Caronia, aperta inchiesta. Ma l’autopsia sul corpo di Viviana Parisi non scioglie i dubbi

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Secondo il legale del marito di Viviana Parisi, l'esame sul corpo della donna - eseguito nel pomeriggio all'ospedale Papardo di Messina - non ha chiarito le cause della morte. Intanto proseguono le ricerche del piccolo Gioele

Sono omicidio volontario e sequestro di persona i reati per cui la Procura di Patti ha aperto un'inchiesta sulla morte della dj Viviana Parisi, trovata l'8 agosto senza vita nelle campagne di Caronia (Messina) a cinque giorni dalla scomparsa avvenuta insieme al figlio Gioele di quattro anni. Un tecnicismo che consente di avere maggiore margini di manovra nelle indagini. Il fascicolo è a carico di ignoti. Per la Procura di Patti, infatti, tutte le piste sono aperte e non ci sono al momento ipotesi privilegiate. Le immagini delle telecamere visionate al momento non hanno ripreso mamma e figlio a Sant'Agata di Militello in un posto preciso, ma si continuano ad acquisire altre registrazioni.

L'autopsia non ha chiarito i dubbi

Intanto, dopo avere parlato con i periti e la consulente di parte, l'avvocato Pietro Venuti - legale del marito della vittima - ha riferito che l'autopsia non è stata risolutiva per chiarire le cause della morte della donna. "Sono emerse delle fratture su più parti del corpo e che il corpo era in avanzato stato di decomposizione, ma serviranno altri esami per capire cosa sia successo", ha detto. Sulla stessa linea anche la professoressa Elena Ventura Spagnolo perito della Procura di Patti: "Al momento non possiamo escludere nulla, perché le lesività sul corpo che abbiamo rilevato possono essere compatibili con tutte le ipotesi possibili. Abbiamo dei

dati che vanno studiati e attenzionati. Lavoreremo ad esclusione fino ad accertare con certezza la causa e l'epoca della morte".

Le parole del pm Angelo Cavallo

"Chiunque abbia visto qualcosa utile alle indagini parli", ha detto il procuratore di Patti, Angelo Cavallo, titolare dell'inchiesta. L'appello è rivolto in particolare a due persone che hanno riferito a gente sul posto di avere visto una donna con un bambino scavalcare il guard rail. "Hanno fatto un'opera meritoria a fermarsi, per vedere se qualcuno avesse bisogno di essere soccorso - ha sottolineato Cavallo - adesso parlino con noi perché non sappiamo chi sono. E' strano che nonostante il clamore mediatico non si siano ancora presentati o non ci abbiano contattati. Questa testimonianza è importante - ha spiegato il procuratore - per chiarire una volta per tutte se Gioele era con la madre o no".

L'autopsia

L'autopsia sul corpo della donna era cominciata nel pomeriggio nell'obitorio dell'ospedale Papardo di Messina. Il procuratore Angelo Cavallo, che coordina le indagini della squadra mobile della Questura di Messina, ha nominato come periti due medici legali, Elena Ventura Spagnolo e Daniela Sapienza, e l'entomologo Stefano Vanin, esperto dei cicli vitali degli insetti, che sviluppandosi sui resti umani possono essere utili per capire data e cause della morte. La famiglia della vittima, che nell'inchiesta è parte lesa, ha nominato un proprio consulente, la dottoressa Pina Certo, e due legali per rappresentarla, gli avvocati Pietro Venuti e Claudio Mondello.

