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Volvo Cars, l’empowerment femminile passa anche dall’automotive

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Viviana Astazi

Viviana Astazi

La casa automobilistica svedese, premiata con il prestigioso Sandy Myhre Award, è un esempio virtuoso di come contrastare il gender gap fuori e dentro l’azienda

Uno storico impegno per le donne fuori e dentro l’azienda. Volvo Cars, che negli anni è stata fucina di innovazione sia sul fronte design sia su quello della sicurezza, ha ribadito la propria attenzione al mondo femminile con un appuntamento che si è tenuto nel cuore di Milano, presso il Volvo Studio di via Melchiorre Gioia.

“Volvo esempio di Women Empowerment”, questo il titolo della mattinata dedicata a come l’inclusione e la progressiva riduzione del gender gap stanno rivoluzionando la casa automobilistica con risultati testimoniati dalle vendite e premiati con il Sandy Myhre Award, il riconoscimento assegnato dalle 82 giornaliste che compongono la giuria del WWCOTY - Women Worldwide Car Of The Year. Il premio, consegnato dalla stessa presidente del WWCOTY, Sandy Myhre, ha la sua motivazione proprio nell’impegno che Volvo sta portando avanti per la parità dei sessi all’interno dell’azienda. A parlare sono i numeri: l’Executive Management Team è composto al 50% da donne, che rappresentano il 27% sul totale dei dipendenti. Per quanto riguarda le posizioni di Senior Leadership, la quota femminile che si raggiunge è del 31%. Cifre importanti che Volvo vuole incrementare ancora, aggiungendo anche l’obiettivo della parità retributiva entro il 2027.

 

Lotta Jakobsson, Katharina Sachs e Chiara Angeli: tre esempi di talento femminile in Volvo

 

Nel dibattito al Volvo Studio sono intervenute tre rappresentanti d’eccellenza dell’azienda. Con Lotta Jakobsson, Senior Technical Specialist Volvo Safety Centre, si è ripercorsa l’evoluzione iniziata negli anni Novanta nell’ambito della sicurezza. Jakobsson è stata una delle prime donne impiegate nel settore e ha dato un contributo determinante nell’introduzione nei crash test dei manichini di donne incinte, unendo i suoi studi nel campo dell’ingegneria alla passione per la medicina.

“Arrivare a questo traguardo è stato un processo naturale derivante dagli studi che stavamo conducendo in quel periodo”, ha spiegato al microfono di Sky Tg24. “Avevamo inserito anche la gravidanza tra gli aspetti da considerare sul fronte sicurezza e così è stato naturale sviluppare dei crash test appositi. Essere i primi a utilizzare questi manichini ci ha aiutato a rispondere ad alcune domande che erano sorte, come quelle sull’uso degli airbag e delle cinture si sicurezza: pensando alle donne incinte, ci siamo resi conto che fosse necessario piazzare le cinture sotto il grembo, cosa che in realtà è doverosa anche per gli uomini”.

Secondo un’indagine di rilevanza mondiale, le donne influenzano l’85% delle decisioni riguardo la vettura da acquistare, eppure i preconcetti sulle capacità femminili in ruoli di responsabilità tecnica o di leadership nel settore dell’automotive resistono ancora. Presente alla mattinata d’incontro, Chiara Angeli, Head of Commercial Operations Volvo Car Italia, ha raccontato la sua esperienza e spiegato come in circa trent’anni di attività ha notato l’azienda cambiare in meglio dal punto di vista della parità di genere.

“Sono entrata in Volvo Italia nel 1996 e pur essendo un’azienda svedese aveva comunque un taglio prettamente maschile”, ha ricordato. “All’inizio degli anni Duemila le cose hanno iniziato a mutare: ho visto tenere sempre più in considerazione un punto di vista che non era quello stereotipato degli anni precedenti. Un’altra cosa che è cambiata è il fatto di non sentirsi mai giudicati. Potevo andare in ufficio come volevo, perché quello che contava e che conta è la mia testa, le mie capacità. Il mio corpo invece era trasparente. Quando ci si trova in un ambiente del genere si dà il meglio, perché non si ha paura di essere fraintese. Ciò che conta è solo l’obiettivo”.

