
Hong Kong, proseguono le protese: catena umana lunga 40km contro la Cina. FOTO
Decine di migliaia di persone si sono unite tenendosi per mano, in modo pacifico e dando vita a tre serpentoni. È solo l’ultima delle manifestazioni che da oltre 2 mesi e mezzo stanno movimentando la città. La polizia cinese ha liberato Simon Cheng - VIDEO

Una catena umana lunga quasi 40 km ha manifestato ieri sera a Hong Kong a supporto della libertà e della democrazia: è solo l’ultima delle proteste che da oltre 2 mesi e mezzo stanno movimentando l'ex colonia britannica, tra la contestata legge sulle estradizioni in Cina e le accuse di brutalità rivolte alla polizia. Intanto la polizia cinese di Shenzhen ha reso noto di aver liberato Simon Cheng, dipendente del Consolato generale britannico di Hong Kong arrestato con accuse legate alla prostituzione
Hong Kong, manifestazione contro l'arresto di un dipendente del Consolato britannico. FOTO
Ieri sera decine di migliaia di persone si sono via via unite tenendosi per mano, in modo pacifico e dando vita a tre serpentoni seguendo le altrettante linee metropolitane: una sull'isola di Hong Kong Island e due sulla penisola di Kowloon
Gli scontri tra manifestanti e polizia. VIDEO
L'iniziativa ha voluto tenere alta l'attenzione della comunità internazionale sui motivi delle proteste
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Gli organizzatori hanno spiegato che la manifestazione (dal titolo “The Hong Kong Way”) non avrebbe avuto riflessi su traffico e circolazione stradale, ispirandosi a un'analoga prova che, proprio nel suo trentennale, coinvolse le tre ex repubbliche sovietiche del Baltico, Lituania, Lettonia ed Estonia: circa 2 milioni di persone si unirono allora fino a formare una catena umana di oltre 600 chilometri per mostrare la piena solidarietà del Baltico e la determinazione ad ottenere l'indipendenza dall’Urss
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"Abitanti di Hong Kong, teniamoci le mani legate l'un l'altro e difendiamo questa città con i nostri corpi e la nostra volontà", recitava il manifesto di mobilitazione generale. "Mostriamo al mondo la nostra determinazione a resistere contro la tirannia". Tutti allineati sui marciapiedi hanno scandito le parole di "La senti questa canzone del popolo?", il canto rivoluzionario del musical "Les Miserables" che invita il popolo ad agire e a unirsi alla battaglia per la libertà
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Alcune proteste sono diventate violente, sfociate in pesanti scontri tra attivisti e polizia che ha finora arrestato 750 persone. Instabilità e caos che hanno irritato la Cina, che ha scatenato la propaganda dei suoi media (anche social) contro i "rivoltosi", definiti anche “terroristi"
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La governatrice Carrie Lam ha definito "morta" la legge sulle estradizioni, rifiutandosi però di ritirarla come chiede il movimento pro-democrazia che ha anche aggiunto altre richieste, tra cui le sue dimissioni e il voto a suffragio universale per l'elezione delle massima carica di Hong Kong, un'indagine indipendente sulla brutalità della polizia e un'amnistia per gli arrestati
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Di contro, Pechino ha alzato toni e minacce, schierando a Shenzhen, a 30 chilometri dall'ex colonia, le unità paramilitari della People's Armed Police Force, con centinaia di mezzi e veicoli blindati, alimentando così i timori di una manovra di forza per riportare l’ordine
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La svolta, tuttavia, è maturata domenica scorsa quando oltre un milione e mezzo di persone hanno marciato pacificamente, come testimoniato dalla stessa polizia
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Intanto, con un weekend di nuove agitazioni in programma, l'Alta Corte di Hong Kong ha prorogato il divieto di manifestare all'aeroporto internazionale, dove dovrebbero tenersi altri sit-in. E un analogo provvedimento è stato disposto per evitare disservizi al regolare funzionamento della metropolitana e delle linee ferroviarie
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La polizia cinese di Shenzhen ha nel frattempo reso noto di aver liberato Simon Cheng, dipendente del Consolato generale britannico di Hong Kong arrestato l'8 agosto con accuse legate alla prostituzione e sottoposto a un periodo di detenzione amministrativa di 15 giorni
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Cheng, i cui diritti legali sono stati garantiti, ha "confessato i suoi atti illegali", ha scritto la polizia di Luohu, distretto di Shenzhen, in una nota diffusa sui social media
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La conferma del rilascio e del ritorno a casa è stata data dalla stessa famiglia di Cheng sulla pagina Facebook con cui ha seguito la vicenda. "Simon è tornato a Hong Kong", si legge in un post, in cui si precisa che ci vorrà "del tempo per riposare e recuperare", a conferma di un'esperienza non facile
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Gheng avrebbe dovuto partecipare l'8 agosto a una conferenza nella vicina Shenzhen, in relazione al suo lavoro nell'Ufficio sul commercio e sugli investimenti della Scottish Development International Section del consolato generale britannico di Hong Kong. Ma si erano perse le sue tracce
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La sua fidanzata e la famiglia ne avevano confermato a stretto giro la scomparsa e, subito dopo, si erano moltiplicati i timori che potesse essere finito nel mezzo delle turbolenze pro-democrazia di Hong Kong, con la Cina che continua ad accusare Paesi come Usa e Gran Bretagna di intromissione in affari interni per i commenti espressi sulle proteste e gli scontri tra manifestanti e polizia
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Il Foreign Office britannico ha più volte negli ultimi giorni espresso irritazione per il mancato "rilascio di ulteriori informazioni sul caso di Cheng", anche dopo la conferma dell'arresto, così come l'impossibilità di mettersi in contatto con lui
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