Il politico belga che ha definito Conte “un burattino mosso da Salvini e Di Maio” è stato tre volte primo ministro del suo Paese (una ad interim), è un sostenitore della cooperazione in tema di migranti e rappresenta il Parlamento Ue nei negoziati sulla Brexit
Parla fluentemente tre lingue, inglese, francese e olandese, ma all’occorrenza mastica anche il tedesco e l’italiano, lingua che ha usato per definire il presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte “un burattino mosso da Salvini e Di Maio”. Dal ruolo di segretario di Willy De Clercq agli incarichi nelle istituzioni Ue, ecco chi è Guy Verhofstadt, 65enne presidente dell’Alde (Gruppo dell'Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l'Europa).
Gli inizi della carriera politica
Nato a Dendermonde, in Belgio, l’11 aprile 1953, Verhofstadt si approccia alla politica durante gli studi in giurisprudenza a Gand: nel 1972 diventa presidente del Liberaal Vlaams StudentenVerbond (l'unione degli studenti liberali fiamminghi) e quattro anni dopo viene eletto membro del consiglio comunale di Gand. Nel giro di poco tempo diventa segretario di Willy De Clercq, il futuro commissario europeo al commercio, che in quel momento è leader del Partito della Libertà e del Progresso (PVV). Nel 1982, a 29 anni, Verhofstadt viene eletto presidente nazionale del PVV e mantiene la carica fino al fino al 1985, quando diventa vice primo ministro e ministro per il bilancio, la ricerca e la programmazione, oltre che membro della Camera dei rappresentanti, della quale fa parte ininterrottamente fino al 1995.
L’incarico da primo ministro del Belgio
Nel 1992 il PVV prende il nome di Liberali e Democratici Fiamminghi (VLD) e nelle elezioni federali del 1999 vola oltre il 20% dei voti. Verhofstadt viene nominato primo ministro, il primo liberale dalla fine degli anni Trenta, e forma un governo di coalizione tra liberali, socialisti ed ecologisti. Viene poi riconfermato nel 2003 con un esecutivo di coalizione tra socialisti e liberali, ma nel 2007 il VLD viene sconfitto alle elezioni e Verhofstadt si dimette. Dopo 200 giorni di crisi politica, torna alla guida di un governo ad interim e nel marzo 2008 viene sostituito dal cristiano-democratico Yves Leterme.
La carriera in ambito europeo
L’anno successivo Verhofstadt viene eletto parlamentare europeo e il 30 giugno diventa presidente del gruppo politico dell'Alde, il gruppo dei liberali che oggi, sempre sotto la sua guida, conta 68 membri all’Eurocamera. Negli anni il politico belga dà all’Alde una connotazione sempre più europeista, criticando apertamente la Russia, gli autoritarismi e la Brexit e chiedendo una collaborazione più intensa sul tema dei migranti. Nel 2010 promuove, con Daniel Cohn-Bendit, Isabelle Durant e Sylvie Goulard, l’iniziativa del “Gruppo Spinelli” al Parlamento europeo, per dare un nuovo impulso al rilancio dell'integrazione europea.
Gli impegni su migranti e Brexit
Seguendo la linea dell’Alde, nel 2015, a fronte della crisi migratoria in Europa Verhofstadt chiede una riforma del sistema di asilo e immigrazione e critica duramente David Cameron, allora premier britannico, e François Hollande, l’allora presidente francese, per la loro contrarietà alla proposta della Commissione di ripartire l'asilo tra i Paesi dell'Ue. Per quanto riguarda l’uscita del Regno Unito dall’Unione, dall’8 settembre 2016 l’ex premier belga è rappresentante del Parlamento europeo nei negoziati sulla Brexit accanto al capo negoziatore Michel Barnier.
La mancata alleanza con il M5s nel 2017
Se oggi Verhofstadt è critico verso il governo italiano composto da Lega e M5s, nel 2017 il politico belga cerca invece un’alleanza con il Movimento fondato da Beppe Grillo. L’intesa però non va in porto perché gli europarlamentari dell’Alde non trovano che le loro posizioni siano compatibili con quelle del M5s e la vicecapogruppo, Marielle de Sarnez, twitta: “Farò di tutto per impedire che succeda. Sarebbe un'alleanza empia”. “Non c'è abbastanza terreno comune per procedere con la richiesta del Movimento 5 Stelle di unirsi al gruppo Alde”, dice Verhofstadt, che oggi su Twitter attacca: “Ridicolo. Poco più di un anno fa Luigi Di Maio sosteneva che il Movimento cinque stelle fosse la versione italiana di En Marche. Ora si incontra e sostiene i Gilet gialli”.