sicilia

Rientrati da Bengasi dopo un viaggio durato 57 ore, sono stati accolti con felicità dai loro parenti. L’armatore Marco Marrone: “Abbiamo pianto e riso”. Di Maio: “Non abbiamo ceduto nulla in cambio, abbiamo ripreso relazioni che già avevamo”. Rubati pc, schermo radar e forno in cucina sul Medinea

I 18 pescatori sequestrati il primo settembre a 50 miglia da Tripoli, tenuti prigionieri per 108 giorni e liberati lo scorso giovedì, sono tornati a Mazara del Vallo da Bengasi dopo un viaggio durato 57 ore (LA VICENDA - I PESCHERECCI IN VIAGGIO SCORTATI DA NAVE MARINA). Sono stati accolti con gioia dai loro parenti nella loro città in una giornata piovosa (LE FOTO).

L’accoglienza

Alle ore 10 l'Antartide e il Medinea, annunciati dalle sirene dei pescherecci, hanno fatto ingresso al Porto Nuovo. Dopo i controlli medici (tutti negativi al Covid), hanno lasciato il porto a bordo di auto private. Il comandante della Medinea, Pietro Marrone, rifocillato con un piatto di pasta si dice pronto a riprendere il mare quanto prima: ha ringraziato il Governo e soprattutto la madre 74enne Rosetta Ingargiola, che ha protestato davanti a Montecitorio per 40 giorni.

L’armatore: “Abbiamo pianto e riso”

Il ritorno al lavoro è il sentimento di tutti, anche dell'armatore Marco Marrone, che ha accompagnato l'ultimo tratto del viaggio dei pescatori con un lungo collegamento radio durato tutta la notte: "Abbiamo pianto e riso. Li conosco, sono grandi uomini, già pronti a salpare".

La telefonata di Silvio Berlusconi

L'armatore Marrone ha ricevuto una telefonata di Silvio Berlusconi, che l'ha sorpreso mentre era a pranzo in un ristorante. L'ex premier l'ha tirato su di morale e gli ha riferito la sua versione delle cose: "Non si può dire ma è stato il signor Putin con le sue telefonate ad Haftar a far liberare i pescatori. Questa è la verità".

Di Maio: “Non abbiamo ceduto nulla in cambio”

"Sono molto felice che i pescatori siano rientrati in Italia". Lo ha detto ieri sera il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, a “Che tempo che fa”: "All'inizio Haftar chiedeva di liberare quattro detenuti libici, incriminati in secondo grado per traffico di essere umani. Non era accettabile, gli è stato detto, c'è stata una lunga discussione. Non abbiamo ceduto nulla in cambio, abbiamo ripreso relazioni che già avevamo”.

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I pescatori che stanno per ritornare a Mazara del Vallo esprimono felicità postando immagini su Facebook tra cui quelle della cena offerta ieri dalla Marina militare e dalla nave "Carlo Margottini" con un biglietto "Bentornati a casa", 20 dicembre 2020. 
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©Ansa

L’indagine

Pietro Marrone e i comandanti degli altri tre pescherecci coinvolti nel sequestro (due sono riusciti a darsi alla fuga), sono stati ascoltati dal Ros nella caserma dei carabinieri di Mazara del Vallo, nell'ambito dell'indagine aperta dalla procura di Roma.

I racconti dei marinai

I racconti dei marinai convergono su alcuni punti: la violenza psicologica subita durante la prigionia, l'angoscia di vivere in celle buie e sporche, l'idea che l'eventuale rilascio (a cui qualcuno non credeva più) dipendesse da questioni più grandi di loro. A Gira Indra Gunawan, marittimo indonesiano dell'Antartide, il cui contratto annuale è scaduto mentre era in carcere, un mese dopo il sequestro i carcerieri gli hanno detto che il suo destino e quello dei suoi compagni era legato al buon esito dello scambio con alcuni libici detenuti in Italia (le 4 giovani promesse del calcio, come li ritengono i libici, condannati a Catania per essere gli scafisti di un barcone naufragato al largo delle coste siciliane).

“Forse ci trovavamo nelle mani di terroristi”

 "Ci è bastato per capire che forse ci trovavamo nella mani di terroristi", dice Gunawan, ospitato in un albergo (riaperto per l'occasione) insieme a un connazionale, in attesa di tornare nel suo paese.

Il ricordo del sequestro

Giovanni Bonomo, prima di essere ascoltato dai carabinieri, ricorda i concitati momenti del sequestro: "Nell'area a 50 miglia dalle coste libiche c'erano 12 pescherecci. L'unica motovedetta libica è riuscita a bloccarne quattro avvicinandosi e sparando in aria. Due barche sono riuscite a scappare mentre noi siamo stati costretti a dirigerci verso Bengasi. Nell'immediato abbiamo chiesto aiuto alle motovedette italiane, ma ci hanno risposto che erano troppo lontane dall'area". 

Scoperto furto su peschereccio Medinea

Rubati il pc portatile, uno schermo radar e il forno in cucina. Stamattina l'armatore Marco Marrone è salito per la prima volta a bordo del "Medinea" e ha trovato l'amara sorpresa. Uno dei due motopescherecci è ora ormeggiato alla banchina del porto nuovo di Mazara del Vallo perché si dovrà sanificare. "L'equipaggio mi ha raccontato che a bordo ci sono topi - ha detto Marco Marrone - e quindi ci siamo già attivati con un'azienda specializzata per la sanificazione".

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