Slot machine clonate e scollegate dalla rete, sei misure cautelari nel Salernitano

Campania
Foto di archivio (ANSA)

Gli apparecchi venivano manomessi e modificati al fine di alterarne il funzionamento ed evadere le imposte previste sui giochi da intrattenimento oltre che ingannare i giocatori, fruitori inconsapevoli di apparecchi “off-line” 

Slot machine clonate e prive di collegamento alla rete telematica per evadere le imposte previste sui giochi da intrattenimento oltre che ingannare i giocatori, fruitori inconsapevoli di apparecchi "off-line". L’operazione "Joker" della guardia di finanza del comando provinciale di Salerno si è conclusa con l’esecuzione di sei misure cautelari che prevedono il divieto di dimora per altrettante persone, accusate di truffa ai danni dello Stato, una delle quali è stata posta agli arresti domiciliari perché sorpresa dai militari con oltre 700 grammi di marijuana e un bilancino di precisione. In totale sono state sequestrate 85 slot machine, 236 schede da gioco e 61 nulla osta di messa in esercizio, mentre il mancato versamento delle imposte ammontava a oltre 4 milioni di euro.

Le indagini

L’attività investigativa è scaturita da un normale controllo effettuato dai finanzieri in un bar di Cava dei Tirreni (Salerno), dove erano installati gli apparecchi non collegati alla rete telematica dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, precludendo in tal modo sia il calcolo del prelievo erariale unico che i controlli sulla corretta gestione delle vincite da elargire ai giocatori. Durante gli accertamenti, la titolare dell'esercizio commerciale aveva spento attraverso un telecomando le slot machine detenute illegalmente nel retro bottega.

Un garage laboratorio

In seguito, le Fiamme Gialle hanno scoperto due garage ubicati a Nocera Inferiore (Salerno) che erano stati adibiti a laboratorio, all'interno del quale venivano manomesse le schede informatiche di slot machine dismesse, al fine di alterarne il funzionamento. I finanzieri hanno scoperto anche che le macchine venivano installate presso diversi esercizi commerciali, nelle province di Napoli e Salerno, con la compiacenza dei gestori, che garantivano la propria disponibilità dietro compenso attinto dalle somme accumulate dalle macchine in accordo con i fornitori.

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