Donald Trump ha annunciato la sua nomina come successore di Jeff Sessions. L’avvocato ha già ricoperto la carica in passato, durante l’amministrazione di Bush senior. Nel 2017 si è espresso a favore del licenziamento del capo dell’Fbi che indagava sul Russiagate
William Pelham Barr è un procuratore e politico americano. È stato ministro della Giustizia dal 1991 al 1993, durante la presidenza di George Bush senior. Il 7 dicembre del 2018, il presidente Donald Trump ha annunciato di averlo scelto per tornare a ricoprire la stessa carica, prendendo così il posto dell’ex ministro Jeff Session che si è dimesso il 7 novembre.
Dagli studi al ministero
Nato a New York il 23 maggio 1950, Barr è figlio di due membri della Columbia University, ateneo nel quale lui stesso ha studiato. Dopo due lauree alla Columbia, frequenta e si laurea anche alla George Washington University Law School e diventa così avvocato. Dal 1973 al 1977 lavora per la Cia e successivamente viene impiegato nello staff di Ronald Reagan tra il 1982 e il 1983. Entra poi a far parte dell’amministrazione del presidente Bush senior nel 1989, quando viene nominato assistente procuratore nell’ufficio per la consulenza legale del presidente. La sua carriera fa un balzo nel 1991, quando viene nominato ministro della Giustizia “facente funzioni”, in sostituzione del dimissionario Dick Thornburgh, in corsa per una candidatura al Senato. Barr viene poi confermato dal Senato e diventa così il 77° procuratore generale (o ministro della Giustizia) americano. Dopo aver ricoperto la carica fino alla fine del mandato presidenziale, continua la sua carriera nel settore privato, tra grandi aziende (tra cui Verizon e Gte) e studi legali.
La questione Russiagate
Come riporta la stampa americana, Barr fino a questo momento è rimasto neutrale circa la legittimità o meno dell’inchiesta in corso sul Russiagate. Nonostante questo, nel 2017, in un’intervista con il Washington Post, si è schierato a favore della decisione di Trump di licenziare il direttore dell’Fbi James Comey che indagava sulle interferenze russe nel voto americano. In un’altra intervista con lo stesso quotidiano, Barr ha parlato del procuratore Mueller, a capo delle indagini sul Russiagate, dicendo che vorrebbe fosse più “equilibrato”, accusandolo di mosse politiche.
Le altre posizioni di Barr
Nel 2017, intervistato dal New York Times, Barr ha detto che secondo lui l’inchiesta sul ruolo di Hillary Clinton nell’approvare una vendita di uranio alla Russia nel 2010 (noto come Uranium One Deal) avrebbe dovuto essere più approfondita. Non solo, secondo il procuratore, c’era più ragione nell’investigare questo aspetto che quello dei contatti tra Mosca e l’amministrazione Trump. Inoltre, stando a quanto riporta FoxNews, che cita il Los Angeles Times, durante la seduta in Senato in cui è stato confermato come ministro della Giustizia nel 1991, Barr ha reso noto di essere contrario alla sentenza della Corte Suprema Roe v. Wade. Secondo il procuratore la celebre decisione, che ha condizionato le norme circa l’aborto negli Stati Uniti, avrebbe dovuto lasciare a ciascuno Stato la libertà di disciplinare la materia. Barr avrebbe poi aggiunto che secondo lui il diritto alla privacy non comprende anche l’aborto.