È dello stesso parere anche Lotta Jakobsson, che ha portato il punto di vista del proprio Paese sul tema dell’empowerment femminile. “In Svezia fin dagli anni Settanta è sorto un sistema di assistenza pubblica per cui le donne potevano lasciare i loro bambini all’asilo nido o alle primarie, concentrandosi così sul lavoro fuori casa”, ha affermato. “Quando ho iniziato a lavorare io, alla fine degli anni Ottanta, il panorama aveva già recepito tutti i cambiamenti e dunque anche Volvo non si poneva il problema di assumere o meno delle donne. Si ragionava e si ragiona tutt’oggi in questo modo: chi lavora meglio ottiene il ruolo, a prescindere che sia uomo o donna. In questo senso, non ho mai avuto problemi; in compenso ho avuto una grande visibilità, perché essere una donna in un campo lavorativo dominato dagli uomini ti mette sotto la luce dei riflettori. Questo ovviamente ha dei pro e dei contro; mi ha dato molte opportunità, ma ho dovuto anche dimostrare tanto. Tutto questo è cambiato, però. Oggi c’è maggiore equità, cosa che si vede nella distribuzione di uomini e donne nei diversi settori dell’azienda”.

L’altro grande tema affrontato è stato come attrarre giovani talenti al femminile nel mondo dell’automotive. Volvo Cars è impegnata in attività che portano in azienda ragazze neo laureate in campo scientifico per mostrare dei lavori che potrebbero essere di loro interesse e che probabilmente non hanno mai preso in considerazione. Tra queste giovani, qualche anno fa, c’è stata anche Katharina Sachs, oggi Senior Exterior Designer Volvo Cars. Entrata a far parte dell’azienda nel 2017, a soli 28 anni le è stata affidata la responsabilità del design esterno di Volvo EX30, una delle auto più importanti dell’era elettrica della casa automobilistica svedese. Durante il suo intervento al Volvo Studio, Sachs ha sottolineato la propria felicità di essere un tassello importante per Volvo.

“Ogni volta che per strada riconosco il modello di vettura a cui ho lavorato, mi sento orgogliosa”, ha dichiarato con un sorriso. “Non credo che la mia carriera avrebbe seguito lo stesso percorso in un contesto diverso. In questa azienda ho sperimentato una cultura che valorizza davvero la fiducia, la collaborazione e l'intelligenza emotiva. Questo mi ha permesso di crescere rapidamente, di assumermi responsabilità fin da subito e di sentirmi supportata sia come designer sia come persona. Mi dà soddisfazione lavorare in un team inclusivo che guarda a ciò di cui tutti i clienti hanno bisogno, facendo in modo che il design delle auto si adatti a ogni tipo di fisicità per garantire il massimo della sicurezza”.

Ridurre ed eliminare il gender gap: le sfide che restano e come affrontarle

 

Come testimoniato dalla consegna del Sandy Myhre Award, che Lotta Jakobsson ha ricevuto a sorpresa alla fine del suo intervento, Volvo Cars continua a essere un punto di riferimento per l’empowerment femminile in tutte le sue sedi nel mondo, dunque anche fuori dai confini svedesi. La lotta al gender gap, però, continua sia dentro sia all’esterno dell’azienda.

“Ci stiamo muovendo nella giusta direzione”, ha detto Jakobsson a Sky Tg24. “Abbiamo bisogno di persone con esperienze e background culturali diversi per avere un buon ambiente lavorativo e per arrivare a un buon prodotto. Bisogna includere a 360 gradi, senza fermarsi alla sola differenza di genere”.

“Lavorare per un’azienda che ha ottenuto questo riconoscimento significa essere orgogliosi di andare tutti i giorni in ufficio”, ha dichiarato Chiara Angeli, che sul tema del divario tra donne e uomini nelle materie Stem ha aggiunto: “Dal punto di vista delle aziende credo che sia necessario, cosa che noi facciamo, identificare dei giovani talenti e cercare di crescerli, dando loro degli input che li aiutino a sviluppare le loro caratteristiche personali e le loro capacità. Dal punto di vista delle istituzioni, invece, serve che le università italiane inizino a parlare una lingua che non sia solo maschile: ci sono facoltà, come ingegneria, informatica e medicina, dove bisogna capire che ragazze e ragazzi vogliono sentir spiegate le cose in maniera diversa da quella di trent’anni fa”.

E proprio al linguaggio e all’uguaglianza guarda Volvo, che su tutto questo ha incardinato la propria politica in tema di DEI - Diversity, Equity, Inclusion. “Una forza lavoro diversificata e una cultura inclusiva sono fondamentali per le nostre prestazioni aziendali e il successo continuo”, fa sapere la casa automobilistica. “Questi non sono solo ideali: li portiamo avanti ogni giorno, creando un futuro più sicuro e inclusivo per tutti, sulla strada e oltre”.

Non una semplice dichiarazione di intenti, ma un manifesto politico di come dovrebbe funzionare ogni azienda nel 2025.

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