Il legale del marito: “Tanti punti oscuri”

"La signora aveva dei problemi, ma non voglio lasciare dichiarazioni sul suo stato di salute. Sembra che il periodo del Covid l'abbia profondamente sconvolta", ha detto l'avvocato Venuti. "Anche il marito - ha aggiunto il penalista - vuole sapere la verità come tutti. Lui è distrutto dalla vicenda: ha perso la moglie e suo figlio non è stato ancora trovato. Gli interrogativi sono tanti. Il fatto che la donna ha camminato tanto dopo l'incidente e non è scattato subito un accertamento. È stata trovata in un posto che era già stato battuto nei giorni precedenti. E non sappiamo se l'incidente è avvenuto prima o dopo la scomparsa del bambino". Sull'appello a "parlare" del procuratore di Patti a "chiunque abbia visto qualcosa utile alle indagini", l'avvocato commenta che "ci sono tanti punti oscuri, ma noi - aggiunge il penalista - abbiamo fiducia negli inquirenti".

Il suocero: “Non ho paura per Daniele”

"Da quando c'è stato questo maledetto virus, Viviana era molto turbata. È stata anche ricoverata. Ma era dolcissima, brava e non lasciava mai il bambino. Non lo abbandonava mai. Non lo dava a nessuno nemmeno a mia moglie. È stata tre mesi a casa con noi con il bambino”, ha detto Letterio Mondello suocero di Viviana. "Non so come spiegare che sia stata a Sant'Agata di Militello - aggiunge - forse per fare rifornimento e comprare le sigarette, ma non conosceva nessuno lì". "Non ho paura che mio figlio Daniele venga coinvolto nelle indagini - sottolinea Letterio - perché non ha fatto niente. È una bravissima persona, e ora sta malissimo. Io ho un'idea di questa vicenda, ma non dico niente. Viviana era una ragazza dolcissima che andava d'accordo con il marito e lui altrettanto con lei. Non fuggiva da nessuno".

Le ipotesi

Non si fermano intanto nella zona del ritrovamento del cadavere le ricerche del piccolo Gioele. Nelle battute sono impegnanti volontari, protezione civile, vigili del fuoco e forze dell'ordine. Restano molti gli interrogativi. Il corpo è stato rinvenuto a un chilometro e mezzo da dove la donna aveva abbandonato la sua auto dopo avere lievemente tamponato un autocarro, fermandosi sulla corsia di emergenza. Dopo l'incidente gli autotrasportatori hanno prima provveduto a fermare il traffico per evitare che altri automezzi fossero coinvolti nell'incidente e poi si sono voltati verso la vettura: ed è in quel momento che hanno visto una donna andare via di spalle dopo avere scavalcato il guard rail. Nessuno di loro, dopo essere stato sentito dagli inquirenti, ha potuto confermare la presenza del bambino: "non ci abbiamo fatto caso, non lo ricordiamo....", avrebbero ribadito. 

Secondo una delle ipotesi Viviana, scossa per motivi personali o per uno choc momentaneo, ha avuto l'incidente vicino Caronia ed è scesa in fretta dall'auto. Ha imboccato un sentiero scosceso e pericoloso insieme al figlio - come avrebbero raccontato i testi ignoti a cui si è rivolto il pm nel suo appello - ma nel correre è caduta e ha sbattuto violentemente la testa per terra, perdendo i sensi in una zona che è frequentata da maiali selvatici e cinghiali. Il piccolo si sarebbe perduto.

Le indagini

A Messina in Prefettura è stato fatto il punto sulle attività di ricerca cercando di capire dove ampliarle o spostarle. La Procura di Patti sulla vicenda ha concentrato tutti i suoi sforzi ribadendo che tutte le piste sono possibili, ma lavorando nel più stretto silenzio per rispetto delle indagini e dei familiari della donna. Sulle ricerche a Caronia ambienti giudiziari ritengono "ingenerose le dichiarazioni dei familiari" su presunti ritardi o inattività, poiché, sottolineano, "sono state avviate da subito, ma viste le condizioni del terreno, la boscaglia fitta e la presenza di animali è stata complicata l'ispezione anche se avvenuta con i droni o con i cani". Secondo i soccorritori il terreno è stato diviso in zone quindi solo per casualità il corpo non è stato trovato subito.

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